Corriere 27.9.17
«Cambio partito» Il record di 526
di Dino Martirano
ROMA
Negli anni della Prima Repubblica — con i partiti più che granitici e
con le preferenze conquistate sul territorio — i «cambi di casacca» dei
parlamentari erano una rarità. Clamoroso, nel 1975, fu il voltafaccia
del super ministro dc Fiorentino Sullo che, sotto il pressing
interessato del conterraneo irpino Ciriaco De Mitra, se ne andò con i
socialdemocratici per poi tornare indietro nel 1983. Oggi invece — con i
partiti deboli e con gli eletti che non riescono a scrollarsi di dosso
l’etichetta di «nominati» — serve il pallottoliere, se non una
calcolatrice, per tenere il conto dei deputati e dei senatori che
cambiano squadra.
E questa XVII legislatura ha già stracciato
tutti i record: un puntiglioso calcolo fatto da Openpolis fissa a quota
526 i «cambi di casacca» (297 alla Camera, 229 al Senato) registrati dal
febbraio del 2013 che poi fanno 10 cambi di gruppo al mese. Il doppio
della scorsa legislatura.
I parlamentari interessati dalla quella
che con termine agropastorale viene definita la «transumanza» sono in
totale 337 (il 35,4% degli eletti). Molti di loro hanno abbandonato il
partito di origine sull’onda delle scissioni ma ora c’è anche la
contro-onda di ritorno. L’ultimo in ordine di tempo si chiama Gianfranco
Sammarco che riappare in Forza Italia dopo una parentesi lunga 4 anni
trascorsa nel partito di Angelino Alfano. Hanno seguito lo stesso
percorso alla Camera Nunzia Di Girolamo e Alberto Giorgetti, i senatori
Renato Schifani, Antonio D’Alì, Antonio Azzollini, Massimo Cassano. E
nel flusso di rientri nel partito di Berlusconi, al Senato ci sono anche
Mario Mauro, Enrico Piccinelli e Domenico Auricchio. E c’è da
domandarsi cosa faranno in questo ultimo scorcio di legislatura i
transfughi di Forza Italia che hanno seguito Denis Verdini
nell’avventura di Ala.
Il Pd, con la scissione dei bersaniani di
Articolo 1 di febbraio scorso, ha perso 22 deputati in un solo colpo e
di recente ha pure ceduto Francantonio Genovese (con tutti i suoi guai
giudiziari) direttamente a Forza Italia. Ma è pure vero che il partito
di Renzi ha attirato nel suo gruppo alla Camera parlamentari da destra e
da sinistra con un saldo negativo di appena 8 unità. In casa dem sono
finiti molti ex Sel guidati da Gennaro Migliore, gli orfani di Scelta
civica di Andrea Romano e pure una pattuglia di grillini (Tommaso Currò,
Sebastiano Barbanti e Gessica Rostellato).
Il Movimento Cinque
Stelle — che vorrebbe introdurre un vincolo di mandato per i
parlamentari, vietato dall’articolo 67 della Costituzione — è l’unico
partito che ha perso 21 deputati (tutti confluiti inizialmente nel
Misto) senza acquisirne nemmeno uno.
Le porte girevoli attraverso
le quali sono passati molti dei transfughi sono quelle del Gruppo Misto.
Alla Camera, il presidente Pino Pisicchio, che ci tiene a ricordare di
aver rinunciato all’indennità per la carica, ha provato a proporre
correttivi in sede di Comitato per la riforma del regolamento: minimo 30
deputati (oggi ne servono 20) per costituire un gruppo e aumento da 3 a
5 per formare una componente nel Misto. Ma il vero nodo, ancora non
risolto, sono i 49 mila euro all’anno che il deputato in fuga porta in
dote al nuovo gruppo.