Corriere 14.9.17
«Niente voto al bilancio se non ci danno ascolto Con Pisapia oltre il 10%»
di Monica Guerzoni
Il leader Mdp: fiducia sulla cittadinanza a costo della crisi
ROMA
Bersani e il «mistero» Pisapia. Sarà il leader di «Insieme»? O può
ancora sfilarsi? L’ex segretario assicura che le cose sono più semplici
di come vengono raccontate: «Stiamo entrando in un altro universo, dove
la parola leadership tornerà a essere sinonimo di regia di un
collettivo».
Pisapia è l’anti—Renzi?
«Ci stiamo lasciando
alle spalle vent’anni scanditi dall’idea dell’uomo solo al comando, per
entrare in una fase in cui quel che conta sarà il profilo ideale,
culturale e programmatico del soggetto politico. Non può esistere una
leadership senza meccanismi di collettivo e partecipazione».
L’ex sindaco è finito nella trappola di Mdp?
«C’è
chi lo ha definito riluttante e chi si preoccupa perché non vuole
candidarsi. Io invece sostengo che il profilo di Giuliano risponda molto
più alla fase che abbiamo davanti e meno a quella che abbiamo alle
spalle. Nemmeno Renzi può fare più l’uomo solo al comando, non a caso
ora si parla di Gentiloni e Minniti. Qualcosa di profondo sta
cambiando».
Molti pensano che «Insieme» non nascerà mai. E lei?
«Per
le elezioni avremo raccolto una forza alternativa al Pd e potremo
promettere la costruzione di un nuovo soggetto politico. Il processo
costituente è lungo. Forse in pochi mesi non arriveremo a un soggetto
compiuto, ma nella battaglia elettorale ci saremo e porremo le premesse
fondamentali».
Una lista di testimonianza, o puntate alle due cifre?
«Vogliamo
un risultato a due cifre. Il sommovimento in corso può darci uno spazio
molto ampio se ci mettiamo intelligenza, pazienza, generosità. La
riunione con Campo progressista, seppure in embrione, ha riaffermato
l’idea di un movimento che ha l’ambizione “gravitazionale” di rivolgersi
a energie sopite che sono sia nel civismo e nel centro democratico sia
nella sinistra radicale».
L’Ulivo? Si dice che stiate preparando un «giocattolo» per Prodi o per Letta, nel caso Pisapia dovesse sfilarsi...
«Chiacchiere,
lasciamo stare. In bersanese dico che stiamo portando l’acqua con le
orecchie a un centrosinistra che ha perso un terzo di elettori. Dobbiamo
andare nel bosco a riprenderli, al prezzo di una alternativa a un
centrosinistra che non ha convinto».
E se il candidato premier fosse Gentiloni?
«Siamo
sempre sul politicismo, non si esce dal problema senza correggere la
sostanza. Rinviare lo ius soli è un errore drammatico. Mettendolo in un
limbo diciamo al figlio di immigrati regolari che va a scuola coi nostri
figli “tu non puoi essere italiano per i barconi e per gli stupri”. È
una ingiustizia sferzante che semina una roba cattiva, un passaggio che
può avere esiti drammatici».
L’alleanza tra Renzi e Alfano è a caro prezzo?
«Ho
il sospetto, spero infondato, che tutto l’accrocchio sia tra Sicilia,
legge elettorale e ius soli. Per smentirlo basta mettere la fiducia
sullo ius soli».
Se è vero che non ci sono i numeri, cade il governo.
«La
metterei a costo di verificarlo in Aula, per mostrare al milione di
persone in attesa di cittadinanza che almeno mezza Italia è con loro,
nel momento in cui il governo mostra un problematico volto securitario
per fermare i barconi».
Voterete il def e la legge di bilancio, o no?
«Non
vorremmo essere trattati come su voucher e banche. A Gentiloni, se mai
ci riceverà, porteremo alcune esigenze da partito di governo».
O le accetta, o tutti a casa?
«Bisogna
trovare un equilibrio a partire dal lavoro. Prima torni sulle regole
del jobs act che consentono la giungla di tirocini e stage, poi parli di
sgravi per i giovani. Gli investimenti sono in drammatica diminuzione e
parlo di acqua, condomìni, periferie, Sud. Anche su sanità e fisco
drammatizzeremo le proposte che non costano, poi il governo deciderà».
Volete il caos?
«Nessuno
vuole il caos, o la Troika, ma non diamo il via libera se non ci sono
delle cose. Il nostro voto non basta chiederlo, bisogna volerlo».
C’è un patto tra Renzi e Alfano sulla legge elettorale?
«Andare
avanti con questi due moncherini tra Camera e Senato sarebbe una
vergogna. Vedo tre strade per la governabilità, comunque togliendo i
capilista bloccati. Collegi, sistema tedesco o alla disperata
armonizzare le due leggi. Trincerarsi dietro l’Svp è comico».
Lei si candida, Bersani?
«Generosità
vuol dire disponibilità a esserci e a non esserci. Il rinnovamento è un
valore, ma il giovanilismo non è più digerito».