il manifesto 16.9.17
La lotta nel «fango» rianima Renzi
Inchiesta
Consip. Il segretario dem e le «rivelazioni» della procuratrice di
Modena sul pressing dei due carabinieri: «Scandalo nato per colpirmi.
Gli si ritorcerà contro». De Caprio: «Mai parlato di lui». Pinotti:
«L’Arma valuti le sue dichiarazioni». Il presidente del Pd Orfini: «Si
chiama eversione» Interrogazione dem al governo
di Adriana Pollice
«Volevano
gettarmi fango addosso, adesso gli si ritorcerà contro. Lo scandalo
Consip è nato per colpire me, finirà per colpire chi ha falsificato le
prove»: Matteo Renzi ieri pomeriggio ha commentato così le rivelazioni
di Repubblica e Corsera che hanno diffuso nuove ombre sull’operato del
Noe, in particolare sul maggiore Giampaolo Scafarto e sul colonnello
Sergio De Caprio (il capitano Ultimo che arrestò Totò Riina). Sotto
accusa le due inchieste in cui è stato tirato in ballo Renzi: quella
sulla coop rossa Cpl Concordia e quella su Consip, entrambe nate a
Napoli e affidate dal pm Henry John Woodcock ai carabinieri del Noe.
LO
SCORSO 17 LUGLIO la procuratrice di Modena, Lucia Musti, è stata
ascoltata dal Csm sulla fuga di notizie che nel 2015 fece arrivare sulla
stampa l’intercettazione tra Matteo Renzi e il generale della Gdf
Michele Adinolfi. La seduta è avvenuta in prima commissione, dove è
aperto il procedimento per incompatibilità ambientale nei confronti di
Woodcock. La trascrizione oggetto della fuga di notizie era nel
fascicolo sulla Cpl, trasmesso per competenza a Modena. Musti incontrò
due anni fa prima Scafarto e poi De Caprio. Al Csm a luglio la
magistrata avrebbe raccontato cosa i due ufficiali le dissero (racconto
finito ieri sui quotidiani): «Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in
mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a
Renzi». Su Scafarto e Ultimo racconta: «Mi apparivano spregiudicati,
come presi da un delirio di onnipotenza». Musti si sarebbe sentita messa
sotto pressione, «come se la sua libertà e le sue prerogative di capo
della Procura potessero in qualche misura essere coartate» scrive
Repubblica. Sulla qualità della indagini è dura: l’informativa del Noe
sarebbe stata fatta «coi piedi», gonfiata da espressioni simili a
«chiacchiere da bar».
L’INTERCETTAZIONE da cui è nato il fascicolo
disciplinare contro Woodcock è del 2014: al telefono ci sono Renzi,
alla vigilia dell’approdo a Palazzo Chigi, e Adinolfi. A Napoli era
stata omissata ma in Emilia fu trasmessa, tramite Scafarto, in chiaro.
Musti ha spiegato al Csm di non essere stata informata neppure
verbalmente da Woodcock degli omissis, né ha potuto escludere che il gip
di Modena, al quale il suo ufficio passò le carte, le avesse messe a
disposizione degli avvocati. Nel dialogo Renzi definiva l’allora premier
Enrico Letta «un incapace», spiegando la road map per sostituirlo alla
guida del governo.
Musti avrebbe poi spiegato al Csm che, durante
il secondo incontro con Ultimo a Roma nel 2016, le sarebbero state fatte
anticipazioni sull’indagine Consip, una seconda «bomba» che avrebbe
coinvolto il cerchio magico di Renzi. Nell’indagine Consip, come per Cpl
Concordia, ci sono state fughe di notizie ed errori clamorosi nelle
trascrizioni, errori che sarebbero opera in entrambe le indagini di
Scafarto. Il verbale di Musti al Csm è stato inviato ai pm di Roma per
approfondimenti e potrebbe aprire un nuovo filone di inchiesta o finire
nel fascicolo Consip. Intanto, ieri c’è stato un botta e risposta tra il
capo della procura di Modena e De Caprio, che ha dichiarato: «La
dottoressa Musti è stata supportata in tutto quello che ci ha richiesto,
compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante
provinciale dei carabinieri di Modena e la prefettura». La replica di
Musti: «Non commento le dichiarazioni del colonnello. Risponderò alle
domande dei magistrati di Roma».
LUCA LOTTI, sotto inchiesta per
l’indagine Consip, ha scelto ieri di non commentare. Non commenta
neppure il padre di Matteo Renzi, Tiziano, accusato di traffico di
influenze, parlano però i suoi legali: «Sembra una cosa eversiva. Quello
che c’è è già sufficiente a richiedere l’archiviazione, a prescindere
da ulteriori inattendibilità e inaffidabilità degli atti compiuti dal
Noe».
L’intero Pd è insorto, usando con insistenza la parola
«complotto». Il presidente dem Orfini: «Pezzi di apparati dello Stato
hanno consapevolmente lavorato per fabbricare prove false. Si chiama
eversione». I dietro le quinte raccontano di un Matteo Renzi in cerca
dei mandanti dell’operazione. «Sono scenari da colpo di stato. Pinotti e
Minniti intervengano» l’invito del fedelissimo Michele Anzaldi,
formalizzato in un’interrogazione al governo. Per tutto il giorno sono
arrivati i commenti dello stato maggiore Pd, inclusi i ministri
Franceschini («vicenda di gravità inaudita») e Roberta Pinotti, ministra
della difesa: «Le dichiarazioni di De Caprio, che sono da attribuire a
lui personalmente, dovranno essere valutate dal Comando generale».
Su
posizioni opposte i 5S: «È ai limiti dell’eversione l’asse Lega-Pd
contro la magistratura» scrivono, facendo riferimento ai commenti di
Salvini sul sequestro dei conti correnti per l’inchiesta The family.