Il Fatto 5.9.17
Hasta siempre subcomandante Christian Raimo
di Andrea Scanzi
Christian
Raimo è membro di nicchia di quella “sinistra ideale” non si sa quanto
esistente e – quel che è certo – non meno di nicchia. Scrittore,
traduttore, insegnante. Nato a Roma 42 anni fa, a volte stimolante, più
spesso tronfio e palloso. Ospite pochi giorni fa a Dalla vostra parte,
ha esaltato gli internauti convinti che Minniti sia Mengele. A un certo
punto ha mostrato un cartellone, sentendosi Bob Dylan o mal che vada
Silvestri a Sanremo, esortando Belpietro a mandare in onda qualche altro
servizio “sui negri cattivi”. Poi, ostentando l’accento romanesco, ha
detto che si divertiva di più a cena e ha salutato tutti. Lo sketch,
preparatissimo, ha funzionato anche se Raimo non è mai granché sciolto
in tivù.
Politicamente Raimo è un Casarini che non ce l’ha fatta,
mediaticamente un Piero Ricca che non ce l’ha fatta, letterariamente un
Lagioia che non ce l’ha fatta. Anche per questo, forse, appare sempre
rancoroso. Non lo aiuta poi quell’espressione perenne da “io ho letto il
Capitale e voi no”. Ogni volta che apre bocca te lo immagini che
riflette – risolvendoli – sui problemi del mondo, sorseggiando BioCola
con altri professionisti qualsiasi dell’alternativismo effimero.
Senz’altro, a fine Settanta, Raimo avrebbe fischiato il Gaber di Polli
di allevamento, trattando già che c’era Pasolini come un “compagno che
sbaglia” e gridando “reazionario” a Sordi.
Non è un caso che, su
Facebook, faccia a gara con Diego Fusaro su chi tra i due sia più
marxista (povero Marx), per poi ricordare che Montanelli nel 1947
scrisse Il buonuomo Mussolini. Quelli come Raimo sono sempre esistiti.
Barba d’ordinanza, stempiati perché i capelli si son presto rotti i
coglioni di sentir sempre parlare di proletariato. Si vestono pure allo
stesso modo. Hipster iper-politicizzati, encomiabili nel rendere la
sinistra ridicola, indigesta e invotabile. Massimalisti per moda, senza
mai dubbi, tolleranti finché gli dai ragione e pronti a dirti che gli
Stones non varranno mai un Lolli perché non abbastanza ideologici.
Dopo
la puntata da Belpietro, presa a esempio da Civati neanche avesse
appena visto il martirio di Matteotti o Gobetti, Raimo ha ricevuto
attacchi belluini in Rete: ha tutta la nostra solidarietà. Viviamo tempi
beceri e tremendi. Poi, trasudando quella comica e al contempo
insopportabile autoconvinzione d’esser superiore agli altri, ha scritto:
“Sta a noi di sinistra, semplicemente democratici, antifascisti,
pensanti, fare argine a questo. Come scriveva in una delle ultime
interviste prima di morire Roberto Bolaño, alla domanda su quali fossero
le cose che lo annoiavano di più. “Il discorso vuoto della sinistra, il
discorso vuoto della destra lo do per scontato”. Capito? Lo decide
Raimo chi sono i buoni e i cattivi. La sinistra (la sua) ha ragione e
chi è di destra è un cretino.
Beato lui: è sempre dalla parte del
giusto e mai del torto, con buona pace di Brecht. Felici per le sue
certezze, vorremmo giusto chiedergli: se n’è reso conto, il
post-morettiano Raimo, che i M5S sono nati e proliferano grazie al
fallimento di gente come lui? Se n’è reso conto, il guevarista comodo
Raimo, che lui e i suoi idoli hanno meno pubblico di Scaramacai e che
per avere un minimo di riscontro devono elemosinare uno strapuntino a
Rete4? Se n’è reso conto, il fieramente anacronistico Raimo, che l’unica
cosa riuscita alla sinistra italiana negli ultimi 30 anni è stato
deludere? Per dirla con quel vecchio film di Paolo Virzì: “La verità è
che non ce state più a capì un cazzo ma non da adesso, da mo’”. Quando
te ne renderai conto, subcomandante Raimo, facci un fischio.