domenica 10 settembre 2017

il manifesto 10.9.17
Firenze, la sinistra e la nuova marca di detersivo
La festa di Rifondazione. Il dibattito con Tomaso Montanari, Paolo Berdini, Chiara Giunti dell'Altra Europa e, naturalmente il padrone di casa Maurizio Acerbo con Nicola Fratoianni
Maurizio Acerbo conclude ora il dibattito sulla #sinistra alla festa di Rifondazione
di Riccardo Chiari

FIRENZE L’inchiesta sulla rivoluzione d’ottobre, donata dal manifesto, fa bella mostra di sé nelle 33 tavole giganti che abbelliscono gli spazi della festa nazionale di Rifondazione comunista. I giardini dell’Obihall sono affollatissimi, almeno mezzo migliaio di donne e uomini di ogni età riempiono il ristorante e il contiguo spazio dibattiti, dove questa sera si parla di «Sinistra: come, dove e quando». Ci sono Tomaso Montanari, che appena due giorni prima ha catalizzato l’attenzione di trecento attivisti fiorentini nel suo giro d’Italia organizzato per dare fondamenta all’appello del Brancaccio. Poi Paolo Berdini, Chiara Giunti dell’Altra Europa e, naturalmente il padrone di casa Maurizio Acerbo con Nicola Fratoianni.
Il popolo della sinistra c’è. A 200 metri di distanza, alla festa Mdp, ci sono in contemporanea Pippo Civati e Arturo Scotto, Antonio Floridia e Daniela Lastri. Quello che ancora manca è la chiarezza, osserva Francesca Fornario che tiene le fila dell’incontro: «Alla sinistra del Pd c’è ua discussione surreale: c’è Rifondazione che attende Sinistra italiana, che a sua volta attende Mdp, che a sua volta attende Pisapia che attende il Pd. Sembra di essere alla fiera dell’est…».
Fornario coglie nel segno: «È vero, la sinistra unita si doveva fare prima, siamo in ritardo – le risponde Maurizio Acerbo – ma fare la sinistra non è come inventare una nuova marca di detersivo da vendere. È mettere insieme tutti quelli che in questi anni si sono opposti alle politiche neoliberiste, e alle guerre. Minoritari? Lo dicono a quelli che fanno seguire alle parole i fatti, che dicono cose nette, chiare. Come Sanders, come Corbyn, che sono stati efficaci perché sono credibili. Mentre noi, con tutto il rispetto, non possiamo mettere alla nostra testa chi le guerre le ha fatte, e continua perfino a difenderle. La sinistra è stata sconfitta nella società perché è stata troppo politicante».
Il segretario del Prc, nel merito, ribadisce la bontà del decalogo del Brancaccio. E così fa Nicola Fratoianni, che però segnala ad Acerbo: «Chi ha oggi vent’anni non ricorda il Kosovo. Invece ricorda benissimo il pareggio di bilancio in Costituzione, e Bersani in tv che prende le distanze da Corbyn. Un Corbyn, o un Iglesias o un Mélenchon, che però noi non abbiamo».
Qui il segretario di Sinistra italiana pone il tema della leadership: «Si deve costruire, perché la politica è dinamica». Poi, alla domanda di Fornario se non abbia il timore che i voti si elidano di fronte a un generico rassemblement alla sinistra del Pd, Fratoianni ammette: «È possibile. Per questo dobbiamo guardare al terreno delle proposte politiche. Se non costruiamo un progetto che dia risposte all’idea che abbiamo di questo paese nei prossimi vent’anni, non andiamo lontano. Sto girando l’Italia e tanti mi dicono: ‘Dateci la possibilità di votarvi’».
Da dove passa la conquista del consenso? Dalla ribadita – e meritoria – indisponibilità ad ammorbidire il senso politico del decalogo del Brancaccio (Acerbo); ma anche dalla faticosa riconquista di una egemonia socioculturale, che faccia massa critica e impedisca al paese di scivolare ancor di più a destra (Fratoianni). Nel mezzo Tomaso Montanari, a cercare un equilibrio non facile: «Al Brancaccio c’era anche D’Alema, e gli abbiamo detto in faccia quello che pensiamo sulla guerra del Kosovo. Poi gli abbiamo detto anche ‘guardiamo avanti, è essenziale che si possa costruire un’alleanza che si presenti con un volto solo, e che sia radicale’. Perché se ci impantaniamo con il passato, e cediamo a questo istinto che pure è forte anche per me, rischiamo di non dare risposte ai giovani che sono andati a votare per la prima volta il 4 dicembre, e che per i prossimi vent’anni si aspettano dalla sinistra risposte politiche opposte a quelle degli ultimi vent’anni. Perché se penso al nostro presidente regionale Rossi sull’aeroporto intercontinentale che vogliono fare a Peretola…». Un tema caldissimo qui a Firenze. Così come sono sempre caldissimi i temi dei beni comuni a partire dall’acqua, rimarcati da Chiara Giunti, e dei servizi pubblici «che devono essere, appunto, pubblici» evocati da Paolo Berdini. Temi di sinistra.