domenica 24 settembre 2017

Corriere 24.9.17
Rosatellum, il Nazareno teme il blitz della minoranza dem
I dubbi di Renzi: ce la facciamo?
di Monica Guerzoni

ROMA «Speriamo ci siano i numeri...». Renzi non bluffava quando ieri, da Trani, ha rilanciato l’auspicio che l’Aula della Camera non impallini anche l’ultimo tentativo di riformare in extremis la legge elettorale. «Ce la facciamo?», continua a chiedere il segretario del Pd a Ettore Rosato, Lorenzo Guerini e Emanuele Fiano, i tre dirigenti che hanno in mano i fili del groviglio. E oggi dal palco di Imola, chiudendo la Festa nazionale dell’Unità, l’ex capo del governo confermerà il suo sostegno al Rosatellum 2.0, pur ribadendo che le priorità per gli italiani sono «le cose vere, i problemi veri».
La legge elettorale non sarà dunque il cuore dell’intervento di Renzi, perché il rischio che il nuovo testo faccia la fine del precedente è alto e il segretario non vuole intestarsi l’eventuale sconfitta parlamentare. Se il leader dem ha dei dubbi, assicurano i suoi, non riguardano tanto il mix di proporzionale e maggioritario concordato con Forza Italia, Lega e Ap, quanto il rischio che il testo non sopravviva all’assalto dei franchi tiratori. «Ci sono sempre stati e sempre ci saranno — ammette Rosato — Io sono ottimista ma chiedo compattezza ai gruppi, nel rispetto dell’accordo».
Per affossare la legge bastano poche decine di voti in dissenso e i conteggi del Nazareno sono da allarme rosso. La minoranza del Pd ha un’ottantina di deputati, un drappello che da solo basterebbe a far saltare il patto nel segreto dell’urna. È vero che Andrea Orlando ha dichiarato di preferire il nuovo sistema rispetto ai due usciti dalle sentenze della Consulta, ma è vero anche che il Guardasigilli insiste nel chiedere di aumentare la quota maggioritaria. «Segno che non vuole la riforma», sospettano i renziani. E poiché nel giro ristretto dell’ex premier sono convinti che il patto con Berlusconi sia «a prova di bomba», il resto dell’incertezza è nell’insistenza con cui Cuperlo invoca il voto disgiunto. «Per Forza Italia è inaccettabile, come le preferenze — avvertono al Nazareno — Basta che passi un solo emendamento e la legge è morta».
Con mezzo Pd che vuole il premio alla coalizione, da Orlando a Franceschini, l’ex premier ha ben chiaro il rischio di fare «la parte del cattivo», colui che in fondo preferisce votare con il proporzionale e i capilista bloccati. «Se andiamo alle elezioni col Consultellum Prodi e Veltroni ci sparano addosso» è il timore che aleggia al Nazareno, i cui dirigenti assicurano di avere tutto l’interesse ad approvare il Rosatellum. Primo, perché mette in difficoltà il M5S. Secondo, perché per prendere un centinaio di seggi al Pd basterebbe una coalizione che nei collegi tenesse dentro Pisapia.
Il movimento di D’Alema e Bersani denuncia l’«imbrogliellum» e Renzi non crede nemmeno un poco al miracolo di un accordo con i fuoriusciti: «Mi odiano e basta». Ma non sarà lui a dire che l’alleanza di centrosinistra non s’ha da fare. Non a caso Maurizio Martina vede nel Rosatellum «la possibilità di un nuovo lavoro unitario» e sprona gli ex compagni ad «aiutare il Pd invece di dire sempre no». Siamo al gioco del cerino. Bersani propone le primarie tra Renzi e Pisapia, ma è una finta apertura, visto che vuole in cambio il Mattarellum: «Rosato dice che l’abbiamo bocciato noi? È una menzogna».
Lo scompiglio si avverte anche tra i renziani. C’è chi si sente più al sicuro con le leggi della Consulta e chi si è convinto che il Rosatellum favorisca l’unità del centrodestra. Con un listone Berlusconi, Salvini e Meloni potrebbero raggiungere il 40% e agguantare il premio, traguardo che per Renzi è un miraggio.
Cosa abbia in mente Mdp lo teorizzava Orlando l’altra sera a Cesenatico, alla Summer School di Lavoro&Welfare: «La reazione di D’Alema è così dura perché vuole che Renzi perda le elezioni, così noi usciamo e lui rifá il centrosinistra dalle macerie del Pd».