il manifesto 29.9.17
L’ultradestra tedesca alternativa a Merkel su tutto, tranne che su Israele
Germania
dopo il voto. La campagna elettorale seguita dalla stessa agenzia di
Trump e Netanyahu, la co-candidata esperta di business, la base etnica
russo-tedesca, il fondamentalismo cristiano, il modello Tel Aviv...
Tutte le «fonti» dell’AfD
di Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi
Alternative
für Deutschland è il cavallo di Troia di mezzo mondo per scardinare
Berlino. Dagli Usa di Trump alla Russia ortodossa, da Israele fino alla
Cina: basta scandagliare le «fonti» e la nuova ultradestra tedesca
restituisce più delle banali informazioni mainstream.
Alice
Elisabeth Weidel, co-candidata alla cancelleria? Classe 1979, laurea in
economia, parla fluentemente il mandarino perché per sei anni ha
lavorato alla Bank of China controllata dal governo di Pechino. Possiede
un profilo ben più interessante del gossip affettivo e familiare:
comincia la carriera a Goldman Sachs e Allianz Global Investors, mentre
negli ultimi tre anni è stata consulente di business. Per di più
conserva la seconda residenza a Biel, nel cantone svizzero di Berna.
La
campagna elettorale? Affidata a Harris Media che da Austin (Texas) ha
spedito tre spin-doctors nella sede AfD di Berlino. È la stessa agenzia
che ha seguito Donald Trump nelle primarie repubblicane, ma anche il
Likud di Benjamin Netanyahu nel 2014. Harris-Media ha sfornato anche i
manifesti anti-islam griffati dal creativo Thor Kunkel, che in Svizzera
si era messo al lavoro subito dopo il Capodanno di Colonia.
Simpatizzante dei Verdi in passato ora è perentorio: «Merkel è il vero
pericolo per la democrazia: sostiene che non c’è alternativa alla Cdu,
ma solo i dittatori parlano così». E dagli Usa hanno perfezionato i
messaggi AfD alternativi all’iniziale «Germania ai tedeschi», scartato
subito. Di qui gli spot social come «12 anni sono abbastanza» con la
foto di Merkel o «In bikini invece che col burka».
La «base
etnica»? Il milione e mezzo di russo-tedeschi (fino a ieri)
tradizionalmente votati alla Cdu, tra cui spicca Eugen Schmidt, 41 anni,
ingegnere informatico, che gestisce il network Russlanddeutsche für
AfD. Era candidato al numero 17 della lista. AfD guarda a Putin, e
viceversa. Nelle recenti elezioni nel Nagorno-Karabakh (non riconosciuto
a livello internazionale e quindi fuori dal mandato Ocse) gli
osservatori di AfD hanno certificato la regolarità del voto. Tra loro
Thomas Rudy, deputato nel Landtag della Turingia, che non ha avuto nulla
da rilevare neppure sulle urne della Repubblica del Luhansk. «Il
risultato di queste “visite” è che AfD diventerà la marionetta del
governo russo» riassume Alexander Graf Lambsdorff (Fdp), vicepresidente
del Parlamento europeo.
Il «fondamentalismo» religioso? Cristiano,
come testimonia il dossier pubblicato dalla Frankfurter Allgemeine
Zeitung. Attecchisce nell’eredità atea dell’ex Ddr quanto in Baviera,
feudo papale. E fra i protestanti spuntano presbiteri che si dichiarano
elettori AfD. in Turingia, patria di Lutero. Insomma, il cristianesimo
come alternativa a Mutti, la figlia del pastore convertita al potere.
Il
«riferimento» futuribile? Israele. «Fino a che la Germania fornisce
armi ai regimi islamici di Turchia e Arabia Saudita, non c’è ragione per
cui Israele, pro-occidentale e democratico, debba essere escluso dalle
operazioni militari» afferma Beatrix von Storch, europarlamentare e vice
portavoce del partito. Il teologo Daniel Rottmann, 48 anni, che siede
nel parlamento del Baden-Württemberg, ha esibito con orgoglio la t-shirt
con il cuore che batte per Israele. O ancora: «Noi di AfD siamo come la
comunità ebraica in Germania» slogan che campeggia sopra la stella di
David. I militanti AfD sono d’accordo con Merkel solo quando afferma:
«La sicurezza di Israele è la ragion d’essere della Germania». E in un
recente sondaggio-intervista c’è chi si spinge oltre: «Israele è l’unica
democrazia in Medio Oriente, politicamente e da una prospettiva
cristiana, un paese fraterno».