Il Fatto 24.9.17
Brutti, antipatici e cattivi: gli ultrà che premiano l’AfD
Lipsia - La squadra-fenomeno e l’orgoglio dei supporter che si identificano con il partito xenofobo e nazionalista
di Leonardo Coen
Ieri
l’RB Leipzig ha battuto il Francoforte 2 a 1: il primo gol l’ha segnato
al 28’ Timo Werner, attaccante anche della nazionale nonché della Under
21, acquistato dallo Stoccarda per 10 milioni di euro. Il raddoppio è
arrivato per merito del francese Jean-Kevin Augustin, al 67’. Gli
avversari hanno accorciato 10 minuti dopo. Oltre 40mila gli spettatori
del bellissimo Zentrastadion, costruito nel 2004 per i Mondiali di due
anni dopo, quelli vinti dall’Italia. In classifica è sesta.
Che
c’entra la partita con le elezioni? C’entra, eccome: il tifo degli stadi
nella Germania Orientale è un incubatore della rabbia, un veicolo di
sfogo antisistema e xenofobo, in cui si concentra il risentimento del
declassamento sociale e dell’emarginazione urbana, ma anche la nostalgia
della Germania comunista, e in cui si è inserito abilmente Pegida,
ossia “patrioti contro l’islamizzazione dell’Occidente”, un movimento di
estrema destra che ha occupato lo spazio rimasto a lungo vuoto tra la
Cdu-Csu (il centrodestra) e i gruppuscoli neonazisti, assai fiorenti
nell’ex Ddr.
Cosa accomuna gli ultras? L’odio per Angela Merkel e
per Bruxelles. Succede, quindi, che gli stadi diventino una sorta di
territorio franco per lanciare slogan virulenti contro gli immigrati e
gli stranieri e consolidare l’appartenenza identitaria. Il calcio è una
sorta di collante: i club della defunta Germania Orientale, infatti,
illustrano le contraddizioni dell’unificazione e il malessere sociale.
Dopo la caduta del Muro, la Bundesliga dovette affrontare un problema
piuttosto complicato: l’integrazione delle squadre orientali. Che
avevano una grossa tradizione, anche a livello internazionale: come il
leggendario FC Magdeburgo, per esempio, o la mitica SG Dynamo Dresda.
La
nazionale Ddr aveva vinto l’oro, ai Giochi di Montreal, nel 1976.
Insomma, un capitale umano e societario di spessore. Ma succede
l’ineluttabile: le squadre orientali non dispongono dei capitali
necessari per affrontare il campionato tedesco. Così, poco a poco
spariscono dalla ribalta principale. Visto da Est, i cugini dell’Ovest
decisero di liquidare la federazione dell’Est. Politicamente parlando,
la prima era conservatrice, la seconda affiliata al partito comunista: i
dirigenti delle squadre erano funzionari di Stato, non capivano nulla
dei meccanismi capitalistici che regolavano il mondo del calcio
occidentale. Fu dunque semplice approfittarne. In più, i club
occidentali fecero razzia, accaparrandosi i calciatori migliori. Più di
200 si trasferirono senza alcun rimpianto. Sedotti da ingaggi per loro
irresistibili.
La privatizzazione delle squadre, imposta
dall’unificazione, fu un Far West. Rapaci e cinici imprenditori
dell’Ovest fecero man bassa. Più che altro, erano imprenditori
immobiliari. La “vetrina” del calcio, in città da ricostruire,
restaurare e sfruttare. Incassati i quattrini, abbandonarono al loro
destino i club. Esemplare la vicenda della Dinamo Dresda, che aveva
vinto 8o campionati Ddr ed era stata 3 volte nei quarti di Coppa dei
Campioni. Acquistata dallo speculatore Rolf Jurgen Otto, in tre anni fu
distrutta (e “Otto der Grosse” finì in galera).
Il caso dell’RB
Lipsia è diverso: nasce nel 2009, cooptando un modesto club della
periferia cittadina. I soldi sono dell’austriaca Red Bull, che ha già
squadre a New York, in Brasile e a Salisburgo. Il regolamento della
Bundesliga vieta che i nomi delle squadre facciano riferimento ai loro
sponsor. Fatta la legge, trovato l’inganno. La squadra viene battezzata
RasenBallsport (letteralmente “sport della palla a prato”). In sigla,
RB. Cioè Red Bull. La squadra in men che non si dica sale dalla quinta
divisione alla Bundesliga, dove si piazza seconda e ottiene così il
diritto di partecipare alla Champions. Tutto al grido orgoglioso “L’Est è
tornato!”. Solo che i tifosi delle altre squadre li disprezzano.
Invidiosi dei capitali di Red Bull. Del 2° posto lampo. Rinfacciano a
quelli di Lispia di essere dei parvenus. Di non avere tradizione.
Il
Lipsia diventa la squadra più odiata di Germania. Col risultato che la
rabbia si radicalizza e che l’estremismo di destra si compatta dietro le
bandiere ultras. Che oggi voteranno Afd, per spaventare la Merkel e
l’Europa e diventare la terza forza del Bundestag. Un po’ come i russi,
che hanno apertamente invitato a votare contro la Merkel: ieri sera la
Gazprom proprio a Lipsia ha organizzato una festa per appoggiare la
destra populista.