Il Fatto 11.9.17
Orrore in Scozia: una fossa comune con 400 bimbi nell’ex orfanatrofio
Figli di nessuno
La struttura, chiusa 36 anni fa, era gestita dalle suore
Orrore in Scozia: una fossa comune con 400 bimbi nell’ex orfanatrofio
di Sabrina Provenzan
Quattrocentodue.
Neonati, bambini piccoli e piccolissimi. Accatastati in una fossa
comune, in un campo anonimo, nei pressi dell’orfanotrofio cattolico di
Smyllum Park, nel Lanarkshire, in Scozia. Una scoperta sconvolgente,
frutto della determinazione dei giornalisti dello scozzese Sunday Post
in collaborazione con il quarto canale di BBC Radio.
In
quell’orfanotrofio, gestito dalle suore dell’ordine delle Figlie della
Carità di san Vincenzo di Paola, fra il 1864 e il 1981, quando fu
chiuso, passarono 11.600 bambini. Piccoli senza più famiglia, o affidati
all’istituto da famiglie troppo povere per occuparsene.
Come
Eddie McColl, 73 anni, finito a Smyllum con i fratelli John, William,
Stephen e Francis dopo la morte del padre. “Era un inferno. Venivamo
puniti per qualsiasi sciocchezza. Mi ha segnato per sempre”.
Eddie
e i suoi fratelli lasciarono Smyllum nel 1961. Tutti tranne Francis, il
più piccolo. “Un giorno ricevetti una chiamata. Francis era in
ospedale, aveva avuto un incidente. Ma non mi dissero mai dove fosse o
cosa fosse accaduto. Dopo un mese lo cercai all’orfanotrofio. Era morto.
Nessuno ci aveva informato”. Sono molti i “sopravvissuti” segnati da
quegli anni di abusi, percosse, violenze. Ora raccontano di bagni
gelati, nessun assistenza medica, i pochi regali di Natale confiscati.
Le visite dei familiari regolarmente impedite.
Fra i persecutori
più crudeli Charles Forsyth, lui stesso un bambino di Smyllum. Riposa
nel cimitero dell’orfanotrofio, a pochi metri dalla fossa comune, con le
suore e altri membri dello staff. Ma per le vittime di sevizie,
malnutrizione e incuria, raccontano i sopravvissuti e sembrerebbero
confermare le ricerche, le suore non avevano pietà. A ricordarli non ci
sono lapidi. Sono stati gettati in buche anonime nel terreno. Bambini di
nessuno. La verità sulle loro storie e sulla loro morte non sarebbe
forse mai emersa se due di quei sopravvissuti si fossero rassegnati,
come tanti altri, a non sapere mai.
Nel 2003, Franck Docherty e
Jim Kane, già ospiti di Smyllum, scoprono, in una zona abbandonata del
cimitero del paese, una fossa con resti umani. Cadaveri di bambini.
L’orfanotrofio è chiuso da anni ma le suore della Carità gestiscono
ancora la parrocchia del paese. I due uomini riescono, con fatica, ad
ottenere un’ammissione dalle religiose: dai loro registri risulta che in
quel cimitero siano sepolti 120 piccoli. Docherty and Kane sono
convinti che le vittime siano molte di più, ma muoiono lo scorso anno
senza riuscire a provarlo. Sono i giornalisti a raccogliere il testimone
con un immane lavoro di inchiesta. La disamina di oltre 15mila
certificati di morte porta alla conclusione che a Smyllum morisse un
bambino ogni tre mesi. Fra loro c’è Francis. Morto a 13 anni per
emorragia cerebrale. Ad Eddie qualcuno aveva detto che il fratello era
stato colpito con una mazza da golf. Il certificato di morte sembra
confermarlo.
Storia atroce, che ricorda quella dell’Istituto delle
suore di Tuam, in Irlanda, l’ex orfanotrofio cattolico dove nel marzo
scorso è stata confermata l’esistenza di una fossa comune: 800 bimbi
morti tra gli anni Venti e gli anni Sessanta del secolo scorso. E
potrebbe essere solo l’inizio di un’inchiesta molto più ampia. Ad
accertare la verità si è impegnato pubblicamente il Primo Ministro
scozzese Jack McConnell. Da mesi, sulle rivelazioni di vittime e
familiari indaga lo Scottish Child Abuse Inquiry, che ha sentito fra gli
altri due rappresentanti delle Figlie della Carità. Avrebbero
dichiarato di non aver trovato prove di abusi, ma non hanno fatto
commenti sul numero di corpi nella fossa comune. “I nostri valori sono
contrari a qualsiasi forma di abuso. Offriamo le nostre sincere e
profonde scuse a chiunque abbia sofferto mentre era affidato a noi”
hanno dichiarato.
Intanto, un portavoce della Chiesa di Scozia ha
preso le distanze, chiarendo che le Figlie della Carità hanno sempre
operato come organizzazione separata. Negli Anni Novanta, l”Inferno” è
stato ristrutturato. Oggi ospita case private.