Corriere 7.9.17
La Corte Ue boccia i Paesi dell’Est: ospitate i migranti
Uno schiaffo all’Est sui rifugiati: rispettare le quote
La sentenza: giusti i ricollocamenti dei rifugiati
La Corte di Giustizia europea respinge i ricorsi di Ungheria e Slovacchia
di I. C.
BRUXELLES
La Corte europea di giustizia di Lussemburgo ha respinto il ricorso di
Ungheria e Slovacchia, presentato per vedere approvato il loro rifiuto
di accogliere le quote di rifugiati provenienti da Italia e Grecia
decise dai governi Ue a maggioranza. Per gli eurogiudici questa
soluzione temporanea «contribuisce effettivamente e in modo
proporzionato a far sì che Grecia e Italia possano far fronte alle
conseguenze della crisi migratoria del 2015», che provocò «una
situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di
migranti».
Il governo ungherese di Viktor Orbán, già sottoposto
dalla Commissione europea a una procedura d’infrazione per non aver
accettato le quote di rifugiati (con Polonia e Repubblica Ceca), ha
definito la sentenza «irresponsabile, pericolosa e inaccettabile». Anche
il premier slovacco Robert Fico, che ha accolto un numero minimo di
rifugiati per evitare la procedura d’infrazione, ha contestato il
verdetto, pur promettendo di rispettarlo. Il commissario Ue per
l’Immigrazione, il greco Dimitris Avramopoulos, dopo una riunione della
Commissione europea a Bruxelles incentrata sull’emergenza migranti, ha
espresso soddisfazione per la decisione della Corte Ue. Ha sostenuto che
dovrebbe ora convincere Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca a «mostrare
piena solidarietà» sui rifugiati. In caso contrario ha ventilato il
ricorso alla Corte di giustizia per la definizione delle multe previste
dalla procedura d’infrazione. Il verdetto degli eurogiudici lo ha
considerato utile anche per rilanciare la riforma del Trattato di
Dublino, che assegna i rifugiati al primo Paese di arrivo (penalizzando
Italia e Grecia), e ha annunciato una proposta «entro fine anno».
Avramopoulos
ha indicato in 27.695 i rifugiati ricollocati nei Paesi Ue dalla Grecia
(19.244 soprattutto siriani) e dall’Italia (8.451 in gran parte
eritrei) sui 120 mila (o 160 mila) previsti. Il meccanismo temporaneo
non sarà però esteso dopo la scadenza del 26 settembre prossimo e verrà
applicato solo a quanti hanno già ottenuto lo specifico status (circa 7
mila dall’Italia e circa 5 mila dalla Grecia). L’emergenza nel
Mediterraneo sembra essersi arrestata. Secondo il commissario greco gli
sbarchi sulle coste italiane sono diminuiti dell’81% in agosto e del 66%
in luglio rispetto allo stesso periodo del 2016, grazie anche al
«lavoro positivo fatto lungo la rotta del Mediterraneo centrale con
tutti i partner coinvolti, inclusi i governi di Libia e Niger». In
Grecia la flessione è indicata nel 97% dopo l’accordo Ue-Turchia. Oltre
11 mila migranti sono stati convinti dall’Organizzazione internazionale
per l’immigrazione a tornare volontariamente nei Paesi di origine dalla
Libia e dal Niger.
«Grazie alla cooperazione con le agenzie
dell’Onu e con i nostri partner africani abbiamo raggiunto alcuni
risultati iniziali incoraggianti per le nostre priorità — ha commentato
la vicepresidente della Commissione europea e responsabile Esteri dei
governi Ue Federica Mogherini —. Stiamo mettendo a punto un sistema per
gestire in modo congiunto e sostenibile, nel pieno rispetto dei diritti
umani, una situazione che richiede un solido partenariato, una
condivisione delle responsabilità, solidarietà e un impegno costante».
I. C.