il manifesto 6.9.17
Pisapia disapprova Bersani e sceglie Micari contro Fava
Regione
Sicilia. L’ex sindaco a un passo dalla rottura con Mdp per le divisioni
sul voto siciliano. Alta tensione per l’alleanza con Alfano Poi la
tregua. Ma intanto Ap si sfalda
di Alfredo Marsala
PALERMO
Alza la voce Giuliano Pisapia per cercare di non rompere con i
bersaniani di Mdp e di tenere il filo col Pd, ma il suo appello a
Fabrizio Micari e a Claudio Fava per l’apertura di un dialogo e la
costruzione di una piattaforma programmatica comune è solo un tentativo
estremo e tardivo. Il suo richiamo all’unità in Sicilia appare come il
canto del cigno, anche perché il suo emissario Bruno Tabacci, che negli
ultimi tempi ha legato con l’ex ministro Totò Cardinale, a capo della
costola renziana di «Sicilia futura», ha già chiuso l’accordo su Micari.
IL
LEADER DI CAMPO progressista prova a recuperare il terreno dopo
settimane di silenzi, incontrando Roberto Speranza, con il quale ha
deciso di mantenere aperto il dialogo. Pisapia ha riunito a Roma i
dirigenti critici con Mdp perché «in Sicilia ha fatto delle scelte che
non condividiamo». Alla riunione c’è chi ha chiesto una rottura con i
bersaniani mentre altri hanno spinto perché Pisapia si faccia promotore
di una mediazione avanzata.
Al Pd, Campo progressista chiede di
rompere «alleanze ambigue e innaturali rispetto al mondo progressista»,
cioè quella con Ap di Angelino Alfano, e a Mdp di rinunciare
«all’ennesima riproposizione di uno schema di testimonianza, seppure
nobile, già fallito in passato».
UN APPELLO VELLEITARIO per quello
che riguarda l’alleanza tra dem e Alfano: se saltasse le ripercussioni
sul governo sarebbero immediate, a partire dalla legge di bilancio;
mentre Mdp già teorizza con Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco un
periodo all’opposizione. Speranza ha ribadito a Pisapia che la presenza
di Ap nella coalizione che sostiene Micari è dirimente per Mdp, e ha
ricordato al suo interlocutore che fu lui per primo ad escludere una
alleanza con gli alfaniani. Alla fine in una nota congiunta si ammettono
«valutazioni diverse», ma che queste «non incidono sulla prosecuzione
del percorso unitario nazionale per la costruzione di un nuovo
centrosinistra in discontinuità con le attuali politiche del Pd».
Parole
che per Mdp implicano la rottura con il partito di Renzi, e per Pisapia
una ridefinizione del profilo del centrosinistra e delle sue politiche,
ma con il Pd. A Micari pronto a raccogliere la ‘sfida’ di Pisapia con
la richiesta a Fava di un confronto, il vice presidente dell’Antimafia,
che domani sarà a Messina con D’Alema, replica secco: «Se il partito di
Alfano esce dalla coalizione, io non ho difficoltà a confrontarmi con
lui in primarie». Insomma, margini impossibili.
A meno che Ap non
imploda. Uno scenario verosimile. Dentro il partito la fronda
anti-Micari sta crescendo, molti dirigenti, se Alfano dovesse
ufficializzare il sostegno al rettore, sono pronti a saltare sul carro
di Nello Mucumeci, il candidato del centrodestra. In uscita ci sono
Piero Alongi, deputato regionale vicino a Renato Schifani, e Ciccio
Cascio, uno dei due coordinatori del partito in Sicilia, che alle
comunali di Palermo aveva appoggiato Fabrizio Ferrandelli (ora
ritransitato nel centrosinistra con i ‘coraggiosi’ dopo un colloquio con
Renzi), sostenuto dal centrodestra. Difficile però che Alfano molli il
patto con Renzi. Il segretario intanto gongola. Incassata la rinuncia di
Rosario Crocetta a ricandidarsi, prepara il suo tour in Sicilia. Due
giorni, venerdì e sabato, per promuovere il suo libro ma soprattutto per
aprire la campagna elettorale, con al suo fianco Micari.
A
ringalluzzire i dem è stato Crocetta, ora trattato da eroe. Al
governatore la direzione regionale ha riservato una standing ovation
quando ha fatto il suo ingresso all’assise politica che ha deliberato
l’ok a Micari. Poco prima Crocetta aveva incontrato i suoi. Con Renzi,
il governatore non ha concordato né posti di potere né candidature
blindate, ma il riconoscimento politico del suo movimento, il ‘Megafono’
e la promessa di un ruolo importante all’interno dei dem. Il ‘Megafono
presenterà liste a sostegno di Micari e il governatore sarà il capolista
nei collegi di Palermo, Catania e Messina, anche se in caso di elezione
annuncia che rinuncerà a fare il deputato regionale.
Via libera
dal Nazareno anche a liste del Megafono per le politiche. «Per me è un
giorno di liberazione, ho vissuto cinque anni di violenze», si sfoga
Crocetta. «Dal giorno in cui sono stato eletto, tutti sono diventati
candidati, per cinque anni ho avuto a che fare non con alleati ma con
dei candidati».
Tanti i momenti di scoramento. «Quattro anni fa al
primo rimpasto pensai di dimettermi e di ricandidarmi da solo. Un
pensiero che ho fatto altre due volte, ma non conosco l’odio e rimango
leale al mio partito. Ora Micari ce la può fare, anche se i sondaggi che
ho mi davano al 22-24% se correvo da solo».
E A LEOLUCA ORLANDO,
che in questi anni non ha fatto altro che attaccarlo, non risparmia
bordate: «I gruppi dirigenti di Palermo dei partiti sono sempre gli
stessi e come mai non sono mai candidabili alla presidenza della
Regione? Il sindaco a Palermo lo fa Orlando ab aeterno. Quando esce
fuori dalla città però ha difficoltà, come quando si candidò con la sua
lista e non raggiunse il 5%. Pensa di vincere nella sua città come
sindaco e pensa di vincere le regionali, è una bella ossessione».