Corriere 5.9.17
«Felici di colpire la famiglia Buondì La ragazzina? Forse la salveremo...»
di Leonard Berberi
Il pubblicitario dello spot che fa discutere: «L’azienda? Subito entusiasta dell’idea»
Uccidete la mamma. Uccidete il papà. Entrambi con un asteroide. E davanti alla figlia. Come vi è venuto in mente questo spot?
«La
pubblicità dove coniugare golosità e leggerezza, come il prodotto al
centro del messaggio. Così ci è sembrato sensato rompere lo stereotipo
della famiglia italiana dell’advertising, dove tutti sono precisi, tutti
sono perfetti. Le cose sono cambiate, anche la famiglia non è più
quella rappresentata da tempo», risponde Alessandro Orlandi, direttore
creativo dell’agenzia Saatchi & Saatchi che ha curato — assieme
ad altri colleghi — la campagna pubblicitaria del Buondì Motta (del
Gruppo Bauli). Quella dove una bambina reclama una colazione «leggera,
ma invitante». Intanto piovono corpi celesti. Sui genitori. E, tra poco,
un altro personaggio.
Su YouTube il primo video ha registrato
oltre 1,4 milioni di visualizzazioni, il secondo quasi 600 mila. Le
polemiche non sono mancate, così come gli apprezzamenti. Gli hashtag. E i
tormentoni web.
Orlandi, cosa vi ha ispirato durante l’ideazione?
«Abbiamo
usato un’ironia tipica del web, ci siamo messi in discussione perché la
tv è diventata vecchia, anche per colpa di noi pubblicitari. Bisognava
scagliarsi contro l’idea di famiglia mostrata finora».
Cos’è successo subito dopo la prima pubblicità?
«I
primi a reagire online sono stati gli haters , gli odiatori,
contestando la scelta di aver fatto fuori una madre. Poi però si è
attivato il pubblico più pensante che ha apprezzato la pubblicità».
E l’azienda come ha reagito quando ha visto gli spot?
«Erano entusiasti: ci ha permesso di fare qualcosa di forte. A quel punto tutti ci siamo detti “ora vediamo come va”».
Vi aspettavate questo esito?
«Sapevamo
che avrebbe fatto un po’ di rumore, ma non così tanto. Già l’anno
passato, con il promo del panettone (contestato da alcuni vegani, ndr ),
il cliente aveva capito l’ironia e il coraggio come valori fondanti del
marchio Motta».
Il prodotto è diventato anche un «meme», un
tormentone online: il dittatore nordcoreano Kim Jong-un non ispeziona
più una testata a idrogeno, ma il Buondì...
«Lo stiamo vedendo ed è
bellissimo. Siamo usciti dal contesto televisivo e giriamo sui social.
Del resto l’obiettivo non è fare la pubblicità migliore, concetto
peraltro opinabile, ma diversa e che finisce su più piattaforme».
Da domenica c’è anche il padre che fa una brutta fine.
«Il
suo ingresso l’abbiamo dovuto anticipare di una settimana proprio per
la reazione che c’è stata. Così come faremo con il terzo protagonista».
Chi sarà?
«Il postino. Lo spot doveva andare in onda a gennaio, ma lo vedrete in tv prima».
Perché avete scelto proprio l’asteroide?
«Perché
è l’elemento richiamato da una persona scettica assieme ai fulmini. Ha
vinto l’asteroide proprio per il suo forte nonsense».
Sui social
in tanti chiedono di far fare una brutta fine alla ragazzina. C’è chi
suggerisce di «regolare meglio la traiettoria dell’asteroide».
( ride ) «Ho letto... vedremo. Tutti vogliono sapere come andrà avanti. Segno che la campagna funziona».
Ci saranno altre puntate?
«Parleremo con il committente. Personalmente non lo allungherei, ma la decisione finale spetta al Gruppo Bauli».
Per alcuni la pubblicità segna un punto di rottura...
«Negli
spot di prodotti alimentari i soggetti si vedono sempre mentre
mangiano. In questo, invece, no: metà della campagna non mostra il
dolce, l’altra metà fa vedere un cartello con il dolce».
In Italia ci sono ancora argomenti tabù anche per voi?
«Diversi. La religione, per esempio, è uno di questi».