mercoledì 13 settembre 2017

Il Fatto 9.13.17
“Négher” stupratori, italiani brava gente
di Luisella Costamagna

Lo stupro di Rimini, con l’arresto di due marocchini, un nigeriano e un congolese. Poi la bimba morta di malaria in un ospedale in cui erano ricoverati due bambini del Burkina Faso. Era la tempesta perfetta per far scattare il “dàgli al negro” (o al négher): sono loro, i “migranti” – come hanno titolato quotidiani non solo di destra, per evocare gli sbarchi (dagli pure alle Ong) anche per chi è nato in Italia – quelli che portano malattie e violentano.
Noi, la civilissima Italia – con oltre 6 milioni e 700 mila donne che hanno subito violenza nel corso della vita, oltre 3 milioni di vittime di stalking, una media di 11 stupri al giorno e più di 100 donne uccise ogni anno, nella maggioranza dei casi da partner o ex italianissimi – siamo assediati da barbari che portano violenza e morte.
Poi è arrivata la notizia di Firenze: due studentesse americane sarebbero state violentate da due carabinieri. Non solo italiani, ma rappresentanti dello Stato che dovrebbero proteggere. Invece avrebbero approfittato di loro in “minorata difesa” (avevano bevuto e fumato), in ascensore e sul pianerottolo. Che fare ora che il teorema del négher non torna più? A maggio, dopo lo stupro di una minorenne a Udine da parte di un richiedente asilo, risuonarono illuminate parole della presidentessa Serracchiani: “La violenza sessuale è più inaccettabile quando è compiuta da chi chiede e ottiene accoglienza”. Saviano auspicò una candidatura con Salvini. E oggi che gli stupratori potrebbero essere due appuntati italiani, che dice la saggia Debora? Nulla.
Ci pensa il compagno di partito e sindaco di Firenze Nardella a tirare le orecchie alle vittime: “È importante che gli studenti americani imparino che Firenze non è una Disneyland dello sballo”. Capito ragazze? Non è che potete venire qui, divertirvi, bere e fumare e poi passarla liscia.
Che ci facevate in giro di mercoledì alle due di notte? Perché non eravate a casa invece di andare per locali? Saranno pure carabinieri, ma sono maschi e la carne è debole. E dopo la figuraccia il Comune ha deciso di costituirsi parte civile nel processo contro i due.
Oltre alla politica, anche l’informazione sbarella: in alcuni quotidiani e tg la notizia scompare, in altri è ridotta a trafiletto o “macchia” e si riporta soprattutto la versione di un accusato: “Era sobria e consenziente”, “mi sono fatto trascinare”, “è lei che mi ha invitato a salire”… Con dichiarazioni struggenti dell’avvocato: “Da donna gli credo, ha pianto”. Chissà come se la ridono le due ragazze, sballate, poco di buono e pure a caccia di soldi, essendo assicurate anche contro lo stupro.
Per il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette “Se fosse vero, sarebbe indegno”. Poi, fortunatamente, ha tolto il condizionale. Perché, oltre alle responsabilità che ora vengono fuori (lo stop al bar della discoteca, l’uso dell’auto di servizio per accompagnarle, il silenzio con la centrale…), è indegno che carabinieri in divisa e in servizio si comportino così con due ragazze. Anche senza violenza, anche sobrie, anche se gli si fossero gettate addosso. Punto.
Per ridare credibilità e autorevolezza alle forze dell’ordine speriamo che Arma e governo seguano davvero la linea dura promessa. Per ridare credibilità e autorevolezza all’informazione, invece… sigh.