giovedì 21 settembre 2017

Repubblica 21.9.17
Pisapia e i dubbi del popolo Pd “Ora ci dica da che parte sta”
Duello con Martina alla Festa dell’Unità: senza primarie niente coalizione
di Jenner Meletti

IMOLA.  Sullo schermo dietro il palco Giuliano Pisapia viene presentato come “avvocato e politico”. Ma qui, nella grande sala dibattiti, tutti conoscono il suo ruolo di fondatore del Campo progressista e sono venuti a centinaia per sapere – come dice Mauro Lelli, 63 anni, imprenditore iscritto al Pd – «da che parte sta». «Un giorno dice sì, uno no. E invece deve fare una scelta a sinistra, non per il Pd ma per il bene dell’Italia. Se lui fa un passo avanti, anche piccolo, verso il Pd di Renzi, magari anche altri che adesso stanno solo a fare polemiche magari lo seguiranno».
Baci e abbracci quando Pisapia e Maurizio Martina (lo schermo stavolta precisa che è vice segretario del Pd) si incontrano. «Hai portato anche il sereno», dice il ministro. Si annuncia una partita amichevole, con applausi per i due “compagni e amici”, messi però subito sotto torchio da Bianca Berlinguer. «Voi del Pd siete ancora convinti di essere autosufficienti e di ottenere il 40% alle elezioni. Lei, Pisapia, viene sempre invitato alle feste dell’Unità perché è il buono della situazione. I cattivi restano invece sempre fuori. Sarà possibile, anche con il suo aiuto, ricostruire un’alleanza di sinistra?». Giuliano Pisapia ripete che «non sarà mai un nemico del popolo pd», ma pianta paletti precisi. «Un’alleanza con il partito democratico? Credo che con questa legge elettorale se ne parlerà solo dopo il voto. Quando si vuole davvero fare una coalizione si dice apertamente che il candidato non sarà il segretario del Pd ma lo si sceglie attraverso le primarie. Se si dice che il candidato premier è il segretario, allora vuol dire che non si vuole fare la coalizione». Replica il vice segretario pd: «Voi potete proporre agli elettori del centro sinistra un’altra leadership ma dovete riconoscere alla nostra comunità un percorso di partecipazione straordinario, perché portare due milioni di elettori a scegliere il segretario è una prova di democrazia che va oltre il Pd». Il confronto va avanti per oltre un’ora. Pisapia: «Il Pd con il Rosatellum 2 fa una proposta peggiore di quella di alcuni mesi fa». Martina: «La proposta è l’ultimo tentativo possibile che mettiamo a disposizione di tutte le forze. Bisogna superare lo stallo. C’è una possibilità di costruire una nuova legge elettorale e il Pd si prende questa responsabilità. Nessuno porterà a casa la ‘sua legge migliore’, ma dobbiamo provare a collaborare, non diamo per scontato che le strade restino diverse».
Si aggiungono altre seggiole, la grande sala è colma. «Io non mi aspetto – dice Tosca Malagugini, segretaria di circoli pd a Rovigo – grandi novità. Ci sono personalismi che vanno oltre il consentito. Prima di fare il sindaco Pisapia era sconosciuto e adesso è uno che ha la verità in tasca. Spero che usi la ragione. Gli scontri stanno consegnando il Paese alla destra che abbiamo sempre combattuto». Sul palco c’è più fair play. E nasce anche una speranza. «C’è una strada – dice Giuliano Pisapia – per unire la sinistra: lo Ius soli. Dopo la legge di stabilità non si deve andare al voto. Restano mesi per spiegare, con una grande iniziativa, cosa rappresenti questa proposta per la crescita di civiltà del nostro Paese. Questa si chiama concretezza dell’agire».
«Sì, accetto la proposta», risponde Martina, che – caso raro nelle recenti feste del partito riesce a scaldare la “comunità del Pd”. «Il Pd deve superare le sue logiche autosufficienti e nei fatti le abbiamo superate. Ma domando agli altri: voi avete superato l’ossessione verso il nostro segretario e la nostra comunità? ».
Anche alla fine, dalla platea applausi bipartisan.