Corriere 18.9.17
Lo show di Prodi e Letta: Matteo stai sereno
Intervista satirica ai 2 ex premier, che cantano: il Pd era un bel sogno ed è già svanito. Il Prof: la tenda? L’ho persa
di Monica Guerzoni
CESENATICO
È solo un gioco, uno show per chiudere con il sorriso la Summer School
della Scuola di politiche di Enrico Letta. Eppure fa effetto vedere due
ex presidenti del Consiglio, stimati in Europa e nel mondo, che davanti a
300 giovani aspiranti leader si sottopongono allo «StaiserenoQuiz» di
Enrico Bertolino, Luca Bottura e Marco Damilano. Scherzano sul passaggio
della campanella nel 2014 e, sulle note di Despacito , canticchiano un
motivetto sulla fine prematura del Partito democratico: «Era un bel
sogno ed è già svanito / Ad aprile rischia il benservito».
Si
gioca al «RischiaLetta» e la domanda è per Prodi: cosa pensava Enrico
mentre passava il testimone del governo a Renzi? Romano va dritto alla
risposta A: «So io dove gli metterei il batacchio della campanella». E
giù risate, tanto che lo staff del Professore pregherà i giornalisti di
sottolineare il «tono scherzoso della mattinata», così che non si pensi
che Prodi abbia davvero dimenticato l’anno di fondazione del partito.
«Quando è nato il Pd? Boh...». E in che anno si scioglierà? «Beh, qui è
più facile».
I due «camperisti», come Letta definisce l’ex tandem
presidenziale, non hanno dimenticato, no. Ma certo hanno preso distanza
dal Pd a trazione renziana. Non hanno più la tessera e usano la metafora
del camping. «La mia tenda? L’ho messa nello zaino e l’ho perduta»,
dichiara Prodi riferendosi al viaggio che lo sta portando lontano dal
Nazareno.
E c’è anche il tempo di ricordare gli anni a Palazzo
Chigi. «Non contavo niente anche quando ero premier», si schermisce
Letta. E Prodi: «A me invece piaceva stare in quel Palazzo e piaceva
anche a te stare nella stanza vicino».
Fosse per Letta,
toccherebbe di nuovo a Gentiloni: «Un bis sarebbe la cosa migliore per
l’Italia». Ma Prodi sospetta che Renzi non sarà così generoso. Domanda:
Gentiloni non scrive #Matteostaisereno o proprio non lo pensa? «Non lo
scrive!», risponde malizioso il Professore. Si fa satira e si fa
politica. Il leader dell’M5S? Tra Luigi Di Maio, Roberto Fico e
Alessandro Di Battista, Letta sceglie «Dibba tutta la vita». E nel
centrodestra? «Sarà Tajani il candidato premier, sta facendo bene il
presidente del Parlamento europeo».
Se c’è una cosa (un’altra) che
Letta non perdona a Renzi è l’aver resuscitato Berlusconi: «È
incredibile, ma giocherà un ruolo centrale alle prossime elezioni».
Prodi ricorda lo scandalo suscitato dall’uomo di Arcore quando diede del
kapò a Martin Schulz: «Fu una roba devastante, al peggio non c’è mai
limite». Avanti così, da una gag all’altra. Ecco il filmato di Renzi che
si aggroviglia in inglese e Letta che ride, piegato in due sulla
poltrona. Ma le elezioni si avvicinano e i due allievi di Beniamino
Andreatta, al quale la Scuola è intitolata, non nascondono la
preoccupazione. Letta teme «il caos, un Paese ingovernabile e un
Parlamento ridotto come la Somalia, in una guerra per bande». Prodi, che
a seguire è intervistato da Monica Maggioni sui massimi sistemi, si
mostra altrettanto angosciato: «Cosa ci facciamo con questa legge
elettorale? Un casino pazzesco».
Dalla contesa che dilania i dem
Letta si considera fuori. Ha ripreso a tessere una fitta tela di
relazioni, ragiona di un Partito europeo e si dedica ai giovani,
convinto che tra i ragazzi della Summer School ci sia il futuro
presidente del Consiglio: «Cosa voglio fare io? Tenere una candela
accesa, perché si sappia che da qualche parte in Italia esiste ancora
una fiammella di valori e di buon senso».