Repubblica 7.7.17
Pd, duello Renzi-Franceschini “Alleanze? Io parlo ai cittadini” “Ma se restiamo soli perdiamo”
Scontro
in direzione. Il leader: “Andate dove volete, non rispondo ai
capicorrente”. A Orlando: “Io voglio aiutare noi, non Pisapia”
di Giovanna Casadio
ROMA.«Dario
ha detto cose che condivido tutte, tutti i leader del centrosinistra
hanno governato con maggioranze spurie, ci aggiungerei che non ci sono
più le mezze stagioni…». Matteo Renzi ironizza sui consigli di Dario
Franceschini a proposito di alleanze e centrosinistra. Preceduta da un
tam tam sulla tregua nel Pd, blindata persino con un “no streaming” per
evitare che la vanità di apparire abbia la meglio sulla discussione di
merito, la Direzione del Pd è in realtà l’appendice di un litigio
iniziato con il flop alle amministrative. Duello e sfida tra il
segretario e il suo “grande elettore” il ministro Franceschini, che si
prende pure un bel po’ di applausi quando richiama al rispetto della
comunità e alla necessità di stare insieme in un’alleanza perché da soli
«non si vince».
Renzi esordisce: «Non parlo di alleanze, non mi
interessa la mia carriera né la vostra, non rispondo ai capicorrente… Il
tema della coalizione interessa 3, 350, 600 al massimo persone».
Franceschini replica: «Io sono tra i 350 residuati bellici che pensano
che ci sia anche il tema delle alleanze, sono uno che parla di contenuti
per il 95% come ministro». I toni si alzano nella replica del
segretario. A Franceschini e al Guardasigilli Andrea Orlando — che
invita a lavorare con Giuliano Pisapia per unire il centrosinistra —
Renzi risponde con una citazione di Guccini (eloquente il titolo della
canzone “Quattro stracci”): «Ognuno vada dove vuole andare, ognuno
invecchi come gli pare, ma non raccontare a me cos’è la libertà...». Le
minoranze di Orlando e Emiliano si alzano e vanno via, non votano la
relazione.
Franceschini e i suoi invece sì.
Lo scontro della
Direzione dem finisce su WhatsApp persino con gli audio degli
interventi. Se si voleva evitare il processo social, niente da fare. Il
presidente del partito, Matteo Orfini ha invitato anche ad astenersi da
tweet e da post su Facebook. Ha minacciato di ritirare i telefonini. La
prima a disobbedire è Cecilia Carmassi, toscana di Lucca, anti renziana:
«Orfini scherza? Certo… ma io non ci sto ai maestrini in genere».
Nei
35 minuti di discorso iniziale, Renzi affronta molti temi: da
immigrazione e ius soli («É principio di civiltà, dobbiamo andare
avanti») al fiscal compact («Va posto il veto sul fiscal compact nei
Trattati»). Quindi l’invito a passare la palla: «Non al terzo tocco, ma
al primo, se invece che di amministrative si fosse parlato di anticipo
pensionistico...». E in serata in un post su Facebook aggiunge: «Capisco
le esigenze di chi vuole ricandidarsi, ma parliamo agli italiani non
agli addetti ai lavori ».
In prima fila c’è mezzo governo: il
premier Paolo Gentiloni, i ministri Claudio De Vincenti, Giuliano
Poletti, Graziano Delrio, la vice ministra Teresa Bellanova. Renzi
assicura che «andrà a giro» in treno per l’Italia a parlare di cose
concrete, non di coalizioni. Orlando, facendo asse con Franceschini,
invita ad «aiutare Pisapia». E Renzi: «Io voglio aiutare il Pd, non
Pisapia, non fare campagna elettorale per gli altri». Ancora: «Orlando
dice “non chiedeteci di rinunciare alle nostre idee” ma io dico non
chiedetelo a noi che abbiamo vinto».