domenica 24 settembre 2017

il manifesto 24.9.17
La guerra dei droni
Israele/Hezbollah. Lo Stato ebraico non ha più l'esclusiva di quest'arma nella regione. Nell'arsenale del movimento sciita non solo razzi e missili, anche centinaia di velivoli senza pilota che potrebbero rivelarsi una spina nel fianco di Israele in un eventuale conflitto
di Michele Giorgio

BEIRUT L’esercitazione militare israeliana conclusasi la scorsa settimana al confine con il Libano è stata adeguata alle sfide che Israele potrebbe trovarsi di fronte in una nuova guerra? Questo l’interrogativo del quotidiano di Tel Aviv Haaretz a commento di quanto si legge e si dice nel Paese sulla strategia che i comandi militari adotteranno se, come molti credono, si andrà presto ad un nuovo conflitto tra Israele e Hezbollah. Da ciò che si legge Israele, a differenza dalla guerra del 2006 – cominciata con una dura campagna di bombardamenti aerei in Libano del sud e sui quartieri meridionali di Beirut e seguita da una ampia offensiva terrestre, la stessa strategia adottata nel 2014 contro Gaza – questa volta opterà subito solo per veloci manovre terrestre. I raid aerei inoltre colpirebbero tutto il Paese dei Cedri, come hanno avvertito i leader israeliani, a scopo punitivo perché il governo libanese non interviene per “contenere” Hezbollah. Lo scenario tuttavia è più complesso rispetto al 2006 e la potenza militare israeliana può limitare ma non bloccare totalmente le capacità di Hezbollah che possiede migliaia di missili e può lanciarli non solo dal Libano ma anche dalla Siria.
Se le ultime manovre militari israeliane sono state finalizzate anche a preparare l’esercito e la popolazione locale a respingere una eventuale ampia incursione di reparti scelti di Hezbollah in Galilea, alcuni sottolineano che la nuova guerra sarà segnata dall’impiego massiccio dei droni. Non solo da parte di Israele ma anche di Hezbollah. Il drone abbattuto martedì scorso dagli israeliani sul Golan ha confermato che il movimento sciita possiede anche questa arma nel suo arsenale. Abdel Bari Atwan, direttore del giornale al Raya al Youm, sostiene che il rapporto tra il numero degli aerei senza pilota di Hezbollah e quello dei missili Patriot israeliani, necessari per abbattere droni e razzi, potrebbe risultare un fattore decisivo nel nuovo conflitto. «Hezbollah è in grado di attaccare i giacimenti israeliani di gas nel Mediterraneo, grazie allo sviluppo avanzato di questo tipo di aerei nelle fabbriche iraniane», riferisce Atwan sottolinendo che il sistema israeliano antirazzo Iron Dome è in grado di intercettare i razzi ma non i droni contro i quali Israele dovrà impiegare i costosissimi Patriot (2 milioni di dollari al pezzo).
Un altro giornalista arabo, Mohammad Said Idriss, del quotidiano egiziano al Ahram, sostiene che per Israele è importante capire cosa farà la Russia in caso di una nuova guerra nell’area tra Libano, Siria e lo Stato ebraico. Secondo Idriss il recente attacco lanciato dall’aviazione israeliana contro il centro militare di Maysaf (Hama), nel cuore della Siria, ha avuto lo scopo di testare le intenzioni della Russia e delle sue difese antiaeree. Mosca accetterà in futuro che Israele superi la “linea rossa”? Probabilmente no e, prevede il giornalista egiziano, Tel Aviv dovrà accettare di avere Hezbollah e l’Iran in Siria, a due passi