il manifesto 13.9.17
Pisapia&Ditta, di nuovo Insieme
Sinistre&alleanze.
Bersani: «Giuliano leader, si va avanti». Smeriglio: «Vocazione di
centrosinistra, ma senza pregiudiziali, chi ci sta è il benvenuto».
L’assemblea sarà a novembre. D’Alema: non possiamo produrre
frammentazioni. Fratoianni, Si: no all’‘uomo solo’ ma incontriamoci
Acerbo, Prc: «Il progetto Mdp-Cp è un Pd bonsai»
di Daniela Preziosi
Al
quinto piano di un palazzo a due passi dal Senato le squadre schierate
l’una di fronte all’altra e in mezzo un tavolo (per Mdp Bersani,
D’Alema, Epifani, Speranza, Laforgia, Guerra, Stumpo, D’Attorre, Scotto,
Paolucci; per Campo Progressista Pisapia, Ferrara, Smeriglio, Furfaro,
Capelli, Tabacci, Manconi, Monaco, Romano) fanno un po’ disfida di
Barletta. Ma finisce con strette di mano e sorrisi ai fotografi. E con
la consueta rassicurazione di papà Bersani: «Pisapia è il leader?
Assolutamente sì».
È così archiviata – almeno per ora – l’estate
incerta di «Insieme», creatura politica nata il primo luglio fra Mpd e
Campo progressista, la rete dell’ex sindaco di Milano, ma subito
funestata da litigi e divergenze e dalla rottura in Sicilia, dove le due
formazioni non sono riuscite a convergere sul candidato Fava. Ieri
mattina nella sede di Mdp ci vogliono quattro ore – quattro – di
‘dibattito’, aperto e chiuso da Pisapia, per definire la «ripartenza».
L’ex sindaco mette subito in chiaro che ya basta con il «fuoco amico»:
«Non andrò nel listone Pd, lavoro per un centrosinistra alternativo, ma
non serve un listino di sinistra, serve un soggetto largo». Se la sua
leadership è riconosciuta non servono le primarie. «Purché la eserciti
senza perdere altro tempo», è la replica da parte bersaniana. Il
confronto è «franco e leale», come si dice a sinistra quando si
bordeggia il peggio. Si parla di Sicilia, di legge di bilancio, Pisapia è
contrario al no pregiudiziale con Gentiloni. Non si parla di
candidature, che pure.
Alla fine però sono tutti d’accordo, uniti
anche dalla consapevolezza che una rottura sarebbe un disastro per tutti
e incomprensibile per i propri potenziali elettori. E così la
«ripartenza» viene annunciata da un comunicato concordato fin nelle
virgole. Si parla di un percorso «definito e rafforzato», di
«costruzione di un centrosinistra innovativo capace di battere le destre
e i populismi e alternativo alle politiche sbagliate del Pd di Renzi».
Quanto alle alleanze, punto delicato, si apre «un confronto, senza veti o
pregiudizi, con tutti i soggetti civici e politici che condividono la
necessità di tale percorso». Nelle traduzioni dal politichese si
segnalano sfumature. Per Roberto Speranza (Mdp) la prospettiva è
l’apertura di «un’interlocuzione con Sinistra italiana». Per
Massimiliano Smeriglio (Cp) la prospettiva è «un soggetto di
centrosinistra, senza pregiudiziali, il leader è Pisapia, e chi ci sta è
il benvenuto». L’assemblea fortissimamente voluta da Mdp si farà: ma in
autunno inoltrato, dopo le regionali siciliane. (Per gli amanti del
genere, non sarà più «costituente» ma «democratica», ovvero favorirà «la
massima partecipazione e apertura, un grande momento di coinvolgimento
popolare» però non varerà subito un partito ma un soggetto
politico-elettorale a due gambe, Mdp e Cp, aperto a chi aderirà al
’manifesto’ annunciato da mesi, in pratica una tela di Penelope).
Da
subito si formerà un coordinamento che si riunirà ogni settimana sotto
la guida di Pisapia. Una delegazione avvierà «un confronto stringente
col governo in vista della legge di bilancio», la richiesta è «una
svolta sulle politiche economiche e sociali a partire dal lavoro, dalla
scuola e dalla sanità»: i toni si moderano, ma il senso resta «svolta o
rottura». Gli altri due obiettivi sono ius soli e legge elettorale «che
garantisca la governabilità».
«Restano cose da chiarire», ammette
Tabacci. Ma «non possiamo produrre frammentazione, sarebbe
autolesionista avere più liste a sinistre», spiega D’Alema. «Ora
dobbiamo unire tutti a sinistra», sottolinea Speranza.
Ma in
questo «tutti» c’è un equivoco. O almeno qualche reticenza. Fratoianni,
segretario di Si, è possibilista nei confronti di una lista comune. Ma:
«Pisapia non è il nostro leader. Le leadership si definiscono o perché
convincono tutti – e non sarebbe questo il caso – o con metodo
democratico». In ogni caso auspica «un incontro con Mdp e Cp da tenere
al più presto», e se dovesse servire una leadership «discutiamo di come
lo troviamo». Chiude invece tutte le porte Maurizio Acerbo, di
Rifondazione comunista: «Il progetto di D’Alema, Tabacci, Bersani e
Pisapia è una fotocopia del Pd, un centrosinistra bonsai. Sono i soliti
noti, quelli che hanno votato la legge Fornero e mille altre
pseudo-riforme liberiste, che si mettono insieme per riproporre la
solita minestra riscaldata». Parole che chiariscono che due liste a
sinistra, con ogni probabilità, ci saranno.
Due: sempreché da
adesso in avanti Insieme proceda unita, anche se con due anime diverse,
quella più civica dell’ex sindaco e quella più partitista degli ex Pd.
La tenuta sarà testata già in queste ore. Pisapia mantiene aperto il
dialogo con il Pd non renziano: ieri era con Graziano Delrio, ulivista
del Pd, alla festa dem di Reggio Emilia. E sabato sarà a Roma con Andrea
Orlando. Il tipo di incontri che innervosisce la ’Ditta’ ex Pd. Che fin
qui infatti ha sospettato l’ex sindaco di voler aspettare l’esito del
voto siciliano per la decisione finale sulla lista alternativa al Pd.