il manifesto 21.9.17
Torna la coalizione , gelo dal cantiere della sinistra
Insieme ma non troppo. Pisapia: «Se il Pd ha già scelto il candidato premier vuol dire che vuole correre da solo»
di Daniela Preziosi
ROMA
Romano Prodi si fa largo in mezzo alla calca che lo aspetta alla
libreria Feltrinelli vicino Montecitorio. È nella capitale per lanciare,
oggi con Vincenzo Visco e Laura Boldrini, il «manifesto contro la
diseguaglianza» della fondazione Nens. Ma qui l’occasione è di quelle
promettenti per i giornalisti: si presenta il saggio La fabbrica delle
verità di Fabio Martini, cronista politico della Stampa. C’è un capitolo
dedicato alla propaganda renziana. Telecamere e taccuini attendono le
chiose del professore.
Ma restano delusi. Lui, che tre giorni fa a
Cesenatico ha lanciato stilettate all’indirizzo del segretario del Pd,
stavolta evita gli attacchi diretti. E alla domanda se sta seguendo le
evoluzioni della legge elettorale, glissa: «No, non so, se c’ero
dormivo…».
Una non risposta che però dice molto. Lui, uomo-simbolo
del centrosinistra, sa che il momento è delicato: a due passi dalla
libreria, alla Camera, succede che a sorpresa l’ultima proposta del Pd
riaprirebbe (il condizionale è d’obbligo, così lo scetticismo) la strada
alle coalizioni. Si disegna, almeno in via di ipotesi, lo scenario di
un nuovo centrosinistra. Quello che il professore auspica da mesi. Alla
fine della presentazione del libro il primo ad avvicinarglisi è Bruno
Tabacci, uno degli uomini più vicini a Pisapia. Che poco prima si era
appartato a confabulare con il dem Daniele Marantelli, braccio destro di
Andrea Orlando, altro coalizionista doc. «Proveremo fino alla fine
portare a casa una nuova legge elettorale, e questa ha almeno il pregio
di reintrodurre le coalizioni nazionali», gli spiega il deputato.
Ma
il ritorno alle coalizioni piomberebbe sul cantiere della lista di
sinistra come un ciclone. Il ’leader’ potenziale di Insieme Giuliano
Pisapia predica l’alleanza con il Pd. Ma ora che la possibilità potrebbe
diventare concreta?
Dall’apertura della Festa di Sinistra
italiana a Reggio Emilia Nicola Fratoianni si spazientisce all’ennesima
domanda su Pisapia: «Faccio fatica a commentare quotidianamente le sue
dichiarazioni, trovo che non sia neanche più utile e sia davvero
incomprensibile per tutti, non solo per me», sbotta. Ormai c’è anche la
parodia del comico Maurizio Crozza, quella di un leader indeciso a
tutto. A Pisapia la gag è piaciuta molto.
Ma per Fratoianni c’è
poco da ridere: «C’è una cosa su cui è necessario chiarirsi: questa
proposta politica, la sinistra che ha il coraggio di indicare
un’alternativa, dica con chiarezza che non solo ora perché c’è una legge
elettorale che non lo consente, ma anche dopo le elezioni col Pd del
jobs act, della buona scuola e dello sblocca Italia, non c’è possibilità
di alleanza».
Negli stessi minuti l’ex sindaco di Milano giunge
ad Imola ospite della festa dell’Unità, accolto da un Maurizio Martina
in versione super-simpatia (che esagera: «Hai portato anche il bel
tempo») con la chiara missione di riagganciarlo. Ma a sorpresa dal palco
l’avvocato non è tenero con il Pd. «Possibile che Prodi, Veltroni,
Letta non si trovino più nel percorso?», chiede, «È evidente che c’è un
tentativo da parte del Pd di guardare avanti con il centrodestra anziché
con il centrosinistra». E sulla nuova legge elettorale rincara: «Il
Rosatellum 2.0 è peggiorativo del Rosatellum. Si va ad elezione con un
sistema proporzionale. Ma un po’ di responsabilità il Pd ce l’ha per
essere arrivati a questo punto?». L’ex sindaco continua a sperare nelle
coalizioni: lunedì 25 sarà a Roma con Nicola Zingaretti, presidente
ricandidato della regione Lazio. Ma per lui sul livello nazionale c’è un
argomento che chiude ogni discussione: le primarie. «Dire che il
candidato premier è il segretario Renzi, significa voler andare avanti
da soli», dice a Martina.