il manifesto 7.9.17
Pisapia e Mdp fissano il «big match»
Sinistra.
Martedì 12 incontro per stabilire se e come andare avanti «Insieme».
Tra i punti da chiarire, il rapporto con il governo e il perimentro
della coalizione
di Daniela Preziosi
C’è chi lo
definisce il big match e la formula è un tantino enfatica, ma in effetti
stavolta l’aria è ’o la va o la spacca’. Dopo il confronto ruvido fra
Pisapia e Speranza due giorni fa, martedì 12 settembre gli stati
maggiori di Campo progressista e Mdp si incontreranno per decidere se
Insieme andrà avanti sul serio oppure il matrimonio non s’ha da fare. Ci
saranno i big di una parte e dell’altra, ovviamente Pisapia e Bersani,
ma anche Speranza, Rossi, Ferrara, Smeriglio, Tabacci, e altri. Ci sarà
anche Massimo D’Alema, che per una volta dovrà rinunciare alla
civetteria di definirsi «un semplice militante di Mdp» e tentare la
ricucitura con quello che davanti ai ’suoi’ pisani qualche giorno fa ha
definito con ironia «l’ineffabile avvocato Pisapia» dichiarandosene «un
seguace, quando dice ’mai con Alfano’».
Finito il tempo delle
vacanze – invidiabilmente lunghe, quelle dell’avvocato -, finito il
tempo delle battute, ora evidentemente è arrivato quello del realismo.
Per tutti i personaggi della telenovela estiva dei promessi sposi della
sinistra.
A parlare dell’incontro ieri è stato Bersani, padre
nobile della Ditta ex Pd che più di tutti si è speso per evitare rotture
anche nei momenti di maggiore attrito. E ce ne sono stati molti negli
ultimi tempi, paradossalmente dopo quel primo luglio che doveva essere
il battesimo di Insieme e invece si è trasformato nell’inizio ufficiale
delle ostilità reciproche. Ora i due movimenti della sinistra hanno
preso atto che in Sicilia non sosterranno lo stesso nome. Pisapia
tenterà un chiarimento con il candidato del Pd Micari, chiedendo
garanzie sulla trasparenza delle candidature e soprattutto di scaricare
l’alleato Alfano. Se riceverà un no, com’è quasi scritto, l’avvocato
milanese non si impegnerà alle regionali dell’isola (ma i suoi si
candideranno nella lista civica di Leoluca Orlando). Mdp invece sosterrà
Claudio Fava, come ieri Bersani ha ribadito a Lorenzo Guerini (Pd) in
un incontro (casuale) alla Camera. E lo farà con le sigle ’sorelle’
della sinistra radicale. Anche se in quella famiglia le cose si
complicano: ieri Rifondazione comunista ha accusato Fava di rincorrere
ancora i democratici.
Ma la Sicilia «non sarà un caso nazionale»,
assicurano adesso quelli di Mdp. E alle politiche «non c’è alternativa
allo stare insieme», fanno sapere. Le stesse parole che ripete il gruppo
romano di Pisapia (più scettici i toni dei milanesi come Bruno
Tabacci). Perché se il ritiro dell’ex sindaco segnerebbe la morte in
culla per la rete di Campo progressista, dall’altra parte costringerebbe
Mpd a una caccia improbabile e improvvisata di un altro leader. In
queste ore c’è chi lancia il nome di Piero Grasso. Il presidente del
senato. Ma finché sarà al suo posto di seconda carica dello stato è
difficile che l’ex magistrato faccia un passo meno che istituzionale,
forte anche del suo rapporto con il capo dello stato Mattarella. E anche
dopo è difficile immaginarlo nei panni del ’federatore’ delle
sinistre-sinistre, quelli che Mdp vorrebbe far vestire a Pisapia.
Insomma,
per ora non si cambia cavallo, spiega Nico Stumpo (Mdp): «Con Giuliano
Pisapia siamo al punto in cui ci eravamo lasciati a inizio agosto. Non
c’è niente da cambiare né da aggiungere rispetto alla leadership».
Insieme va avanti, giura, «e per metà settembre il nuovo progetto sarà
pronto». Va avanti, sì, ma con juicio: il varo ufficiale, con
l’assemblea costituente di Insieme – il nome è provvisorio, e anche
questo non sarà problema di semplice risoluzione – annunciata per
l’autunno però slitta: «Il 5 novembre si vota in Sicilia. E con i gruppi
dirigenti impegnati nella campagna elettorale, l’assemblea costituente
non si può fare», ragiona Stumpo. Sarà per questo, o meglio per
lasciarsi alle spalle le elezioni siciliane comunque vadano, che non si
annunciano un trionfo per le sinistre.
Il big match del 12 però
dovrà affrontare, stavolta senza minuetti e dilazioni, i nodi delle
differenze fra l’ex sindaco e gli ex pd: accettato ormai che il vero
congresso del nuovo soggetto si terrà dopo il voto, e non prima come
chiedeva Mdp (che però manterrà un’assemblea nazionale a ottobre), c’è
da stabilire se comunque saranno varati subito i gruppi parlamentari di
Insieme. Poi chiarire i paletti da avanzare a Gentiloni per votare la
manovra, ovvero per confermare o meno l’appoggio al governo. E
concordare un metodo per decidere il perimetro dell’alleanza per le
politiche. Per evitare di replicare il pasticcio siciliano, e non
procedere di nuovo in ordine sparso, di rottura in rottura verso lo
scasso finale.