martedì 5 settembre 2017

Corriere 5.9.17
Nord Corea Srl
Kim pazzo? No, un amministratore delegato che tenta di risollevare il suo gruppo in crisi
di Guido Olimpio e Guido Santevecchi

PECHINO-MILANO Le ultime immagini di Kim Jong-un lo mostrano in gessato, con la giacca alla Mao, seduto intorno a un tavolo con quattro dirigenti. Poi mentre firma un ordine esecutivo: quello per il test della Bomba perfetta, all’idrogeno. Per qualcuno il leader è irrazionale, ma questa sembra una scusa per ammettere di non avere un piano per fermarlo. C’è invece un’altra versione, più propositiva.
Kim si comporterebbe come il dinamico amministratore delegato arrivato al vertice di un gruppo in grave crisi: la Nord Corea i cui cittadini (i dipendenti) hanno dovuto tirare la cinghia e morire letteralmente di fame negli anni della stagnazione durante la direzione di Kim Il-sung e Kim Jong-il. Guardare al giovane Kim, 33 anni, come a un manager, un ceo, chief executive officer come si dice nel mondo degli affari, permette di «esaminare le sue qualità di capo, invece che perdersi dietro discussioni sulla sua salute mentale», ha scritto su Foreign Affairs David C. Kang, professore della University of Southern California.
Missili e pubblicità
Solo una suggestione da accademico? Ci sono diversi fatti a sostegno della tesi. Che cosa fa un neo amministratore delegato per risollevare le sorti del suo gruppo? Impone una nuova visione, nuovi obiettivi, motiva il personale ma taglia anche molti quadri incapaci di seguire il nuovo corso (le epurazioni tra il 2012 e il 2013 nel caso di Kim). Soprattutto migliora il prodotto: missili e arsenale nucleare, il ramo principale dell’azienda. E se ha i fondi sufficienti lancia anche una grande campagna pubblicitaria: questa in realtà gliela fanno gratuitamente gli avversari come Trump che non fanno mancare dichiarazioni a effetto («fuoco e furia», «le armi sono cariche» ha detto tra l’altro il presidente via tweet).
La visione che il ceo-Maresciallo ha prospettato al suo consiglio d’amministrazione, generali e dignitari, si chiama «Byungjin» — linee parallele — e implica lo sviluppo contemporaneo dell’economia nazionale e della forza militare. Burro e cannoni, o meglio: burro, bombe atomiche e missili intercontinentali. Questa dottrina è stata enunciata il 13 aprile del 2013 e ha sostituito la linea unica del padre di Kim, il «Songun» che significava «prima le forze armate».
Il Pil in crescita
Byungjin è solo uno slogan o ci sono stati risultati concreti? Difficile leggere i dati dell’economia nordcoreana, ma nonostante le sanzioni, è stato calcolato che nel 2016 il Prodotto interno lordo sia cresciuto del 3,9%. Spiega Byung-Yeon Kim, professore della National University di Seul, nel libro «Unveiling the North Korean economy» che il miracolo è frutto di un inizio di riforme di mercato nel Paese più chiuso del mondo. In Nord Corea il ceo Kim ha permesso l’apertura di circa 400 mercati con circa 600 mila punti vendita: durante una visita a Pyongyang il Corriere ne ha potuto vedere diversi che distribuiscono cibo e articoli per la casa, frutto dell’eccesso di produzione delle aziende statali. E poi ci sono mercati «non ufficiali», ma tollerati. L’economista di Seul valuta che questo sistema parallelo ormai fornisca tra il 70 e il 90 per cento del reddito delle famiglie.
Ma qual è l’obiettivo strategico? Gli analisti che hanno sempre definito lo sviluppo bellico come lo scudo al trono di Kim ora ne sottolineano il carattere offensivo. Da qui la realizzazione di armi per potere resistere in una sfida e avere molte più opzioni. Cannoni, razzi, sommergibili, vettori a lungo raggio, Bomba, gas chimici, operazioni speciali, omicidi all’estero. Certo, non c’è confronto con la potenza americana, però il Maresciallo è riuscito a mettere in piedi un dispositivo in grado di raggiungere l’America ma anche di annichilire Seul e sferrare missioni destabilizzanti.
Lo scenario più inquietante è che punti alla «acquisizione» dell’azienda rivale: la Corea del Sud. Con l’arma del ricatto. Perché alla fine la domanda è sempre quella: un presidente americano rischierebbe uno strike nucleare su Los Angeles per difendere Seul? O la lascerebbe al suo destino? L’amministratore delegato Kim sembra purtroppo credere nella seconda opzione. La sua azienda potrebbe chiamarsi Nord Corea Srl, società a responsabilità limitata. Molto limitata.