Corriere 21.9.17
«Coalizione? Il Pd non candidi Renzi» Gelo di Pisapia. E D’Alema: mai con loro
L’ex sindaco: facciano le primarie. L’ex premier: con legge elettorale anti Mdp basta fiducia
di Monica Guerzoni
REGGIO
EMILIA L’ultimatum arriva a sorpresa e strappa l’applauso ai militanti
di Sinistra Italiana, tra le bandiere rosse e le magliette con Che
Guevara: «Se il nostro voto è determinante non puoi pensare che noi
reggiamo il moccolo mentre tu fai la legge elettorale con Salvini...».
La bozza di legge elettorale a dir poco lo disgusta e Massimo D’Alema
cerca gli aggettivi più efficaci per stopparla: «È una legge mostruosa,
un pasticcio, una porcheria, un obbrobrio che consegna il Paese alla
destra. Una follia. Pur di fare del male a noi il Pd produce del male
anche a se stesso». Il messaggio è chiaro. Se il nuovo testo passa, Mdp
staccherà la spina a Gentiloni.
A Reggio Emilia, accolto da Nicola
Fratoianni, D’Alema arriva per un confronto con Fabio Mussi, suo
compagno di stanza (e di scorrazzate in moto) ai tempi della Normale di
Pisa. L’abbraccio a dieci anni dalla scissione di Sinistra democratica è
da foto ricordo, ma quando da Imola filtrano le dichiarazioni di
Giuliano Pisapia l’ex premier sfoga tutto il suo fastidio per come la
stampa lo rappresenta: «Mi sono stufato di fare la parte del cattivo,
dello sfasciacarrozze... Dove sarebbe la differenza di linea tra noi? Io
sono uno studioso di Pisapia, è dal primo luglio che stiamo dicendo le
stesse cose».
Per una sera sembra davvero così e D’Alema prova a
dissimulare la soddisfazione quando gli riportano le frasi di Pisapia.
«L’unica svolta possibile è che il Pd guardi a sinistra e non a destra,
dicendo apertamente che non è autosufficiente e che il candidato non
sarà il segretario del Pd — è la frase che fa scoppiare la pace a
distanza — Se vogliono la coalizione facciano le primarie».
Cento
chilometri separano Reggio Emilia da Imola e D’Alema intende azzerarli a
colpi di notizie: «Entro novembre avremo il nome e il simbolo e alle
elezioni ci presenteremo nella stessa lista». Il presidente di
Italianieuropei guarda oltre le urne e conferma il traguardo di «una
nuova forza politica che non sia soltanto un cartello di sigle». E
allora basta con le polemiche, basta con «i litigi e i pettegolezzi
inutili».
Pisapia, scandisce più volte D’Alema, ha parlato di una
formazione politica alternativa al Pd, di discontinuità di politiche e
di leadership: «Poteva dirlo impugnando la sciabola, lo ha detto con
garbo ma è un discorso assolutamente chiaro». E quando Alessandro De
Angelis gli chiede se dopo il voto sarà possibile un accordo, l’ospite
d’onore frena: «Oggi non ci sono le condizioni per una alleanza con il
Pd». Ma attenzione alla frammentazione di liste e di gruppi «che
litigano attorno al baratro del 3 per cento», avverte, perché se si crea
«distacco e disgusto si rischia seriamente un Parlamento nel quale la
sinistra non ha voce».
Prevede per il Pd «una disastrosa sconfitta
in Sicilia», assicura che gli ex ds non sono «usciti dal partito
personale per fare un partitino personale» e scaccia via ombre e dubbi
sulla leadership: «La scelta di Pisapia non ha il segno sgradevole della
prevaricazione, può rappresentare al meglio tutte le sigle. Ma è
evidente che l’esercizio di questo ruolo passa per una collegialità.
Penso a un capolista, un primus inter pares. Quella del candidato
premier è una finzione». Da Roma arriva la notizia che Anna Finocchiaro è
pronta a «chiudere in pace» la sua esperienza parlamentare se riuscirà a
far approvare lo ius soli. Ma è ad Andrea Orlando che D’Alema ha voglia
di inviare un saluto: «Qualcuno che abbiamo svezzato malamente ci ha
chiamati gruppettari ».