Il Fatto 29.9.17
La destra da sbarco che nessuno argina
Oggi
servirebbe un po’ dell’aristocratica iattanza per ripulire un’Europa
dove spirano antichi fetori. Domina invece un moderatismo flebile che
cerca di far passare per realismo la propria evanescenza
E
se fosse un errore pericoloso attribuire essenzialmente a ragioni
economiche il successo delle destre radicali, da ultimo quella tedesca?
Che Alternative für Deutchland sia andato forte soprattutto nei Länder
poveri dell’Est non è irrilevante, ma meno rilevante di questioni invece
sottovalutate: il partito è interclassista, ha un buon seguito tra gli
uomini in divisa e nel ceto medio-alto, s’incunea in una democrazia che
per la prima volta dal dopoguerra sfiora la piena occupazione.
All’indomani
della Brexit gli economisti della Martin school di Oxford spiegarono,
dati alla mano, che il voto britannico, così come la vittoria di Trump,
originava innanzitutto da motivazioni – per una volta l’aggettivo non
suoni truffaldino – culturali. La precarietà predispone, spiega perché
il mitico ‘centro’ non sia più il luogo attraente nel quale l’elettorato
trova rassicurazioni. Ma interpretare l’ascesa delle ultradestre come
sollevazione di ‘dimenticati’ contro globalizzati, di impauriti dalla
crisi contro cicisbei satolli, conduce all’illusione che il fenomeno sia
guaribile con le tradizionali ricette ‘progressiste’ (in sostanza,
pedagogia di massa e ridistribuzione); e diventa un esorcismo per
scansare le domande poste dalla storia cui quella destra nuova invece
offre risposte nitide, forti – chi siamo, quali valori fondano il nostro
convivere, e soprattutto ‘contro chi’, contro quale Altro-da-Sé’
intendiamo (ri)costruire la nostra identità. Il problema
dell’immigrazione le racchiude tutte.
Non a caso il successo di
AfD era stato anticipato dal sondaggio che indicava nel 49% la
percentuale di tedeschi ostili all’accoglienza dei migranti siriani
decisa dalla Merkel. E la cancelliera ha annunciato l’intenzione di
riconquistare il milione di elettori passato all’AfD con politiche che
contrastino l’immigrazione clandestina. Questo può voler dire tutto e
niente, anche la conversione a un sistema di accoglienza meno caotico,
disciplinato da regole finalmente razionali e umane. Ma se non la
Merkel, molto moderatismo europeo tradurrà il voto tedesco in un
incitamento a tenere a distanza lo Straniero, termine dal significato
geografico assai variabile. Non è forse questo che chiede l’opinione
pubblica?
Molti anni fa, conversando a Tel Aviv con Abba Eban,
feci presente al leader laburista che l’opinione pubblica non avrebbe
accettato una sua certa proposta. Mi rispose secco: “L’opinione pubblica
non esiste. È la leadership che crea l’opinione pubblica”. In questa
obiezione c’era l’arroganza dei Padri fondatori in seguito fatale al
Labour, ma anche l’audacia e la determinazione senza le quali mai
Israele sarebbe nato. Oggi servirebbe un po’ di quella aristocratica
iattanza per ripulire un’Europa di nuovo puzzolentissima di antichi
fetori misti a più recenti olezzi. Ma a meno che Macron e la Merkel non
mi smentiscano, di tempre come Abba Eban nel continente non se ne vedono
in giro. Domina invece un moderatismo flebile che cerca di far passare
per realismo la propria evanescenza. Nella sua versione rinunciataria,
renziana, pratica il falso movimento spacciandolo per astuto paso doble:
grida che la nuova destra è fascista e allo stesso tempo ne subisce le
iniziative. Ma anche nella versione dignitosa è inerte.
Convinto
che tutto derivi dalle ingiustizie prodotte dal modello economico, si
esenta dal contrastare sul piano delle idee un avversario che si è
rinnovato non solo nell’estetica. I due o tremila fessi che ci
inquietano salutando ‘romanamente’ nelle occasioni demandate sono
soltanto i ritardati di una destra radicale che in Occidente viaggia con
ben altro passo. Tre dei cinque guru dell’Alt-right trumpiana sono
omosessuali dichiarati, così come la leader di AfD. Il vertice di
Alternative für Deutschland ha tenuto a farsi fotografare con una
bandiera israeliana, a voler far intendere che la nuova destra – lo
confermano Wilders in Olanda e Salvini in Italia – ospita razzisti e
negazionisti ma tiene Netanyahu in grande considerazione perché lo
ritiene in prima linea contro l’Islam.
Non c’è una sintesi e
quell’ammiccare a tutti – sionisti e antisemiti, tradizionalisti e gay,
sovranisti e russofili – spesso inciampa nelle proprie contraddizioni.
Però proprio questa ambiguità permette alla nuova destra di attrarre
elettorato non solo dal centro ma anche dalla sinistra. Gli unici
partiti tedeschi il cui elettorato si è dimostrato ideologicamente
impermeabile alle suggestioni della destra radicale – i
liberali-liberisti (Fdp) e gli ecologisti liberal (Grünen) – in Italia
non hanno diretti equivalenti. Fin qui è stato Grillo a impedire la
nascita di un’AfD italiana, risultato di cui gli andrebbe reso merito.
Ma adesso Grillo è provato e i 5stelle sono chiaramente inadeguati a
sostenere la battaglia culturale contro una destra che ha pochissime
idee e rudimentali, ma un’identità forte, costruita contro il nemico
condiviso con una vasta area d’opinione: l’Islam.
Ed è questo che
le permette di suggestionare il moderatismo. Quest’ultimo non è
consequenziale, dunque neppure credibile. Accetta la narrativa che
spaccia l’immigrazione islamica come ‘invasione’, dunque come atto
intenzionalmente ostile; ma esita a ledere platealmente lo Stato di
diritto liberale. La nuova destra non ha questi impacci. Offre soluzioni
semplici, immediate, coerenti con la sloganistica del ‘Siamo in
guerra’: cacciamoli, affondiamoli, ributtiamoli indietro. E mai
diventino cittadini italiani. Su quest’ultimo punto sembra aver già
vinto, lo ius soli ormai inquieta anche la grande stampa. Come ci spiega
il Corriere, bisogna temere che l’immigrato musulmano nasconda la
quinta colonna, l’alieno inassimilabile. Con ragionamenti simili gli Usa
respinsero tanti ebrei europei che negli anni Trenta fuggivano la
persecuzione, ritenendoli portatori di idee bolsceviche, sovversive,
anti-cristiane, comunque contrarie ai Nostri Valori e al Nostro Stile di
Vita. Valga di lezione.