il manifesto 8.9.17
D’Alema: «Renzi ha scelto, il centrosinistra è finito»
Oggi Renzi vola da Micari, domani il sì di Alfano. Fava: la loro è un'unione innaturale, lo dice anche Pisapia
di Daniela Preziosi
Il
confronto fra Pisapia e Mdp – «quello definitivo», giurano i
protagonisti – sarà a Roma il prossimo martedì 12 settembre, ma intanto
Massimo D’Alema si porta avanti con il lavoro. Ieri, da Messina, dov’è
volato in una festa di Mdp a lanciare la corsa alla presidenza della
regione di Claudio Fava (smentendo le voci di una sua freddezza sulla
scelta del candidato), ha detto chiaro che l’ipotesi di un nuovo
centrosinistra è ormai morta e sepolta: «Noi non eravamo e non siamo
disponibili a fare un accordo di centrosinistra-centrodestra con Alfano,
lo avevamo detto sin dall’inizio. Il Pd ha fatto la sua scelta e ha
scelto Alfano. Quindi si è preso la responsabilità di porre fine al
centrosinistra. Anche Pisapia deve prenderne atto».
Non è solo la
certificazione di un fatto di cronaca. Perché un «nuovo centrosinistra»
resta la chimera dell’avvocato Pisapia e dei suoi compagni di strada,
l’obiettivo politico anche a prescindere dalla legge elettorale, come
spiega di nuovo oggi in un’intervista. D’Alema invece si incarica di
squadernare le posizioni di Mdp al tavolo del chiarimento con Cp. Altro
che «la Sicilia è un episodio, non un fatto nazionale», la voce che gli
ex pd hanno fatto circolare per favorire le condizioni di una
ricucitura. «Non intendiamo avallare una politica neocentrista dei due
forni che cerca alleanze a destra e sinistra», dice l’ex premier, «si
può fare accordo di emergenza, un’altra cosa è andare insieme alle
elezioni questo comporta un’ispirazione politica e programmatica comune,
quindi la scelta fatta in Sicilia è un salto di qualità nella direzione
di una deriva neocentrista».
È musica per le orecchie di Sinistra
italiana, da ieri impegnata nella festa nazionale a Barletta, tutta
tesa alla costruzione di una lista di sinistra più unitaria possibile.
Dal
Pd scatta subito la reazione contro D’Alema. «È un grave errore di Mdp
continuare a dividere anziché unire. Si dovrebbero ricordare che gli
avversari stanno a destra, ma sembra che per loro in Sicilia il tema non
sia questo», attacca il vicesegretario dem Martina. «È tutta la vita
che D’Alema prova a spaccare il centrosinistra e a fare qualche regalo
all’amico Berlusconi. Ora in Sicilia ci riprova. Mdp ormai è sempre più
simile a Rifondazione, finirà nell’irrilevanza», carica il renziano
Marcucci. Replica Miguel Gotor (Mdp): «Si decidano: Mdp è irrilevante o
li facciamo perdere?». Ma per loro la Sicilia conta poco, conclude:
«Hanno voluto trasformare questa tornata elettorale in un antipasto del
voto nazionale stipulando un mediocre accordo di potere con Alfano».
Spiega infatti D’Alema ai suoi: «Hanno barattato il sostegno di Alfano
in cambio di una legge elettorale che gli consenta di eleggere venti
senatori, sulla testa della Sicilia».
Intanto oggi Renzi volerà in
Sicilia per parlare del suo libro Avanti – la campagna elettorale di
qui alla primavera rischia di essere una sfilza di presentazioni della
sua opera letteraria – e per incontrare il candidato Micari. Che nel
frattempo ha fatto sapere di aver chiesto un congedo ordinario di due
mesi dall’università di Palermo di cui è rettore, pronto a chiedere
quella straordinaria in caso di elezione, sfoggiando un ottimismo per
ora indecifrabile. Domani, sabato, sarà Alfano a ufficializzargli il suo
sì.
A questo punto la sinistra-sinistra dovrà prendere atto delle
sue divisioni. Nell’isola, e forse anche oltre. Così anche Claudio Fava
rilancia la sfida verso Campo progressista, che non lo appoggerà,
ripetendo le parole che l’ex sindaco di Milano aveva usato per escludere
un appoggio al candidato di Pd e Ap: «L’alleanza del centrodestra per
le regionali in Sicilia la giudico con le parole di Pisapia: ’totalmente
innaturale’».