Corriere 6.9.17
Sicilia, Pisapia contro Mdp. Poi la tregua
Le critiche per la scelta di correre da avversari del Pd. L’incontro con Speranza: continua il percorso unitario
Bersani: serve discontinuità, mai con Alfano. E l’ex sindaco punta a un ticket di centrosinistra Micari-Fava
di Monica Guerzoni
ROMA
Prima lo schiaffo a distanza, poi la stretta di mano dal vivo. I
rapporti tra il mondo di Pisapia e quello di Bersani vanno avanti così,
sull’orlo della rottura ecco che scoppia una scintilla di pace. È
accaduto anche ieri, quando l’ex sindaco di Milano ha finalmente
incontrato Roberto Speranza e messo nero su bianco l’impegno a non
mandare all’aria le nozze fra Campo Progressista e Articolo 1 - Mdp, il
partito nato dalla scissione del Pd.
In via Zanardelli, nuova
«ditta» di bersaniani e dalemiani, Pisapia ha confermato l’intenzione di
andare avanti col «percorso unitario nazionale per la costruzione di un
nuovo centrosinistra, in discontinuità con le attuali politiche del
Pd». E anche se nelle urne del 5 novembre dovessero arrivare divisi, i
rispettivi gruppi dirigenti la prossima settimana si incontreranno.
La
nota congiunta non era scontata, visto com’erano andate le cose al
mattino. Pisapia scende dal treno, si chiude con la sua piccola squadra
in un centro congressi alla stazione Termini e, quando ne esce, scuro in
viso, liquida brusco la politica dei compagni di strada: «Mdp in
Sicilia? Ha fatto scelte che non condividiamo». E se Bersani poco prima
aveva fatto il pompiere smentendo tensioni, Pisapia smentisce Bersani:
«C’è da chiarire se rivive il progetto originario di una coalizione di
centrosinistra, sfidante rispetto al Pd». Parole che avevano fatto
esultare i renziani, convinti che il sogno del partito di sinistra
coltivato da D’Alema sotto la guida dell’«ineffabile avvocato» milanese
stesse per naufragare sui lidi siciliani.
E invece no, la giornata
del centrosinistra è scandita dai colpi di scena. Chi nel Pd si
aspettava il via libera di Pisapia alla candidatura del rettore Fabrizio
Micari rimane deluso, perché l’ex sindaco non intende giocare «una
competizione nazionale fondata su uno schema di alleanze ambigue e
innaturali rispetto al mondo progressista». Nella nota il nome di Alfano
non c’è, ma è al ministro degli Esteri che Pisapia si riferisce quando
stoppa gli «schematismi nazionali» che hanno messo d’accordo il leader
di Ap con Matteo Renzi. E ce n’è anche per Bersani e compagni, ai quali
rimprovera l’«autolesionismo» che li porta a fare in Sicilia mera
testimonianza.
Ecco allora la ricetta di Pisapia per battere il
tafazzismo e non arrivare al voto con due candidati, regalando la
Sicilia a Berlusconi o a Grillo: azzerare tutto e chiedere a Micari e al
candidato di Mdp Claudio Fava di aprire il dialogo «per costruire una
piattaforma programmatica unitaria, non inquinata da ambiguità». Un
ticket Micari—Fava? La formula potrebbe essere questa. Il rettore è
pronto a raccogliere il guanto di sfida che gli ha lanciato Fava,
sfidandolo al duello con le primarie.
Roberto Speranza è contento
perché l’incontro dal suo punto di vista ha spazzato via le ambiguità.
«Se salta l’alleanza con Alfano e quella di centrosinistra ridiventa una
coalizione classica il giorno dopo si fanno le primarie — spera in una
ricucitura il coordinatore di Mdp — Noi non abbiamo rotto perché siamo
matti, ma perché Renzi ha trasformato Alfano nel perno della coalizione,
facendo uno scambio sulla legge elettorale».
Nel Pd la prendono
male. Lorenzo Guerini, regista dell’accordo con Alfano, dà voce ai
sospetti del Nazareno: «Forse da parte di qualche dirigente di Mdp c’è
la voglia di danneggiare il Pd sulla pelle dei siciliani». A sera, a In
Onda su La7, Pier Luigi Bersani si mostra stupito per l’uscita di
Guerini, che un tempo riteneva uno dei migliori al Nazareno. In compenso
con Pisapia «i rapporti sono fra il buono e l’ottimo», ma certo l’ex
segretario riconosce che di ombre da fugare ce ne sono parecchie: «Se
vuole una discontinuità e un centrosinistra pulito ci siamo. Ma se vuole
Alfano e compagni, c’è qualche problema». Può suonare strano detto da
uno che se n’è andato, ma Bersani non disdegnerebbe un invito alle Feste
dell’Unità. Quando quelli del Pci buttarono fuori quelli del Manifesto
li invitarono, ricorda. «Oggi invece parlano tra loro».