Il Fatto 8.9.17
“Torture e violenze in Libia. Pagate per metterli nei lager”
L’accusa
a Italia ed Europa - Duro rapporto di Medici Senza Frontiere sui campi
di Tripoli: “Chi aiuta i trafficanti, chi salva vite o chi consente di
trattarle come merci?”
di Enrico Fierro
È
impietoso, documentato, offre soluzioni e all’Europa la possibilità di
salvarsi la faccia di fonte al mondo. È il rapporto che Medici senza
frontiere ha inviato ieri alla Ue e ai governi e che è sui tavoli di
Paolo Gentiloni e Marco Minniti.
Italia ed Europa tirano un
sospiro di sollievo per il calo drastico degli sbarchi, i migranti sono
stati fermati in Libia, la “pancia” delle opinioni pubbliche europee
soddisfatta. Ma a quale prezzo? La situazione dei campi per i profughi
in Libia “è vergognosa”, i finanziamenti e le politiche europee
“alimentano un sistema criminale di abusi”.
Medici senza frontiere
ha trascorso un anno a Tripoli, ha curato e assistito i migranti,
quello che operatori, medici e volontari hanno visto è agghiacciante.
“Estorsioni, abusi fisici e privazione dei servizi di base” subiti da
uomini, donne e bambini. In quei campi di detenzione, gestiti da milizie
spesso contigue ai trafficanti di carne umana, “le persone vengono
trattate come merce da sfruttare”. I racconti di esseri umani ammassati
“in stanze buie e sporche, prive di ventilazione, costretti a vivere uno
sopra l’altro”, sono da brividi. “Uomini costretti a correre nudi” nei
cortili dei centri di detenzione fino all’esaurimento di ogni forza,
“donne stuprate e costrette a chiamare le famiglie e chiedere soldi per
essere liberate”. “La loro disperazione è sconvolgente”, commenta Msf. E
allora, celebrate il calo degli sbarchi, ma “è pura ipocrisia, oppure,
nella peggiore delle ipotesi, complicità con il business criminale che
riduce gli esseri umani a mercanzia nelle mani dei trafficanti”. Attacco
duro alla Ue e alle scelte del governo italiano da parte di una delle
più stimate organizzazioni umanitarie a livello mondiale.
Msf non
dimentica di essere stata attaccata, delegittimata, non dimentica che la
Guardia costiera libica “finanziata dall’Europa ci ha sparato addosso”,
e pone una domanda: “Chi è davvero complice dei trafficanti, chi cerca
di salvare vite umane, oppure chi consente che le persone vengano
trattate come merci?”. Infine una domanda al capo del governo italiano
Paolo Gentiloni: “Permettere che esseri umani siano destinati a subire
stupri, torture e schiavitù, è davvero il prezzo che, per fermare i
flussi, i governi europei sono disposti a pagare?”. L’interrogativo,
pesante e ineludibile, è sul tavolo della Ue e del governo italiano.
Quella
di Msf non è l’unica denuncia sulle condizioni dei campi di detenzione
in Libia e sulla particolare diplomazia anti-immigrati del governo
italiano. Una interrogazione al Parlamento europeo tenta di squarciare
il velo sui rapporti con le milizie e i trafficanti. Relatrice la
deputata di Possibile, Elly Schlein, firmatari tanti deputati europei e
molti italiani, tra questi Barbara Spinelli e Sergio Cofferati. I
deputati vogliono sapere “quali misure si intenda assumere per
assicurare che i fondi Ue non finiscano nelle mani delle milizie che
gestiscono il traffico di esseri umani”. Si tratta di 46 milioni di euro
stanziati per la formazione della Guardia costiera libica, per il
controllo delle frontiere e il miglioramento delle condizioni di vita
nei centri di detenzione. Tema, quello dei rapporti tra milizie,
trafficanti e governi, soprattutto quello italiano, sollevato da una
inchiesta dell’Associated Press, il 30 agosto scorso. Nel reportage si
parla esplicitamente di un “accordo diretto” tra milizie libiche e
governo italiano, soprattutto nella città di Sabrata, a ovest della
Libia, uno dei porti da dove partivano i gommoni degli scafisti. Le
milizie tirate in ballo sarebbero due, entrambe capeggiate da due
fratelli, detti “i re del traffico”, della potente famiglia al Dabashi.
Si tratta della Al-Ammu (500 combattenti e legata al governo Sarraj), e
la Brigata 48, vicina al ministro dell’Interno. Un punto delicatissimo e
che riguarda direttamente l’azione del governo italiano, ma che per il
momento ha ricevuto solo una flebile replica dalla Farnesina: “Non
trattiamo con i trafficanti”. L’opinione pubblica deve accontentarsi.