La Stampa 8.7.17
Migranti, Renzi contro tutti
Bufera sul
segretario Pd Matteo Renzi dopo la pubblicazione di uno stralcio del suo
libro «Avanti» in cui chiede «un numero chiuso sui migranti» e invita
il governo ad aiutarli «a casa loro»
La base del partito in
rivolta: «Ormai parla come Salvini». Ma da Amburgo il premier Il leader
del partito democratico: “Aiutiamoli a casa loro”. Rivolta nella base
di Francesca Schianchi
«Aiutiamoli
a casa loro» lasciando da parte «il buonismo» e i sensi di colpa: «Non
possiamo accoglierli tutti noi», occorre «stabilire un tetto massimo di
migranti». Firmato, il segretario del Pd, Matteo Renzi. Giovedì, nella
direzione del partito, aveva fatto cenno al tema dell’immigrazione come
quello che «ci accompagnerà per i prossimi dieci mesi di campagna
elettorale»; ieri ha fatto pubblicare a «Democratica», il quotidiano on
line dei dem, uno stralcio del suo libro, «Avanti», in uscita la
settimana prossima, che, lui stesso ripeteva nei giorni scorsi, «farà
molto discutere». Esattamente quello che è successo, dopo che alcuni
brani vengono ripresi dall’ufficio stampa Pd e diffusi sui social
network: attacchi da Sinistra italiana e Mdp («sei come Salvini»), rete
che ribolle di polemiche e sfottò, post che viene rimosso e il
segretario in persona su Facebook interviene tentando di spiegare meglio
cosa intende.
«Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di
colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte
le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro
etico, politico, sociale e alla fine anche economico - si legge nel
volume in uscita -. Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli,
ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli
davvero a casa loro». In che modo, cerca di spiegarlo meglio dalla
vetrina di Facebook, una volta che si rende conto che ripetere lo slogan
della Lega di Salvini rischia di fare insorgere il popolo della
sinistra: «Ho fatto una scommessa affascinante: parlare di cose serie
sui social» senza «rincorrere i “mi piace”», invita quindi a non
fermarsi ai titoli, aiutarli a casa loro «significa aumentare i denari
per la cooperazione internazionale, noi lo abbiamo fatto», è «un
progetto articolato, complessivo». Segue gragnuola di commenti, a cui
Renzi risponde: tra cui militanti che minacciano di «strappare la
tessera dem» o che lamentano una linea «che cambia dall’oggi al domani».
Ancora,
«sostenere la necessità di controllare le frontiere non è un atto di
razzismo, ma un dovere politico», scrive, e serve «un “numero chiuso”»
perché «un eccesso di immigrazione non fa bene a nessuno»: frasi che
spiazzano, eppure, dice Renzi «il controllo dell’immigrazione non è un
atto di razzismo, ma di ragionevolezza», nonostante «il buonismo
filosofico e l’utilitarismo universalista di certa classe dirigente e
dei raffinati “ceti riflessivi” di alcune redazioni».
Una stretta
nella linea del Pd sull’immigrazione, arrivata dopo le polemiche delle
ultime settimane - la minaccia italiana di chiudere i porti seguita
dalla sostanziale inerzia dei colleghi europei - che viene subito
interpretata come uno spostamento a destra, una concessione al populismo
e alle paure dell’opinione pubblica («diffidate dalle imitazioni, anche
l’altro si chiama Matteo», scrive velenoso Pippo Civati alludendo a
Salvini). Ma che Renzi prova a bilanciare con una posizione «di
sinistra», sostenendo la riforma della cittadinanza, lo Ius soli
temperato: «Un fatto di umanità, di giustizia».
Come giusto
sarebbe che l’Europa si impegnasse nella gestione dei flussi: si taglino
le risorse ai Paesi che non accolgono migranti, «loro bloccano i porti e
noi blocchiamo i fondi», ripete nella rassegna stampa mattutina del Pd
una proposta lanciata il giorno prima in Direzione. E proprio sulle
scelte passate europee si apre un’altra polemica: «Aver accettato i due
regolamenti di Dublino, come hanno fatto gli esecutivi del 2003 e del
2013 è stato un errore clamoroso», scrive Renzi, e cita Emma Bonino con
l’intento di smentirla, visto che lei, nei giorni scorsi, aveva
attribuito all’Italia governata da Renzi la richiesta di gestire gli
sbarchi. Ma l’ex ministra insiste: è la missione Triton, inaugurata
durante l’esecutivo del leader Pd, a prevedere «che tutti gli sbarchi
debbano avvenire in Italia». E dal M5S attaccano: «Renzi, fino a che
punto hai svenduto il nostro Paese?».