Il Fatto 11.9.17
Perdonaci papà Coen, per il fascismo che ritorna
di Enrico Fierro
E
no, caro Coen, questa volta non c’è Nord e Sud, perché il racconto di
un frammento della vita di tuo padre che tu offri al lettore è troppo
forte. Ho negli occhi la scena di quel ragazzo impaurito chiuso in un
vagone, destinazione Germania, lavori forzati e morte. E poi le bombe,
alleate e liberatorie, la fuga. Lo immagino correre mentre i tedeschi
sparano, il cuore in gola, il fiato che si fa sempre più corto, e la
paura. Ecco, a quel ragazzo, tutti, da Nord a Sud, dobbiamo dire grazie.
Grazie per aver resistito, grazie per essere uscito da quell’inferno,
grazie per aver costruito una vita nuova, una famiglia, un lavoro. Un
Paese.
Grazie, e perdonaci ragazzo, se puoi. Perdonaci perché
fascismo e razzismo stanno tornando. Le parole d’ordine invadono piazze,
salotti televisivi, tracimano nei social-network. Siamo soddisfatti
perché dall’altra sponda del Mediterraneo non arrivano più quelli, i
neri, stupratori e portatori di malattie terribili. “Lo nero periglio
che viene da lo mare”, siamo sempre il Paese in bilico tra L’Armata
Brancaleone e la tragedia delle leggi razziali. Siamo contenti e non ci
chiediamo cosa accade nei lager libici dove quei disperati sono
trattenuti. Né ci indignano i reportage che parlano esplicitamente di
trattative italiane con i peggiori tagliagole libici. Perdonaci, se
puoi, caro ragazzo in fuga dalla crudeltà nazista nelle campagne di
Orte. Perché al vomito razzista e fascista che si sta impossessando del
Paese, non riusciamo ad opporre parole e pensieri credibili e forti.
Siamo deboli, intimiditi. “Buonista”, “radical chic”, sono i timbri da
appiccicare addosso a chi parla di solidarietà, umanità, accoglienza. E
allora dilagano le ronde contro gli immigrati, sulla scena si
riaffacciano le bandiere nere, le periferie metropolitane abbandonate
hanno trovato nello straniero “invasore” il nemico da combattere. Poveri
contro poveri. Hanno vinto loro, caro ragazzo in fuga, e a noi manca il
tuo coraggio.