il manifesto 21.9.17
Chi ha paura degli embrioni modificati?
Pubblicati oggi su «Nature» gli esiti dell’esperimento di Kathy Niakan sul ruolo dei geni
di Andrea Capocci
La
rivista scientifica «Nature» ha pubblicato oggi i risultati di un
esperimento di modifica genetica realizzato su embrioni umani. Kathy
Niakan, biologa trentanovenne del Francis Crick Institute di Londra, ha
usato l’innovativa tecnica CRISPR per modificare il Dna di alcune decine
di embrioni «sovrannumerari», quelli inutilizzati nei trattamenti di
fecondazione assistita e messi a disposizione dei ricercatori, nei paesi
in cui la bioetica lo permette.
LA MODIFICA GENETICA degli
embrioni è una pratica molto controversa, soprattutto a scopo
terapeutico. La ricerca di Kathy Niakan non ha questo fine, visto che lo
sviluppo degli embrioni è stato fermato dopo pochi giorni. Ma in paesi
come l’Italia l’esperimento sarebbe stato vietato dalla legge 40 del
2004, che proibisce l’uso di embrioni soprannumerari a scopo di ricerca.
Niakan
e il suo team ha studiato il ruolo di un gene denominato POU5F1 nelle
primissime fasi della crescita dell’embrione, quando esso è composto da
al massimo qualche decina di cellule che iniziano a differenziarsi. Si
tratta di uno dei fenomeni più affascinanti della biologia. Anche gli
animali più complessi, infatti, si sviluppano a partire da un’unica
cellula fecondata.
GENERAZIONE dopo generazione, questa cellula si
riproduce e trasmette a tutte le altre il suo patrimonio genetico, cioè
le istruzioni che ogni cellula deve compiere nel suo ciclo di vita.
Tuttavia, nonostante il Dna delle cellule sia lo stesso, dopo pochi
giorni di vita le cellule si differenziano e formano tutti gli organi e i
tessuti dell’organismo.
Il meccanismo che governa questo processo
è in gran parte sconosciuto: come fanno cellule con lo stesso codice
genetico a «decidere» di trasformarsi in neuroni, globuli rossi o
cellule ossee?
La tecnica CRISPR ha permesso ai ricercatori di
modificare geneticamente l’embrione, «spegnere» il gene POU5F1 e
osservarne le conseguenze. Le cellule modificate hanno iniziato a
differenziarsi troppo presto, impedendo all’embrione di svilupparsi
correttamente. Il gene e la proteina OCT4 ad esso associata, come per
altro era già noto, potrebbe dunque giocare un ruolo negli aborti
spontanei molto precoci.
Ma l’esperimento è soprattuto un test per
verificare l’efficienza della tecnica Crispr in questo tipo di
esperimenti. In effetti, la tecnica CRISPR è utilissima. Essa permette
di modificare il Dna di una cellula con grande facilità e precisione.
CRISPR,
però, genera anche timori: nel dicembre 2015, durante una conferenza a
Washington, i maggiori esperti del settore avevano concordato una
moratoria sulle applicazioni cliniche di CRISPR sugli embrioni. Il
rischio, infatti, era che una tecnica ancora poco conosciuta fosse usata
non solo per curare eventuali difetti congeniti, ma anche per generare
bambini con caratteristiche genetiche prestabilite.
A Washington,
proprio il direttore di Nature Philip Campbell aveva annunciato che la
sua rivista avrebbe boicottato ricerche che prevedessero la modifica
genetica di embrioni. Evidentemente, rimanere fuori da un filone di
ricerca così «caldo» è un prezzo troppo alto da pagare per rispettare
una promessa.
A KATHY NIAKAN, come alla maggioranza degli
scienziati, disegnare bambini a tavolino non interessa. Per i biologi
come lei CRISPR rappresenta uno strumento di ricerca per scoprire il
ruolo dei geni.
L’uso di embrioni umani, in questo tipo di studi, è
necessario poiché lo stesso gene in altri animali può avere una diversa
funzione nello sviluppo dell’embrione.
Dunque, stavolta non è il
caso di scomodare l’eugenetica nazista o i «bambini OGM». Il vero
scandalo è la legge 40 che, nonostante le sentenze della Consulta, è
ancora al suo posto.