sabato 23 settembre 2017

il manifesto 23.9.17
Kipping: «Contro i populismi una sinistra transnazionale»
Intervista . La co-segretaria del partito della Sinistra tedesca Die Linke: «Siamo l’unica voce contro i nazisti dell’Afd»
di Beppe Caccia

BERLINO Incontriamo Katja Kipping, co-segretaria del partito della Sinistra tedesca Die Linke, alla vigilia del voto di domenica per il Bundestag.
In queste ultime ore di campagna uno dei punti caldi è proprio lo scontro tra la Sinistra e i «populisti di destra» di Alternative für Deutschland per la conquista del terzo miglior risultato.
Quale significato assume questa «competizione«?
È un’importante questione simbolica e politica al tempo stesso: sapere se il terzo partito più forte nel prossimo Bundestag si concentrerà sui temi sociali e sulle questioni della giustizia e solidarietà o se, come la destra dell’AfD, farneticherà della «produzione di razze miste» o sarà «orgoglioso» della Wehrmacht. La Linke vuole impedire che un partito, in cui i nazisti hanno diritto di parola, possa diventare la più rilevante forza d’opposizione di fronte alla possibile riconferma della Große Koalition. Dopodiché il fenomeno dei populismi di destra è qualcosa di ben più complesso di vecchi e nuovi nazisti: abbiamo bisogno di una nuova forte offensiva sociale per batterlo.
All’inizio di quest’anno, molti hanno invece pensato alla possibilità di un governo «rosso-verde-rosso» dopo le prossime elezioni. Che cosa è successo invece?
Per la terza volta, dopo il 2009 e il 2013, la Spd non ha avuto il coraggio di aprire a un vero cambiamento politico e ha di fatto rinunciato a candidarsi al Cancellierato. Temo che, dopo domenica, questa speranza per una nuova Spd finisca in una profonda demoralizzazione. Io stessa ho fatto campagna per portare al potere una coalizione capace di mettere assieme «ciò che sta al centro con ciò che sta in basso» (Mitten-Unten-Bündnis), perché sono fermamente convinta che in Germania vi siano oggi maggioranze sociali per un cambiamento politico progressista. Ma la Spd, come i Verdi, hanno rifiutato di compiere questo passo apertamente e di provarci sul serio. E ora, ovviamente, è necessario che ci sia una Sinistra più forte per avviare un processo di ripensamento tra tutti i soggetti interessati.
Anche dall’Italia diverse personalità di tutta la sinistra hanno invitato a sostenere il vostro partito. In che senso un risultato elettorale positivo per la Linke sarebbe cruciale per l’Europa?
È del tutto evidente come il potere europeo abbia la sua sede nella Berlino politica. Lo abbiamo visto nella crisi greca ad esempio. Se la Linke avrà successo in queste elezioni, sarà un segnale incoraggiante anche per l’idea di un’Europa sociale e democratica. La crescita dei populismi di destra non può essere contrastata solo sul piano nazionale, ma abbiamo bisogno di una comune sinistra transnazionale in Europa, che sia più ampia dell’alleanza dei soli partiti della sinistra europea. Ed è solo quando pensiamo in chiave europea, che possiamo affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Penso non solo al movimento delle migrazioni, ma anche alla crisi climatica o all’ingiustizia globale. A volte sembra che il rifugiato, come Brecht scrisse una volta, sia solo «un messaggero di sventura». I rifugiati ci ricordano le nostre vulnerabilità e ci avvertono che anche il nostro piccolo mondo qui non è più in ordine. L’idea europea è sull’orlo del precipizio e noi dobbiamo lottare, anche all’interno del campo progressista, per non tornare alle prigioni nazionali della storia.
Quali scenari strategici immagina dopo il 24 settembre?
Dipende dal risultato. La questione se i populisti di destra o la Linke diventeranno la terza forza politica del paese deciderà anche se saranno il razzismo o la giustizia il contrappeso di un nuovo governo Merkel. Temo che per la socialdemocrazia tedesca possa chiudersi presto una finestra storica. Perché se la Spd entra di nuovo in una grande coalizione, essa prima o poi si pasokizzerà. I Verdi, d’altra parte, se entrassero in una coalizione con la Cdu o anche con i Liberaldemocratici, dovrebbero rinunciare al loro patrimonio storico di battaglie per i diritti civili e l’ambiente. Se si realizzasse infine un’alleanza nero-gialla (Cdu-Fdp), vi sarebbe il rischio del ritorno a un puro neoliberismo.
Quale ruolo per la Linke dunque?
Il nostro compito, come Sinistra dopo il voto, sarà triplice. In primo luogo, rimaniamo l’unica forza credibile per la giustizia sociale dentro al Parlamento. In secondo luogo, saremo allo stesso tempo una voce ben chiara contro il razzismo e i nazisti dell’AfD. Ma abbiamo un terzo compito: la Linke deve iniziare a costruire uno spazio sociale per maggioranze di sinistra che vadano oltre il blocco conservatore e di destra. So che nel paese vi è un sentire progressista, che non si riflette nelle politiche dei Verdi e dell’SPD, e talvolta neppure in quelle della Linke. Per una nuova alleanza Mitten-Unten non è più sufficiente criticare gli avversari politici o il presunto riformismo di eventuali partner. Il tempo di questo lamento da vecchia sinistra è scaduto. Abbiamo invece bisogno di uno stile politico che stimoli una partecipazione sociale pluralistica e indichi che vi sono più opportunità che rischi in un partito che sia socialmente e culturalmente diversificato. Abbiamo bisogno di un Sinistra combattiva che, con il suo messaggio sociale, raggiunga tutti quelli che nella nostra società si sentono estranei alla situazione politica predominante. Abbiamo bisogno di un Sinistra in comune, che sia schierata in qualsiasi momento e ovunque per l’uguaglianza di tutti e le libertà di ciascuno.
(Si ringrazia Martin Glasenapp per la collaborazione)