Il Fatto 23.9.17
Paesaggio, il Pd sbugiarda se stesso
di Vittorio Emiliani
Nei
giorni scorsi due grossi calibri del Pd, il presidente della
commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, e l’ex ministro
Walter Veltroni hanno affermato severamente che il loro partito ha
“dimenticato l’ecologia”. In realtà il Pd guidato da Matteo Renzi ha
dimenticato la tutela dei beni culturali e del paesaggio, la buona
urbanistica, l’ambiente (vedi legge sui Parchi) divenendo anzi il nemico
dichiarato di una tradizione democratica che riteneva prioritari questi
temi e la lotta all’abusivismo. Lo dimostrano la legge Galasso sui
piani paesaggistici, la legge Cutrera e altri sulla difesa del suolo, la
legge Cederna-Ceruti sui Parchi, il Codice per il Paesaggio
Rutelli/Settis del 2007 e altro.
Un vanto della cultura
progressista erano certamente i piani paesaggistici che con coraggio la
giunta di centrosinistra di Renato Soru aveva varato nel 2004.
Operazione esemplare coordinata da Edoardo Salzano, che andava
completata con l’interno dell’isola. Il centrodestra ha invano tentato
di smontarla, perdendo anche un referendum popolare. Ma la giunta
attuale del presidente Francesco Pigliaru ha ripreso l’offensiva con
rinnovata forza. Di fronte all’opposizione argomentata di un tecnico di
valore, il soprintendente Fausto Martino e a una critica severa di
Ilaria Borletti Buitoni sottosegretaria ai Beni culturali, l’intero Pd
sardo ha votato in Regione un ordine del giorno di inusitata durezza.
“In entrambe le occasioni si è registrata una inopportuna espressione di
opinioni lesive delle prerogative costituzionali conferite in capo
all’organo legislativo e a quello esecutivo della Regione Sarda”. Il
reato? Per Borletti Buitoni essere “intervenuta nel merito di scelte
operate dalla giunta e dal Consiglio regionale nel pieno esercizio delle
funzioni attribuite loro dallo Statuto speciale della Sardegna”. Per
l’architetto Martino aver “espresso pareri di merito su scelte politiche
(…) che esorbitavano la sfera di sua competenza”. Essi “sono andati
oltre ogni limite di competenza” con “posizioni censorie sul disegno di
legge urbanistica”, ecc. ecc. Il presidente Pigliaru rappresenti dunque a
Paolo Gentiloni “lo sdegno per l’inaccettabile atteggiamento assunto
dagli uffici regionali del Mibact” con inevitabili conseguenze anche sui
finanziamenti per la “protezione del patrimonio culturale, ambientale e
paesaggistico dell’isola” (che le nuove norme del Pd in realtà
devitalizzano).
Il piano paesaggistico regionale della Sardegna –
denuncia il Pd – non procede per l’indisponibilità degli uffici
ministeriali a… collaborare. Silenzio sui piani approvati dalla Regione
ai tempi di Soru. Il raccolto decennale dei piani paesaggistici è ben
magro, appena 3: Toscana, con l’assessore competente, l’urbanista Anna
Marson, non riconfermata; Puglia; Piemonte (ne ha discusso il Consiglio
in agosto). Molti piani in alto mare. In piena burrasca quello sardo. Il
Codice è la seconda legge nazionale che sollecita le Regioni a fare il
loro dovere in materia di paesaggio. Nel 1985, fu approvata, quasi alla
unanimità, la legge n.394 detta Galasso. Essa imponeva alle Regioni una
dettagliata pianificazione ed era stata preceduta da una serie di
decreti, chiamati “galassini”, coi quali si vincolavano territori
decisamente preziosi. Marche, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna
approvarono i loro piani entro il 1986. Altre in ritardo. Altre ancora
mai, le più devastate da speculazione e abusivismo. Campania e Sicilia
su tutte. Per la Campania ci fu un tentativo di piano redatto dalle
Soprintendenze. Bocciato: lo Stato non può sostituirsi alle Regioni,
neppure se inadempienti in modo conclamato. Come la Regione Sicilia – la
più “abusata”, non a caso, d’Italia – la quale ha invocato e invoca la
sua specialissima autonomia. Anche ora – come ha documentato Silvia
Mazza per Emergenza Cultura – con un emendamento-grimaldello l’Assemblea
regionale ha votato deroghe ai Piani paesaggistici “per le opere di
pubblica utilità” (pubbliche, private, in concessione). Norma
“retrospettiva” che salva opere già bocciate come la Catania-Siracusa.
Bocciata, beninteso, da Soprintendenze nominate dalla Regione…
E
nella Campania Infelix della marea di abusi e della
“impermeabilizzazione” con cemento e asfalto di tanti suoli liberi? Per
il Piano paesaggistico siamo ancora al lavoro delle commissioni,
racconta il rappresentante dei 5 Stelle, Tommaso Malerba. Eppure Napoli è
fra i grandi Comuni il più “impermeabilizzato” d’Italia con 64% del
territorio, seguito da Milano col 54%. In provincia spicca Casavatore
che, con l’89,3% di cemento+asfalto detiene il primato nazionale ed
europeo in materia, seguito da vicino da Arzano e da Melito di Napoli.
Qualche raro albero e un po’ di fili d’erba. Dove non sono passati gli
incendiari. Ma sì, i piani possono attendere.