martedì 12 settembre 2017

Il Fatto 12.9.17
Così Francesco ha ordinato di sostenere Minniti
Mediazioni - Dopo le critiche interne (tra cui “Avvenire”), l’intervento di Parolin e Becciu
Così Francesco ha ordinato di sostenere Minniti
di Fabrizio d’Esposito

Non solo più accoglienza e basta. Ma “prudenza” e integrazione.
La linea del realismo di Marco Minniti “benedetta” ieri da papa Bergoglio, il pontefice più amato e citato dalla sinistra da mezzo secolo a questa parte, è sintetizzata così dalle ultime righe dell’editoriale di Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, l’organo della Santa Sede: “Un nodo arduo (la questione migratoria, ndr), affrontato con coraggio e umanità in paesi come la Grecia e l’Italia, esplicitamente ringraziati dal Pontefice. Alla ricerca di un punto di equilibrio tra accoglienza, integrazione e superamento delle cause alla radice di un fenomeno mondiale ed epocale”. Ed è in nome di questo “punto di equilibrio” che Francesco segna un nuovo confine nella Chiesa e tra i cattolici sui migranti. E lo fa – per decrittare la portata politica della sua risposta durante il volo di ritorno dalla Colombia – da posizioni opposte a quelle che avevano accomunato quotidiani come Avvenire e Manifesto contro il cosiddetto codice Minniti.
Proprio il giornale della Cei, la conferenza dei vescovi italiani, aveva titolato polemicamente agli inizi di agosto sul “reato umanitario” delle Ong, contro la svolta del ministro dell’Interno. Fu questo, esattamente un mese fa, il preludio alla svolta bergogliana, preparata dal segretario di Stato vaticano Pietro Parolin e dal nuovo presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, entrambi cardinali. Non solo. Il 7 agosto Minniti arrivò a minacciare la rottura e quindi le dimissioni dal governo per lo scontro con il ministro cattolico Graziano Delrio. Il titolare del Viminale disertò pure il consiglio dei ministri e alcuni appiccicarono, anche in maniera polemica, l’etichetta di “bergogliano” a Delrio. Contro Minniti si esposero criticamente la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, associazioni “pesantissime” nell’impegno umanitario della Chiesa.
Incline per cultura politica alla diplomazia “riservata”, il ministro dell’Interno aveva però chiesto e ottenuto alcuni incontri in Vaticano per chiarire il senso della sua linea. Ricostruzioni ufficiose hanno riferito di colloqui con lo stesso Parolin e con monsignor Angelo Becciu, che nel governo vaticano si occupa di “affari generali” ed è una sorta di omologo di Minniti. E così già il 9 agosto Parolin anticipava quello che poi è stato il senso dell’uscita francescana di ieri: “Occorre compiere ogni sforzo per coniugare il dovere primario dell’accoglienza con quello di un’incisiva e coordinata azione volta a regolare il fenomeno, in modo che la generosa accoglienza possa trasformarsi in integrazione senza generare gravi squilibri”.
Un mese prima, a metà luglio, sempre Parolin aveva “corretto” monsignor Nunzio Galantino, numero due della Cei. Il secondo aveva attaccato il segretario del Pd, Matteo Renzi, sull’ormai nota frase dell’“aiutiamoli a casa loro” e Parolin aveva invece trovato “valido” le parole renziane. Per vari osservatori, poi, lo scontro Galantino-Parolin sui migranti sarebbe stato un presunto segno della frattura tra la segreteria di Stato e il papa, considerato l’ispiratore di Galantino. Addirittura qualcuno (Antonio Socci su Libero) aveva ravvisato in questa divisione il disegno curiale di candidare Parolin al prossimo Conclave. E ora, dopo il Bergoglio realista di ieri?
Francesco ha peraltro confermato un’altra indiscrezione che ha tenuto banco in questi mesi: un colloquio “segreto” in Vaticano con il premier Paolo Gentiloni. Ha però precisato, il pontefice argentino, che l’incontro risale a prima dei “fatti” sui migranti e si è parlato “d’altro”. In ogni caso durante l’estate. Per l’occasione i retroscenisti esperti di cose vaticane scrissero di un patto sullo ius soli.