martedì 26 settembre 2017

Il Fatto 26.9.17
La “Rivelazione”: punto di partenza (duplice) delle religioni monoteiste
Torna in libreria “Veli d’Occidente” di Rosella Prezzo. La trasformazione di un simbolo da una doppia prospettiva
La “Rivelazione”: punto di partenza (duplice) delle religioni monoteiste
di Pietrangelo Buttafuoco


Il velo è rappresentazione. Eppure il velo ri-vela. Torna in libreria Veli d’Occidente, la trasformazione di un simbolo. È la riedizione aggiornata di un saggio di Rosella Prezzo uscito nel 2008 per le Bruno Mondadori, con il quale la casa editrice Moretti & Vitali (euro 14,00) consente all’autrice di riproporre una tematica di grande impatto da una duplice e originale prospettiva.
Una storia dell’evoluzione di questa tradizione, oggi che se ne ha solo una conoscenza distorta e riferita esclusivamente a un Oriente, infatti incontra un’importanza: la costruzione dell’identità femminile, anche occidentale.
Non è solo un esotismo d’Oriente, il velo. È anche Occidente. Sulla scia dei fatti di sangue riferiti al fondamentalismo islamista – e del gigantesco fenomeno dell’immigrazione – il velo come sinonimo di diversità, vero e proprio feticcio nel solco di Totem e Tabù, ha anche un suo specialissimo destino atlantico.
Ri-velo alla lettera vuol dire “nascondo doppiamente”. Nell’accezione comune è il manifestarsi dell’entità divina al mortale che non ha altro ruolo che l’accettazione o, l’adorazione.
Il Dio che si rivela a Mosè è velato. È ontologicamente impossibile non interporre una barriera tra il divino e l’umano. Anche il Dio di Eraclito d’Efeso – una divinità preesistente alle sette abramitiche, fuoco sacro dell’ur-Monotheismus – parla “per accenni, nascondendosi”.
Prezzo segnala in questo suo saggio come per le due religioni monoteistiche universali – e cioè il cristianesimo e l’islam – e quindi anche per l’ebraismo, che è la religio di un solo popolo, il termine Rivelazione è punto di partenza, con duplice significato. L’Arca del Tempio è separata da un velo che mostra i confini del sacro e lo isola dal profano. E così il sacrificio della croce che squarcia il velo avvicina il divino all’umano che si fa corpo, velo trasparente. L’amore di Cristo permette di aver fede nella resurrezione dei corpi.
Nel Corano si dice: “Non è stato dato a un mortale che Allah gli parli se non per rivelazione o dietro un velo”.
Prezzo ricorda un noto episodio della vita del Profeta. Abitato dalle apparizioni divine, convinto di essere preda della propria follia, Maometto è confortato dalla moglie Khadija cui confida la propria preoccupazione. Toltasi il velo, la donna chiede se l’apparizione sia ancora presente, ricevuto dallo sposo un diniego, si convince prima di lui della veridicità delle apparizioni: solo il demone avrebbe irriso la visione della capigliatura femminile, mentre il divino mostra rispetto.
Il nubere latino da cui il termine nozze vuol dire velare. Descrive la sacra unione primordiale tra Zeus e Ctonie. C’è lo svelarsi della sposa che riceve il dono dello sposo: il suo mantello intessuto da firmamento, Terra e Oceano.
Il viaggio occidentale è approdo di filosofia. Platone ne fa un cammino verso la verità. Il desiderio è bussola all’uomo che con l’energia erotica perviene alle vette della conoscenza. L’Iper-uranio è il mondo oltre il cielo.
Giordano Bruno e Sartre si affidano al mito greco di Atteone: il cacciatore che trova la radura nel fitto del bosco in cui Diana fa il bagno nuda. La verità si disvela – la boscaglia si apre nella radura – la verità si mostra all’uomo.
Nietzsche si adopera nel rovesciamento di senso: ciò che è bene diviene male, ciò che male diviene bene. La verità è nella non-verità, il senso della vita è che non ha senso, dunque non c’è proprio nulla da svelare. Il tentativo di pervenire alla verità come autenticità è il “disperato e patetico tentativo di raggiungere un fondo, un retro-mondo con la pretesa di rispecchiarsi in esso”. Un retro-mondo, va da sé, velato.