il manifesto 24.9.17
La Siria per Hezbollah: chiusa una guerra se ne aprirà un altra
Intervista.
Parla Abu Mahdi al Shaabi, comandante militare del movimento sciita:
assieme all'esercito governativo siriano abbiamo conseguito una
vittoria, ora ci aspetta la guerra con le cellule jihadiste dormienti.
Il ruolo della Russia mentre all'orizzonte si affaccia un nuovo
conflitto con Israele.
di Michele Giorgio
BEIRUT
Abu Mahdi al Shabi è uno dei comandanti della sicurezza militare del
movimento sciita Hezbollah a Beirut. Nelle scorse settimane ha
combattuto nel Qalamoun, dove, informalmente, Hezbollah e l’esercito
siriano hanno partecipato all’offensiva “Alba di Juroud” lanciata
dall’esercito libanese per liberare la frontiera tra i due Paesi dalla
presenza dello Stato islamico. L’abbiamo intervistato nel suo ufficio a
Bashura, un quartiere di Beirut a maggioranza sciita, sui nodi, anche
politici, della guerra in Siria e sulla possibilità di un nuovo
conflitto con Israele.
Lei è un comandante di unità combattenti. A suo giudizio il quadro bellico siriano è irreversibile come appare oggi
Le
forze governative siriane e Hezbollah e gli altri combattenti della
resistenza hanno ottenuto di una importante vittoria militare ma in
Siria non c’è stabilità e ci sarà ancora guerra. Si è solo chiuso un
capitolo e se ne aprirà un altro. Il nuovo conflitto sarà con le cellule
jihadiste dormienti. Sappiamo che ci sono 4mila uomini pronti a colpire
che non devono prendere ordini da nessuno e possono agire da soli. E
regna l’incertezza politica e diplomatica. Trump e gli Stati uniti
potrebbero tornare sui loro passi, sconfessare gli accordi con la Russia
per la tregua in Siria e innescare una escalation. Senza dimenticare
che il conflitto tra sunniti e sciiti, alimentato da forze esterne, ha
avuto conseguenze sociali devastanti e ci vorranno anni per riparare i
danni.
Alla luce di questa incertezza Hezbollah pensa di mantenere i suoi combattenti in Siria.
Hezbollah
manterrà i suoi combattenti in Siria, per continuare la lotta contro il
terrorismo. Si ritirerà solo se a chiederlo sarà la Russia.
E la Russia potrebbe farlo?
Mosca
potrebbe decidere, nel quadro di una soluzione politica in Siria, che
una milizia (Hezbollah) non può restare affiancata all’esercito siriano.
E
come Damasco prenderebbe questa eventuale richiesta russa per il
rientro in Libano dei combattenti di Hezbollah. Il vostro ruolo sui
campi di battaglia in Siria è stato decisivo
La Russia oggi è il
pilastro della Siria. Di fronte alla scelta tra la Russia e Hezbollah
cosa potrebbero fare i vertici politici siriani? Sceglierebbero la
Russia, è normale, ne siamo consapevoli.
Hezbollah come guarda
alle zone di de-escalation in Siria frutto degli accordi tra Russia, Usa
e altri attori regionali. Non crede che in qualche modo abbiano
legittimato il controllo dei gruppi jihadisti su porzioni di territorio
siriano. Come nella provincia di Idlib, nelle mani di an Nusra, il ramo
siriano di al Qaeda
Le consideriamo per quelle che sono, ossia
accordi di tregua temporanei. I gruppi armati insediati in varie aree
presto o tardi riprenderanno i loro attacchi, possono contare su
migliaia di uomini e non tarderanno ad usarli. Quindi non c’è nulla di
definitivo. E questo vale anche per Idlib.
È vero che Israele ha
chiesto alla Russia di imporre ai vostri combattenti e alle unità
iraniane in Siria di arretrare a 40 km dal Golan, anche allo scopo di
creare una zona cuscinetto. Mosca avrebbe rifiutato proponendo una
distanza di 5 km
In una questione del genere non decide Hezbollah.
La decisione prima di tutto è dell’Iran, uno Stato che si confronta con
altri Stati, la Russia e naturalmente la Siria. Occorre guardare in
faccia alla realtà. L’Iran a cinque chilomentri dalle postazioni
israeliane sarebbe una svolta di eccezionale importanza che Israele però
non accetterebbe. Tehran è un Paese che tiene conto degli equilibri
regionali e manterrà su certe posizioni piuttosto di altre le sue unità
che combattono nella Siria meridionale assieme all’esercito.
Israele
ha alzato la voce più volte negli ultimi mesi e prosegue i suoi raid
aerei contro le vostre postazioni. Il governo Netanyahu ha respinto a
inizio luglio gli accordi di de-escalation in Siria sostenendo che
favoriscono i piani dell’Iran e di Hezbollah e fa capire di essere
pronto alla guerra per difendere la sua sicurezza. Qualche giorno
l’esercito israeliano ha concluso imponenti esercitazioni militari al
confine con il Libano che, secondo la stampa locale, hanno avuto lo
scopo di preparare un nuovo ampio scontro armato proprio con voi di
Hezbollah
Hezbollah non sottovaluta le minacce di Israele.
Sappiamo che (Israele) è uno Stato militarmente molto potente, con una
grande forza distruttiva, possiede missili a medio e lungo raggio di
grande precisione e ha una importante forza aerea. Sappiamo di avere di
fronte un nemico che se minaccia la guerra vuol dire che potrebbe
scatenarla sul serio. E il fatto che parli delle capacità belliche dei
suoi avversari, esagerandole, significa che sta già preparando la sua
popolazione alla nuova guerra.
Anche Hezbollah però ha una grande
forza militare, ormai paragonabile, si dice, a quella di un esercito. E
possiede un imponente arsenale missilistico
Hezbollah non solo è
cambiato, è cambiato radicalmente. È mille volte più forte di quanto non
fosse già nel 2006. I nostri combattenti, dopo anni di guerra durissima
in Siria, possiedono oggi un addestramento ampiamente superiore a
quello di 11 anni fa quando si scontrarono con gli israeliani (nel
Libano del sud). E sono molto meglio armati. Perciò anche Israele deve
stare molto attento, perché Hezbollah ha grandi capacità militari e, se
necessario, non esiterà ad metterle tutte in campo. Tuttavia la nuova
guerra potrebbe innescarsi più facilmente nel sud della Siria (che nel
Libano del sud, ndr). Israele vuole ottenere in quella parte di
territorio siriano la realizzazione concreta sul terreno del suo piano,
con l’appoggio pieno degli americani. E ciò tiene alta la tensione.
Oggi chi controlla le linee con Israele lungo il versante siriano del Golan occupato
Un
tempo il controllo era nelle mani di al Qaeda (an Nusra) e questo
faceva gli interessi di Israele. Ora ci sono un po’ tutti. In qualche
parte ancora i qaedisti, poi l’esercito siriano, quindi i nostri
combattenti e unità iraniane. Il futuro di questa striscia di terra e
quello della Siria meridionale saranno il motivo principale della
possibile nuova guerra.