Corriere 7.9.17
Modì, il verdetto del super esperto «Almeno tre dei dipinti sono falsi»
dal nostro inviato Andrea Pasqualetto
Il caso delle 21 opere sequestrate a Genova. Lo scontro internazionale tra i big dell’arte
GENOVA
Tre esperti d’arte che accusano, due che si difendono. E, in mezzo, le
opere attribuite ad Amedeo Modigliani e finite sotto sequestro perché
sospettate di falso. L’indagine della Procura di Genova sulla mostra di
Palazzo Ducale, chiusa il 16 luglio scorso e funestata dalla clamorosa
scelta di mettere i sigilli a 21 delle 70 opere in esposizione, si
profila sempre più come un intrigo internazionale. Sotto inchiesta sono
finiti Joseph Gutmann, mercante d’arte ungherese e prestatore di 11 dei
quadri sequestrati, Massimo Vitta Zelman, presidente della società
organizzatrice Mondo Mostre Skira, e Rudy Chiappini, curatore della
mostra di Genova.
A sostenere l’accusa di falso un paio
agguerritissimi esperti dell’opera di Modigliani come il francese Marc
Restellini, collaboratore per molti anni dell’Istituto Wildenstein di
Parigi e direttore della Pinacoteca della capitale transalpina, e il
collezionista e studioso Carlo Pepi, fondatore e già direttore della
Casa Natale Amedeo Modigliani e membro degli «Archivi legali Amedeo
Modigliani». Con loro, incaricata dagli investigatori del Ministero dei
Beni culturali a dare un parere sulle opere sospette, la storica
dell’arte Maristella Margozzi che lavora al Mibact. Giudizio decisivo,
il suo, quando è stato disposto il sequestro.
Spunta il documento
finora cardine dell’inchiesta, cioè la relazione Margozzi che raccoglie i
pareri del terzetto, dipinto per dipinto. In sintesi, tre sono le opere
bollate da tutti come false: la «Cariatide Rossa», che arriva a Genova
da un collezionista privato di San Francisco; il «Nudo disteso»,
prestato da un collezionista svizzero; e il «Ritratto di Maria» di una
collezionista privata americana, transitato attraverso Global art
exhibitions. «In questi casi la contraffazione è abbastanza evidente —
conclude l’esperta —. Le opere sembrano copiate». Per altri tre dipinti,
che vengono attribuiti alla collaborazione fra Modigliani e l’amico e
pittore Moise Kisling, risulta invece falsa la «firma» dell’artista
livornese. «Concordo pienamente con Pepi e Restellini: nessun intervento
di Modì». Poi ce ne sono 9 «fortemente dubbie». Fra le «indiziate» pure
il «Ritratto di Hanka Sborowska», sottoposto a tutela statale con un
vincolo che risale al 1972. «Tuttavia, nutro qualche perplessità anche
su questo», sospetta Margozzi. Sui restanti dipinti, i pareri non sono
univoci e dunque permangono dei dubbi. Una cosa è però certa: se davvero
si tratta di falsi, significa che molte mostre su Modigliani dove erano
stati esposti sono da considerarsi truffaldine: Pisa, Torino, Roma,
Milano, Venezia, Seul eccetera. Confermando così l’amara coche uno dei
più grandi e amati pittori del Novecento è anche il più falsificato. In
gioco ci sono valori immensi, che potrebbero lievitare in vista del
2020, centenario della sua morte. Sarà un anno di eventi e denari,
ragione per la quale sull’indagine sta gravando una certa tensione.
Dietro le quinte, aleggia il fantasma di Christian Gregori Parisot, ex
presidente degli Archivi Modigliani, collaboratore della figlia
dell’artista Jeanne. Un vecchio «maestro» di Restellini che ha
conosciuto nel 2013 l’onta delle manette per una vicenda di falsi. I
due, da qualche anno, hanno incrociato le spade.
«Inizialmente
Gutmann si serviva di Parisot per legittimare opere di Modigliani — ha
dichiarato Restellini agli inquirenti —. Quando è stato arrestato,
Guttmann l’ha rimpiazzato con Rudy Chiappini». Sentito da chi indaga,
Chiappini ha respinto le accuse: «Tutti i quadri esposti a Genova sono
stati cercati da noi perché ne conoscevamo la storia. Ricordo che
Modigliani dipingeva spesso due quadri aventi lo stesso soggetto con
particolari dissimili. Non si tratta di falsi ma di opere distinte». Nel
frattempo il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio ha disposto una
consulenza incaricando altri tre esperti, che concluderanno il lavoro
più avanti.
Oggi è previsto un primo confronto davanti al
Tribunale del Riesame di Genova, al quale gli avvocati Massimo Boggio e
Cesare Dal Maso hanno chiesto il dissequestro della maggior parte delle
opere d’arte. L’impressione è che la guerra su Modì sia solo ai primi
colpi di cannone.