Il Sole Domenica 10.9.17
Amenofi II, faraone atletico
La
grande mostra al Mudec di Milano narra la storia del monarca e la
scoperta della sua tomba, la più importante dopo quella di Tutankhamon
di
di Paolo Matthiae
Il
fascino insuperabile della civiltà dell’Egitto faraonico rivive nella
bella, sofisticata e documentatissima mostra sulla tomba reale di
Amenofi II allestita a Milano al Museo delle Culture con la
collaborazione del Gruppo 24 Ore Cultura. Mostra che è anche un evento,
in quanto, come spesso non accade più, non solo in essa si possono
ammirare capolavori artistici della fase centrale della gloriosa e
splendida XVIII Dinastia del Nuovo Regno, ma, ad un tempo, vi si
ricostruisce la vita di quella sfarzosa età imperiale e, soprattutto, vi
si ritrovano numerose e dettagliate testimonianze della sua scoperta,
rimaste a lungo inedite.
La tomba di Amenofi II, KV 35 della Valle
dei Re nella Tebe occidentale, è forse la più celebre tomba faraonica
tebana dopo la Tomba di Tutankhamon scoperta nel 1922 da Howard Carter,
perché ebbe una sorte particolarissima qualche secolo dopo la morte del
faraone avvenuta nel 1401. Essa venne, infatti, riutilizzata negli anni
attorno al 1000 a.C., come nascondiglio per restituire un sereno riposo
in un luogo sicuro alle salme mummificate di una quindicina di alcuni
dei più famosi sovrani e di loro stretti congiunti della XVIII, XIX e XX
dinastia del Nuovo Regno, il periodo di massimo splendore della civiltà
egizia, i cui sepolcri originari erano stati profanati e saccheggiati
nei decenni precedenti.
Quando la tomba di Amenofi II fu scoperta,
nel marzo del 1898, da Victor Loret, era già avvenuto nel 1881 che in
un nascondiglio ricavato nella parete rocciosa della poco distante Deir
el-Bahri, erano state ritrovate da Gaston Maspero oltre cinquanta mummie
di faraoni delle due maggiori dinastie del Nuovo Regno, tra le quali
quelle di sovrani famosissimi, quali Thutmosi III e Ramesse II. Nella
tomba di Amenofi II, che al momento della scoperta giaceva ancora nel
suo sarcofago come non accadde mai per tutti gli altri re, tranne
ovviamente Tutankhamon, per i saccheggi, gli sconvolgimenti e le nuove
sepolture in cui incorsero tutti gli altri faraoni del Nuovo Regno,
furono recuperate le mummie di altri celebri sovrani. Tra gli altri,
Amenofi III, l’autore con Ramesse II della più straordinaria
monumentalizzazione dell’architettura faraonica, Hatshepsut, la regina
faraone per cui il suo geniale architetto Senenmut eresse lo
spettacolare tempio funerario di Deir el-Bahri, e Ramesse III, l’ultimo
dei grandi faraoni guerrieri che si vantò di aver respinto, in un epico
scontro alla foce del Nilo, l’attacco dei «Popoli del Mare» di cui
probabilmente la mitologia greca serbava il ricordo nei ritorni
interrotti degli eroi achei reduci da Troia.
Le personalità
individuali dei faraoni sono, in generale, di assai disagevole
individuazione per la difficoltà di discernere, nella documentazione
epigrafica contemporanea delle iscrizioni ufficiali reali e delle
iscrizioni delle tombe dei loro funzionari, cortigiani e sacerdoti, tra
gli elementi topici della tradizione e quelli specifici dei singoli
regnanti. Malgrado queste difficoltà, il caso di Amenofi II è unico
forse in tutta la storia egizia, per l’emergere ripetuto di una
personalità segnata da una particolare eccellenza nelle attività
atletiche, che andavano dal tiro con l’arco all’equitazione, dal
remeggio alla corsa. Figlio di un grande faraone conquistatore, Thutmosi
III, colui che definitivamente consolidò l’impero asiatico dei faraoni
del Nuovo Regno, e secondo erede designato a succedergli sul trono dopo
la prematura morte del fratellastro Amenemhat morto in giovane età, fu
incitato dall’illustre e impareggiabile genitore a domare destrieri di
razza per divenire certo a sua volta un condottiero valoroso, sfidò i
suoi stessi cortigiani a misurarsi con lui nella destrezza del maneggio
dell’arco, di cui uno splendido esemplare è stato trovato nel suo stesso
sepolcro, si distinse come timoniere insuperabile in battelli con
decine di vogatori e non aveva rivali nella corsa, primeggiando sempre
con un fisico splendidamente sviluppato e ignorando ogni “brama del
corpo”, espressione che fa riferimento al rischio cui un giovane
principe prestante poteva soggiacere di licenziosità e dissolutezza.
