lunedì 18 settembre 2017

Corriere 18.9.17
L’offerta dem a Pisapia sul sistema di voto per sganciarlo da Mdp
di Maria Teresa Meli

ROMA Salvini è sceso in campo. Lo stesso ha fatto Di Maio. E ora tocca al Pd fare la sua mossa. L’obiettivo è quello di agganciare Pisapia o, meglio, il mondo che l’ex sindaco di Milano rappresenta, per accrescere i consensi. E per farlo, secondo la dirigenza del Nazareno, occorre dimostrare che il Partito democratico è la vera casa della sinistra: abbatterne le fondamenta farebbe il gioco del centrodestra e dei grillini.
La linea ieri l’ha data il presidente del partito Matteo Orfini: «Alle elezioni sfideremo il Pd, dice Pisapia. Noi invece sfideremo la destra e i populisti perché sono questi gli avversari della sinistra». Un modo per fare entrare in contraddizione quel mondo e per minare l’alleanza (già precaria) tra Pisapia e gli scissionisti.
E qualche risultato in realtà il Pd sembrerebbe averlo già ottenuto. Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, in strettissimi rapporti con l’ex primo cittadino di Milano, afferma: «Non può esistere il centrosinistra senza Pd. Il vero obiettivo deve essere quello di sconfiggere le destre». E in un’intervista al Manifesto il senatore Luigi Manconi, che ha partecipato martedì scorso all’incontro tra le delegazioni di Mdp e Campo progressista, rivela che Pisapia ha posto delle «condizioni» per l’intesa con gli scissionisti. E tra queste condizioni ce ne sono due significative. La prima: «Non spetta certo a noi dimettere il segretario del Pd, Renzi, eletto con una procedura democratica come le primarie». La seconda: «Il rapporto con il Pd è ineludibile».
Dunque, nonostante le polemiche pubbliche e le dichiarazioni ufficiali, la partita tra Pd e una parte della sinistra in realtà è tutt’altro che chiusa. Lo dimostra anche il fatto che tutto il partito è mobilitato su questo fronte. Lo stesso Paolo Gentiloni si è lasciato volentieri coinvolgere nell’«offensiva». E l’altro ieri alla Festa dell’Unità di Imola ha pronunciato parole chiare: «Noi abbiamo un bisogno enorme che la sinistra prenda le sue responsabilità di governo. Nel mondo c’è un’attrazione fatale per restare all’opposizione che noi non possiamo condividere. Spero che non ci sia anche in Italia». Il messaggio a Pisapia è chiaro.
Ma c’è di più. Per dimostrare che il Partito democratico fa sul serio e che non vuole soltanto assorbire l’ex sindaco di Milano e i suoi in un listone (una condizione, questa, che Pisapia ha già rifiutato nei suoi colloqui con gli ambasciatori del Nazareno), dal Pd hanno inviato un altro segnale a Campo progressista. Il Partito democratico sarebbe anche disposto a rivedere la legge elettorale, riprendendo in mano il Rosatellum. Cioè quella riforma che nella primavera scorsa il capogruppo alla Camera dei deputati Ettore Rosato aveva elaborato sulla base di un accordo siglato tra il Pd e Pisapia. Un Mattarellum corretto, senza lo scorporo, con una parte dei seggi assegnati secondo il sistema maggioritario nei collegi e il resto invece con il proporzionale.
Una riforma, questa, alla quale, a suo tempo si era opposta Forza Italia, mentre aveva trovato il «via libera» della Lega. Al Nazareno ritengono che Silvio Berlusconi potrebbe anche ripensarci. Certo, la strada, come spiega un renziano d’alto rango, «è molto stretta, ma è anche l’unica per fare la riforma». Una riforma che, particolare tutt’altro che secondario, consentirebbe all’ex sindaco di Milano di allearsi con il Partito democratico alle prossime elezioni e di sfuggire all’abbraccio di D’Alema e Bersani.