Il Fatto 15.9.17
Insulti e calunnie: le due americane ora hanno paura
di Davide Vecchi
Hanno
paura. E sono ancora sotto choc. Non solo per la violenza che hanno
denunciato di aver subito. Anche per le insinuazioni sul loro conto
circolate dopo essersi rivolte alla questura per indicare due
carabinieri come loro stupratori. Persino il sindaco di Firenze, Dario
Nardella, ha rilasciato una dichiarazione a dir poco infelice: “Gli
studenti stranieri devono imparare che questa non è la città dello
sballo”. C’è poi voluto l’intervento del legale di una delle due,
Gabriele Zanobini, per smentire la bufala dell’assicurazione antistupro
sottoscritta in vista del soggiorno in Italia e quello del procuratore
capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, per negare con fermezza un altro dato
falso diffuso da alcuni giornali secondo il quale a Firenze le
americane denunciano con frequenza di essere violentate ma le indagini
rivelano che si tratta di casi inesistenti.
A distanza di una
settimana esatta, le due ragazze statunitensi di 19 e 21 anni si sentono
quasi prigioniere più che vittime. Portate fuori Firenze, in campagna,
in un ambiente protetto, sono state entrambe raggiunte dai familiari e
vogliono rientrare il prima possibile a casa. In Italia erano arrivate
appena dieci giorni prima di incontrare i due carabinieri. Per studiare.
L’Accademia degli stranieri alla quale si erano iscritte per un corso
di sei mesi si era raccomandata: “Fidatevi solamente delle forze
dell’ordine”. Loro hanno seguito il consiglio. E si sono ritrovate a
denunciare di essere state violentate proprio da due uomini dell’Arma. I
due, Pietro Costa e Marco Camuffo, si sono presentati da indagati in
Procura ed entrambi hanno sostenuto che le ragazze erano consenzienti.
Il più giovane, Costa, ha aggiunto di essersi adeguato a quanto faceva
Camuffo, più alto di grado, spingendosi ad affermare – stando a quanto
riporta il Corriere – che sono state “loro a insistere”. La Procura ha
chiesto l’incidente probatorio e ora le giovani dovranno essere sentite.
L’avvocato Zanobini ha chiesto che l’incontro con il giudice per le
indagini preliminari avvenga in maniera “protetta”, ma si dovrà
attendere che le condizioni delle giovani migliorino e che le due se la
sentano. Secondo il personale sanitario che le sta assistendo non
sarebbero ancora in grado di affrontare di nuovo il ricordo di quella
notte. La 19enne, inoltre, è italo-americana, quindi comprende bene la
nostra lingua. Per questo i familiari e le persone che le stanno accanto
cercano di non farle usare internet né leggere i giornali.
Ieri
il magistrato titolare del fascicolo, Ornella Galeotti, ha sentito le
coinquiline delle due americane. Poco è trapelato. A quanto si apprende
le giovani hanno raccontato lo stato confusionale delle ragazze la
mattina di venerdì, i dubbi sul da farsi: aggredite da due carabinieri,
in uniforme, armati. Una denuncia difficile da presentare. La conferma
dell’avvenuto rapporto sessuale è poi arrivata dai due presunti
aggressori. Giorni dopo l’accaduto. Insieme a quella difesa, che per le
americane è come un nuovo stupro: “Erano consenzienti”. Gli inquirenti
attendono l’esito del test del Dna sui reperti prelevati nel palazzo e
dell’esame probatorio. Per domani intanto, proprio in solidarietà delle
due ragazze americane, l’associazione “Nonunadimeno” ha organizzato un
presidio in piazzale Michelangelo dalle 20.30 davanti alla discoteca
Flo. Proprio dove una settimana fa esatta le due studentesse salivano
sulla gazzella dei carabinieri.