Rispetto
alle molte trionfali spedizioni in Siria del padre contro l’impero
rivale di Mittani, attaccato fin oltre l’Eufrate, tuttavia, Amenofi II,
salito al trono diciottenne, dopo una breve coreggenza, e sul trono
rimasto per ventisei anni, condusse solo agli inizi del regno tre
campagne militari in Asia, di diversa portata: una spedizione punitiva
nella Siria centrale nell’area di Qadesh, che avrebbe visto più tardi le
incerte ma celebratissime imprese di Ramesse II, una lunga campagna
nella Siria settentrionale probabilmente ancora più a nord dimostrativa
della perdurante volontà dell’Egitto di mantenere il controllo dei suoi
domini asiatici e una minore azione più a sud nel paese di Canaan, nella
Palestina settentrionale, per mantenere il controllo del territorio
straniero. Assai meno clamorose delle imprese militari del grande
predecessore, le spedizioni asiatiche di Amenofi II, con le non insolite
impiccagioni dei ribelli a Tebe e presso Napata, rispettivamente nella
capitale e all’estrema periferia dell’estensione nubiana dell’impero,
presso la quarta cateratta del Nilo, dovettero avere gli effetti
programmati di riaffermazione della potenza militare dell’Egitto, se è
veritiera la notizia, contenuta in una stele eretta a Menfi, che i re di
Mittani, degli Hittitti e di Babilonia, i “Grandi Re” della successiva
corrispondenza diplomatica di Amarna, si affrettarono a riconoscere il
domino dei faraoni su un’ampia parte della Siria-Palestina. L’efficacia
dell’azione politica e militare di Amenofi II sembra certa, se la
seconda parte del regno fu un periodo di pace, che si prolungò per
decenni sotto i regni dei successori Thutmosi IV e Amenofi III, fino
alle gravi turbolenze nei territori asiatici che afflissero il regno di
Amenofi IV/Akhenaton, il grande protagonista dell’eresia monoteista di
Amarna.
Nella sterminata produzione della statuaria faraonica, che
non ha paragoni nell’antichità per la rappresentazione del potere, di
Amenofi II sono conservate un centinaio di statue, che hanno la
particolarità, rara, di un contesto di ritrovamento noto per quasi due
terzi. La maggioranza di esse appartengono allo stile thutmoside,
inaugurato dal fondatore dell’impero d’Asia, Thutmosi I, e diffuso
largamente da Thitmosi III, ma una serie di quasi impercettibili
varianti in quelle che devono appartenere alla fine del regno del
faraone preannunciano un cambiamento nella suggestiva storia del
ritratto faraonico. I volti sereni dai caratteri fortemente ideali dei
suoi illustri predecessori subiscono una singolare mutazione verso
un’espressione dolce e sensibile, che in qualche modo contrasta con la
corporatura atletica che gli artisti, per lo più tebani, non mancarono
di conferire alle immagini del sovrano conformemente all’esaltazione
delle sue doti fisiche descritte nei testi.
Se la mostra milanese,
oltre ad esporre una quantità di reperti, provenienti, tra l’altro, dai
Musei del Cairo, di Leida, di Vienna, oltre che dalle collezioni
storiche italiane, che documentano efficacemente sia la vita del faraone
che quella dei suoi cortigiani, cui appartengono tombe della necropoli
tebana di particolare valore artistico, ha un significato documentario e
scientifico particolarissimo, questo dipende dall’intenso impegno
profuso dalla cattedra di Egittologia dell’Università Statale di Milano
da parecchi anni nell’acquisire fondamentali archivi di importanti
egittologi europei che contengono numerosissimi documenti inediti delle
loro ricerche. Così, gli archivi di Alexandre Varille, giunti alla
Statale nel 2002, comprendono tutte le note di scavo, mai prima
pubblicate, del Loret relative, tra l’altro, alla scoperta della tomba
di Amenofi II. L’edizione di questi preziosi giornali di scavo nel 2004
ad opera di Patrizia Piacentini, titolare della cattedra milanese, e di
Christian Orsenigo, che sono i brillanti curatori della mostra del Museo
delle Culture, è alla base di questa iniziativa espositiva, che ha
avuto l’entusiastica adesione del Museo del Cairo e delle massime
autorità culturali egiziane.
Una mostra frutto di un’eccellente
collaborazione internazionale, corredata da ricostruzioni multimediali
convincenti e illustrata da un catalogo esemplare, agile e denso al
tempo stesso: semplicemente da non perdere.
