Corriere 14.9.17
Firenze, il carabiniere: «Ho fatto tutto quello che decideva il capo»
Le studentesse Usa erano ubriache. Il mistero del Gps
di Fiorenza Sarzanini
FIRENZE
«Ho sbagliato, ma ho fatto tutto quello che decideva il capopattuglia
Marco Camuffo». È questa la versione consegnata ai pubblici ministeri da
Pietro Costa, uno dei due carabinieri accusati di aver violentato
insieme al suo superiore le due studentesse statunitensi, una settimana
fa a Firenze. E la strategia difensiva appare evidente: sminuire il
proprio ruolo, dimostrare di essersi adeguato, anche se poi non può
negare di aver avuto con la ragazza un rapporto sessuale. Entrambi i
militari lo ammettono, anche se sostengono che «non c’è stata alcuna
violenza, si è trattato di un momento di debolezza, perché le ragazze
insistevano a invitarci a casa». Dichiarazioni che aprono nuovi e
inquietanti interrogativi proprio sulla loro condotta, ma anche su
quanto accade di notte durante i servizi di pattuglia.
I numeri di cellulare
Costa
racconta di essere stato consapevole che «non era consentito far salire
le ragazze in macchina e accompagnarle a casa», e lascia intendere di
non aver fatto alcuna obiezione «perché decideva Camuffo». In realtà
entrambi sono entrati nella discoteca Flo e si sono intrattenuti con le
due ragazze. E poi le hanno accompagnate a casa. Sono riusciti anche a
farsi dare il numero di cellulare delle due ragazze, come conferma
l’avvocato di Costa Andrea Gallori. Le giovani evidentemente si
fidavano, erano rassicurate dal fatto che a scortarle fino alla casa
dove abitavano da qualche settimana fossero due uomini in divisa. E
invece — questo hanno denunciato — quella disponibilità si è trasformata
in un incubo con entrambi i carabinieri «che ci hanno aggredito e
violentato».
Alcool oltre la norma
«Non ci eravamo accorti
che erano ubriache», sostengono i due carabinieri. Ieri sono stati
consegnati i primi risultati delle analisi effettuate sulle ragazze: il
loro tasso alcolico era di «rilevante quantità» quattro ore dopo il
rapporto sessuale, cioè quando sono state visitate in ospedale.
Possibile che i militari — peraltro impiegati proprio nei servizi su
strada — non abbiano notato nulla di strano? E in ogni caso, se le
ragazze stavano così bene, perché hanno deciso di accompagnarle? Forse
perché avevano già deciso di approfittare della situazione? «Le perizie
dovranno stabilire quanto gli alcolici abbiano influito sulla lucidità
delle due giovani donne», precisa il procuratore Giuseppe Creazzo.
I turni di notte
In
attesa dell’esito dei nuovi accertamenti, i magistrati si concentrano
su quanto accaduto quella notte. Anche per capire come mai dalla
centrale operativa nessuno si sia accorto che la macchina aveva deviato
il percorso entrando nella zona che non era di sua competenza e per
oltre due ore non aveva dato alcuna indicazione sulla propria posizione.
Con l’entrata in vigore delle norme antiterrorismo la maggior parte
delle auto in uso alle forze dell’ordine sono dotate di Gps. Possibile
che la Fiat Bravo ne fosse sprovvista? Nei prossimi giorni la
magistratura militare interrogherà su questo i due carabinieri e i loro
colleghi.
Anche per verificare se le soste in discoteca, in
particolare alla Flo, e la possibilità di effettuare «deviazioni» non
fossero casi isolati e se sia capitato a numerosi altri carabinieri di
frequentare il locale anche durante il servizio di pattugliamento
notturno.