Repubblica 7.7.17
I bambini umiliati
di Michela Marzano
COM’È
possibile opporsi alla tutela delle bambine e dei bambini rimasti
orfani in seguito a crimini domestici? Cosa può mai scattare nella mente
di chi continua a discriminare i minori e a dimenticare che i bambini
sono (e devono essere) tutti uguali indipendentemente dal fatto che i
loro genitori siano o meno sposati? Sembra incredibile che, nonostante
gli orfani di femminicidio siano in Italia più di 1.600, ci sia ancora
chi osi ostacolare una legge che li protegga e ne riconosca tutti i
diritti. Eppure è proprio così che accade nel nostro Paese. Visto che i
senatori della destra hanno deciso di opporsi all’esame in sede
deliberante (cioè senza passare dall’Aula) di un progetto di legge che
tuteli questi orfani, nonostante questa stessa legge, alcuni mesi fa,
fosse stata approvata all’unanimità alla Camera.
Le motivazioni
date sono quanto meno confuse. C’è chi parla di «errori tecnici»
presenti nel testo arrivato dall’altro ramo del Parlamento. C’è chi
sostiene che non si tratterebbe altro che di una «strumentalizzazione
demagogica». C’è infine chi dice che, dietro questa proposta di legge,
si nasconderebbe la volontà di «ufficializzare normativamente ciò che è
già stato bocciato al Senato», ossia «i figli delle unioni civili».
Molta confusione nelle giustificazioni, quindi.
Anche se forse
sarebbe meglio parlare di accanimento nei confronti dei più piccoli,
come se i bambini dovessero portare sulle proprie spalle il peso delle
scelte dei propri genitori o, ancora peggio, dovessero sopportare lo
stigma infamante dell’orientamento sessuale delle madri o dei padri.
Perché poi è sempre così che succede in Italia: sono i più piccoli a
pagare il prezzo dei pregiudizi e delle ipocrisie degli adulti, anche se
nessun bambino sceglie ovviamente la famiglia in cui nasce o quella cui
viene affidato, di essere accudito oppure di subire violenze e perdere
uno dei due genitori.
Lo si è visto nel caso dell’approvazione
della legge sulla continuità affettiva — quando i bambini dati in
affidamento a coppie di fatto o a persone single non hanno visto
riconosciuta l’importanza dei propri legami affettivi e, una volta
dichiarati adottabili, non si sono visti accordare il diritto di essere
adottati da chi per anni si era occupato di loro, a differenza di quelli
affidati a coppie sposate da almeno tre anni. Lo si è visto in
occasione dei dibattiti sulle unioni civili, quando la legge uscita dal
Parlamento ha lasciato privi di protezione e di diritti tutti quei
bambini e quelle bambine che già vivono in famiglie omogenitoriali come
se l’orientamento sessuale dei loro genitori fosse un ostacolo al
riconoscimento della propria uguaglianza. Lo si sta vedendo, ancora una
volta, con queste misure a sostegno degli orfani di crimini domestici
con il rifiuto da parte della destra di una norma di civiltà solo
perché, tra gli orfani da tutelare, esisterebbero anche figli di persone
omosessuali.
Ma da cosa vanno (o andrebbero) protetti i più
piccoli? Dalla violenza omicida che non rispetta niente e nessuno e che
li priva della mamma — uomini che non sopportano che una donna possa
lasciarli, uomini immaturi e privi di scrupoli che preferiscono
annientare la persona con cui vivono o hanno vissuto una relazione
piuttosto che accettare la frustrazione dell’assenza o dell’abbandono —
oppure dallo spettro di unioni “non-naturali” che continua ad animare i
fantasmi e le paure ancestrali di chi, della fragilità della condizione
umana, capisce e accetta molto poco?