Viaggio nella civiltà del Nilo
Dal 13 settembre 2017 al 7
gennaio 2018 il MUDEC-Museo delle Culture di Milano ospita la grande
mostra dal titolo Egitto. La straordinaria scoperta del Faraone Amenofi
II che narra il racconto della vita e della figura del faraone Amenofi
II, vissuto tra il 1427 e il 1401 a.C. durante la XVIII dinastia (1550 –
1295 a.C.), figlio del grande Thutmosi III e sovrano di una corte
sfarzosa, eroico protagonista di un’epoca storica straordinariamente
ricca.
La mostra è promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24
ORE Cultura – Gruppo 24 ORE (che ne è anche il produttore) in
collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. Sono egittologi
della Statale infatti i due curatori, Patrizia Piacentini e Christian
Orsenigo, che con il coordinamento dell’egittologa Massimiliana Pozzi
Battaglia (SCA-Società Cooperativa Archeologica) hanno ideato un
percorso che coniuga approfondimento scientifico ed emozione.
La
rassegna espone diversi reperti (statue, stele, armi, oggetti della vita
quotidiana, corredi funerari e mummie) provenienti da collezioni
private e dalle più importanti collezioni egizie mondiali (Museo Egizio
del Cairo, Rijksmuseum van Oudheden di Leida, Kunsthistorisches Museum
di Vienna e Museo Archeologico Nazionale di Firenze).
Fondamentale
la collaborazione con l’Università Statale di Milano, che presta i
documenti originali di scavo della tomba del faraone custoditi nei suoi
Archivi di Egittologia, e con la rete dei musei civici milanesi,
particolare il Museo del Castello Sforzesco che presta alcuni reperti
della collezione egizia in occasione della chiusura temporanea delle
proprie sale per ristrutturazione.
Di grande importanza l’apparato
multimediale e scenografico presente nelle sale della mostra, con
esperienze immersive che evocano le atmosfere dei paesaggi egiziani del
II millennio a.C.
La mostra si propone l’intento di raccontare al
pubblico una doppia “riscoperta”: quella della figura storica del
faraone Amenofi II, spesso ingiustamente oscurata dalla fama del padre
Thutmosi III; e la “riscoperta” archeologica del grande ritrovamento
nella Valle dei Re della tomba di Amenofi II. Sebbene sia stato un
sovrano importante, Amenofi II non è mai stato oggetto di una mostra
monografica ed è poco noto al grande pubblico perché i documenti
relativi alla scoperta della sua tomba nella Valle dei Re da parte
dell’archeologo Victor Loret nel 1898 erano sconosciuti fino a una
quindicina di anni fa. Questi documenti originali (di proprietà
dell’Università degli Studi di Milano) vengono esposti per la prima
volta al pubblico in un contesto “teatrale”: i preziosi materiali sono
presentati facendo vivere l’emozione della scoperta al visitatore
attraverso una ricostruzione in scala 1:1 della sala a pilastri della
tomba di Amenofi II. L’antica civiltà del Nilo all’epoca del II
millennio a.C. viene ripercorsa nelle quattro sezioni della mostra.
Prima sezione: i giorni del Faraone
Una
stele da una collezione privata – esposta per la prima volta al
pubblico – apre la sezione offrendo molti spunti interessanti sulla
genealogia di Amenofi II. Una scenografia imponente accompagna il
pubblico alla scoperta di alcune statue che raffigurano il faraone e
offre un approfondimento sul tema della propaganda reale nel periodo
detto Nuovo Regno. La multimedialità permette esperienze “immersive”
come la visita del Tempio di Amenofi II sulla piana di Giza all’ombra
delle Piramidi e della Sfinge o la partecipazione agli esercizi
agonistici del sovrano e alle sue fortunate campagne militari.
Seconda sezione: la vita dell’alta società
Esempi
di statuaria e oggetti d’uso (armi, gioielli e suppellettili ) offrono
uno spaccato sulla vita quotidiana dell’alta società egiziana della metà
del II millennio a.C.
Terza sezione: dalla morte alla vita
Questa
sezione risponde ai numerosi quesiti che gli appassionati si pongono
sulle credenze funerarie nell’antico Egitto, con un’ampia casistica di
sarcofagi e mummie umane e animali del Nuovo Regno e di epoca più
recente. La multimedialità permette al pubblico di conoscere meglio le
tecniche di mummificazione e di scoprire le informazioni che le mummie
possono dare sulla vita degli antichi egiziani.
Quarta sezione: la tomba di Amenofi II
Il
cuore della mostra sarà costituito dai documenti che raccontano la
storia della scoperta della tomba di Amenofi II da parte di Victor Loret
nel 1898.