Il Fatto 16.9.17
Era necessaria la legge contro i nuovi fascismi
di Walter Verini
Sono
stato co-firmatario e relatore della proposta Fiano contro l’apologia
di fascismo. Non si tratta di una norma contro i “nostalgici
dell’orbace”, acquirenti di gadget del Duce a Predappio o in qualche
mercatino. Non si prevedono sanzioni contro chi produce, vende e
acquista queste chincaglierie da Fascisti su Marte. Così come –
ovviamente – non si colpiscono in nessun modo la ricerca storica, le
opinioni, le manifestazioni di pensiero. A questo pensavano e pensano
fascismi e autoritarismi di ogni genere, di ieri e di oggi.
E non
si fa naturalmente riferimento a monumenti, simboli storici o
architettonici dell’epoca. Che stanno lì. Che nessuno buttò giù dopo il
25 aprile 1945 e che nessuno può demolire o cancellare. Perché allora
questo provvedimento? Perché è necessario adesso. Leggere “Ebrei ai
forni”, su un muro o con la violenza della Rete, è cosa di oggi.
Chiediamoci cosa possono provare Sami Modiano, Nedo Fiano, Piero
Terracina, le sorelle Bucci, davanti a queste scritte. O figli e nipoti
di migliaia di ebrei italiani massacrati nei campi di sterminio. O di
oppositori del regime mandati in carcere, al confino, in esilio.
Nell’estate abbiamo assistito a ronde punitive contro i migranti, a
discriminazioni contro omosessuali. A proprietari di locali o
organizzatori di gare che non assumono o escludono ragazze e ragazzi
perché di pelle diversa da quella bianca. In questo periodo, facinorosi
di estrema destra hanno invaso le istituzioni, come a Milano, dato vita a
raduni di chiara ispirazione neofascista e neonazista. O intimidito
sacerdoti che avevano accolto e portato in piscina ragazzi di pelle
nera. Gli incendi alle Sinagoghe in giro per l’Europa (in Italia siamo
ancora “solo” alle scritte antisemite) sono cronaca di questi mesi. E a
Utøya, 81 ragazzini sono stati ammazzati appena qualche anno fa da un
neonazista sano di mente. E la Rete, che non esisteva ai tempi della
legge Scelba del 1952, moltiplica esponenzialmente queste espressioni di
odio, violenza, discriminazione, sopraffazione. La legge del 1952 e la
legge Mancino non coprono tutta la potenzialità del reato. La legge
Scelba non sanziona apologia e reati simili se non finalizzati alla
ricostituzione del Partito fascista.
Ecco, quindi, l’esigenza di
istituire un reato specifico, per colpire la propaganda di queste
aberranti teorie antidemocratiche, collegata purtroppo a precise
condotte, a fatti attuali e pericolosi. Si sostiene che neofascismi e
neonazismi non si colpiscono con i codici ma con una grande battaglia
sociale, culturale, ideale. E facendo funzionare bene la democrazia,
facendola amare davvero ai cittadini. Giusto.
Ma facciamo un
parallelo, con lotta contro le mafie: anche qui la battaglia è
innanzitutto sociale, culturale, di diffusione e pratica di cultura
delle regole e della legalità. Ma questa consapevolezza non ha impedito
di approvare anche leggi e norme antimafia (dalla Rognoni-La Torre al
41-bis fino alla prossima approvazione del Codice Antimafia e Riforma
dei beni confiscati) che hanno svolto un ruolo fondamentale nel
contrasto alle mafie. “Ci sono ben altre priorità!” ci hanno detto in
questi giorni. Beh, in questa legislatura questo Parlamento e i governi
ne hanno affrontate e ne stanno affrontando tante (al di là del giudizio
di merito che ognuno può dare sulle risposte). Si diceva: “Altre sono
le priorità” anche quando dovevamo approvare la legge sulle unioni
civili. Ma il rispetto dei diritti e della dignità delle persone, mi
chiedo, non sono una delle priorità?