Il Fatto 16.9.17
Lo sdegno per gli stupri? Dipende dalla nazionalità
di Furio Colombo
Caro
Furio Colombo, il giorno dopo lo stupro, disgraziatamente autorevole e
italianissimo, delle due ragazze americane a Firenze, ho sentito
ripetere elenchi di stupri in cui gli italiani non compaiono mai come
colpevoli. Eppure ogni commissariato di P.S. e ogni stazione dei
carabinieri hanno abbondante materiale di denunce quasi solo italiane.
Capisco il falso politico, ma i media?
Fiorenza
Giorni
fa (dopo i quattro africani e prima dei due militari italiani) ho
sentito, fra l’incrociarsi di varie fonti di notizie sulla frequenza del
reato di stupro, questa sorta di statistica: il 60% delle denunce sono a
carico di italiani, il 40% sono contro “stranieri” (che non vuol certo
dire scandinavi). Il reato di cui stiamo parlando è sempre odioso,
sempre intollerabile. Ma, così come è stata detta, la statistica è
vistosamente falsa. Lo è perché qualunque fonte di avvocatura,
magistratura e polizia ci dice (e ci ha detto da molto tempo) che i
reati di stupro fra bianchi vengono denunciati in un numero esiguo di
casi, compresi quelli di giovanissime di cui si vuole evitare lo choc di
raccontare in pubblico, e certamente resta oscurata la gran parte degli
stupri domestici. Al contrario, gli stupri di cui sono o si ritengono
responsabili gli stranieri risultano denunciati con il massimo della
pubblicità, a cui si aggiunge un sostenuto coro popolare di sdegno che
non riguarda mai i casi “comuni”. Ricordate quando, commentando stupri
italiani, si discuteva, anche in Parlamento, sul modo di vestirsi e di
comportarsi delle donne (viste, anche da alcuni deputati come “la causa”
della violenza) al punto che la on. Mussolini si è presentata in aula
indossando jeans aderenti, per protesta contro la sentenza di un giudice
troppo benevolo con uno stupratore locale? Viene subito riservata una
rigorosa e dettagliata intransigenza sulla gravità del reato di stupro
non appena si accerta che sia stato compiuto da un immigrato (a volte si
aggiunge: “Proprio loro, che dovrebbero esserci grati…” come se si
discutesse di maleducazione) e la narrazione del fatto viene ripetuta
per giorni, mettendo sempre più in evidenza il dato della provenienza
dall’Africa. Chiede la lettera al “Fatto”: perché i media, giornali e
Tv, stanno al gioco? Ci stanno perché sono parte di un fenomeno che
ormai si nota chiaramente e si sta estendendo in Italia: i cittadini
normali (incerti, perplessi, indignati a volte, ma non razzisti) hanno
paura non degli immigrati ma dei razzisti, lungo tutto l’arco che va
dalla Lega alle pattuglie di Forza Nuova e di Casa Pound. Hanno ragione
di avere paura. Il capo della Lega (non è dato di sapere perché) viene
trattato come titolare di un potere che non corrisponde al suo partito
di media grandezza e di incerta tenuta. In ogni fonte di notizia il
leghista è sempre l’interlocutore principale di chi difende i migranti,
come se parlasse a nome di mezza Italia. Le varie fazioni fasciste,
benché piccole (forse apparentemente piccole, dato il disinvolto uso
nell’esibire i loro caratteri fascisti) si comportano come se non ci
fossero prefetti e questori nei luoghi in cui portano il loro circo
Mussolini. E celebrano liberamente un assassino. Gli altri partiti si
astengono, e in tal modo i cittadini vengono raggiunti da un unico
segnale: è chiaro che leghisti e fascisti possono fare quello che fanno.
Quando non è possibile stare alla larga, meglio dargli ragione. E così
la paura dei cittadini normali verso i razzisti si allarga. Erano il
75%, un anno fa, coloro che rifiutavano di essere stupidi e crudeli.
Adesso sono il 40. Il Papa sembra avere perduto i parroci ed è diventato
cauto. Non ci aspetta una Italia migliore.