Repubblica 10.7.17
Dopo la denuncia di Repubblica, allo stabilimento “Punta Canna” arriva la Digos Stop ai comizi in stile Ventennio
“Chiudete il lido fascista” E la polizia denuncia il gestore della spiaggia
Gli
avvisi all’interno del bagno di Chioggia fanno ampio uso di termini
tipici della retorica fascista con messaggi violenti e intimidatori
Chioggia, protestano Anpi e comunità ebraica Il caso in Parlamento, concessione a rischio
di Paolo Berizzi
CHIOGGIA.
Dai saluti romani e gli inni al regime, agli agenti della Digos tra gli
ombrelloni. Dai comizi nostalgici e i cartelli con le immagini di
Mussolini, alla polizia scientifica sull’arenile. È bufera sul caso di
“Punta Canna”, la spiaggia fascista di Chioggia il cui titolare, Gianni
Scarpa, esalta pubblicamente il Duce e fa propaganda in mezzo a
centinaia di bagnanti del lido («qui vige il regime, la democrazia mi fa
schifo, se non vi piace me ne frego!»). Dopo la denuncia di
“Repubblica”, ieri questura e prefettura di Venezia si sono attivate
sulla vicenda: Scarpa è stato denunciato per apologia di fascismo, la
Procura della Repubblica di Venezia aprirà un fascicolo ed è probabile
che all’imprenditore — su questo punto il pallino è in mano al Comune di
Chioggia — verrà revocata la concessione della spiaggia.
Ma
andiamo con ordine. Ieri mattina il questore, Vito Danilo Gagliardi, che
ha definito il caso «raccapricciante», ha inviato a “Playa Punta Canna”
i poliziotti della Digos e della scientifica per verificare la
situazione e capire da quanto tempo e con quali modalità va avanti la
singolare “politicizzazione estremista” dello stabilimento balneare: un
lido posto tra le ultime dune di Sottomarina, verso la foce del Brenta,
frequentato ogni giorno da oltre 650 clienti.
Gli agenti della
questura hanno acquisito anche gli audio e le immagini pubblicate dal
nostro giornale. In una registrazione si sente Scarpa che intrattiene i
bagnanti con un discorso amplificato dalle casse in spiaggia: «A me la
democrazia mi fa schifo... Io sono totalmente antidemocratico e sono per
il regime. Ma non potendolo esercitare fuori da casa mia, lo esercito a
casa mia. A casa mia si vive in totale regime... ». Poi, dopo
un’intemerata contro Papa Francesco («lo rimandiamo a Buenos Aires con
un ponte, visto che non vuole costruire i muri»), l’attacco ai
tossicodipendenti («li sterminerei tutti”) e al «50% della popolazione
mondiale che è merda e qui dentro non entra».
Parole choc gridate
in un luogo pubblico (la spiaggia è in concessione ma resta demaniale),
un posto arredato con cartelli che esaltano la “legge del fucile”,
l’“uso del manganello sui denti” e le “camere a gas”.
«Storia
sconcertante — commenta Noemi Di Segni, presidente delle comunità
ebraiche italiane — Vi ringrazio per avere portato alla luce e
denunciato questa vicenda, ma è preoccupante che lo debba fare il
giornalismo e non le autorità, le istituzioni, la politica. Troppo
spesso assenti. Dove sono, mi chiedo?».
Torniamo a Scarpa. Con i
suoi inni a Mussolini, le foto dei saluti romani e i “me ne frego”, con i
suoi comizi balneari che incitano alla violenza e alla discriminazione,
il titolare di “Punta Canna” sfida due leggi del nostro ordinamento: la
legge Scelba (che vieta l’apologia di fascismo) e la legge Mancino
(sull’odio e la discriminazione razziale). «Il caso Chioggia è uno
scandalo sul quale chiederemo al governo di riferire in aula», attacca
Lele Fiano, deputato Pd.
La storia di “Punta Canna” ha suscitato
indignazione sul web, nella politica (la presidente della Camera Laura
Boldrini se ne è occupata personalmente) e tra le associazioni
antifasciste. «È sconvolgente che ci sia stata tolleranza su quanto
accadeva in un lido molto conosciuto e frequentato — dice Diego
Collovini dell’Anpi veneto — Penso anche a chi ha concesso la spiaggia a
questo signore». Le concessioni demaniali passano dal Comune. «Stiamo
approfondendo per capire che cosa sia accaduto — assicura il vicesindaco
di Chioggia, con delega al Demanio, Marco Veronese — Ci sono due temi:
uno è quello della concessione, e ci siamo attivati. L’altro è penale:
se è stato commesso un reato, va punito». Va giù duro il segretario di
Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: «Porteremo la vicenda in
Parlamento perché non è possibile che tutto sia avvenuto senza che
nessuna autorità si sia accorta di nulla, e solo dopo l’inchiesta
giornalistica di Repubblica qualcosa si sia mosso. Vogliamo che sia
fatta chiarezza e che la concessione demaniale sia ritirata ».
Interrogazioni
urgenti al ministro degli Interni, Marco Minniti, sono annunciate anche
da Antonio Misiani del Pd, che parla di «vergogna intollerabile » («la
spiaggia va chiusa, la simbologia nazifascista non è folklore»), e dalla
senatrice di Articolo 1 Lucrezia Ricchiuti («continuo a denunciare il
riorganizzarsi di gruppi neonazifascisti, spero che il ministro questa
volta si attivi»).