il manifesto 8.7.17
Amici come prima: intesa Putin-Trump su Siria e Ucraina
G20.
L’incontro di oltre due ore si chiude con l’annuncio di una tregua nel
sud-ovest del paese mediorientale. Distanze sulla crisi coreana
Yurii Colombo
MOSCA
Dopo mesi di gossip, scandali, spy-stories stile guerra fredda,
messaggi a distanza l’atteso incontro tra Putin e Trump, nella cornice
del G20, alla fine si è tenuto.
Incontro atteso non tanto per
quanto avrebbe caldeggiato Putin – la politica estera russa è
relativamente intelligibile – quanto per comprendere l’approccio che
Trump e la sua squadra intendono avere nei confronti del Cremlino.
Non
è un mistero che la politica estera della nuova amministrazione
statunitense sia stata dominata sin dall’inizio dall’improvvisazione e
da spinte centrifughe.
All’incontro hanno partecipato anche i
rispettivi ministri degli esteri, Sergey Lavrov e Rex Tillerson. I russi
in realtà avrebbe voluto allargare l’incontro ad altri specialisti
degli staff ma la Casa Bianca ha rifiutato, trincerandosi dietro la
sensibilità degli argomenti da trattare.
Il colloquio serviva ai
due leader per annusarsi, ma soprattutto per mostrare le proprie carte
su tutti i più scottanti scenari della politica internazionale, con un
occhio puntato anche agli altri attori in gioco: l’Unione europea a
guida Merkel e il gigante cinese.
Le attese non sono andate
deluse. Non si è trattato come alcuni pensavano di un incontro di
routine, anzi. Il programma prevedeva un format di 40 minuti ed è invece
durato ben 2 ore e 15 minuti.
I due presidenti sembra abbiano
trovato una lingua comune su Siria e Ucraina, mentre – come ha ammesso
Tillerson – «le distanze sulla crisi coreana restano significative».
Quando
l’incontro era ancora in corso la Associated Press ha fatto trapelare
la notizia, citando membri dello staff americano, che «gli Usa e la
Russia hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco nella Siria
sud-occidentale a partire dal mezzanotte del 9 luglio».
L’accordo
prevede anche il coinvolgimento di Israele e Giordania. Un segnale forte
dopo che le trattative di Astana tra Turchia, Russia e Iran per la
«de-escalation» in Siria erano fallite qualche giorno fa.
Dopo il
meeting il presidente americano si è recato a cena accompagnato da
Melania senza fare dichiarazioni mentre Putin ne ha rilasciata una breve
a margine dell’incontro con il premier giapponese.
«Ho avuto una
lunghissima discussione con il presidente degli Stati uniti. Abbiamo
affrontato molte questioni come la Siria, l’Ucraina… Siamo tornati sulla
questione della lotta al terrorismo e della cyber-security», ha
affermato il presidente russo.
Molto più ciarlieri i ministri
degli esteri. Il segretario di Stato Tillerson, nel confermare il
cessate il fuoco nel sud-ovest della Siria, ha dichiarato che «questo
primo risultato potrebbe condurre a una più estesa collaborazione in
Siria per giungere a una transizione che eventualmente porti alla
emarginazione di Assad».
Un «dettaglio» clamoroso, non confermato
dal Cremlino. Putin, in un’intervista a Fox News aveva fatto baluginare
questa ipotesi («La Russia in Siria non difende tanto Assad quanto
l’unità statale del paese»), improbabile visti gli interessi russi nella
regione.
Trump, probabilmente a uso dell’opinione pubblica
americana, è poi tornato sulle presunte interferenze russe nella
politica interna statunitense, un’accusa che Putin ha rispedito
cortesemente al mittente, negando «qualsiasi tentativo passato o
presente di condizionare la vita politica del vostro paese».
Sergey
Lavrov il capo della diplomazia russa, da parte sua ha dichiarato che
«l’incontro è stato molto concreto» e potrà condurre a novità importanti
non solo sul piano bilaterale. Infatti gli Usa sembrerebbero
intenzionati a tornare protagonisti nella crisi ucraina.
Secondo
quanto afferma la sempre ben informata agenzia russa Ria Novosti, gli
Stati uniti sono intenzionati a fare pressione sul presidente Poroshenko
perché – in cambio di sostanziosi investimenti americani
nell’agricoltura ucraina – acceleri la regolazione pacifica della crisi
del Donbass.
La piattaforma di un accordo secondo Lavrov
resterebbe quella già definita: «Andremo a creare un canale di
comunicazione con i rappresentanti americani per utilizzare ogni risorsa
per risolvere la crisi ucraina sulla base degli accordi di Minsk e
usare tutte le potenzialità che esistono nel gruppo di contatto e nel
Formato Normandia» ha specificato il ministro degli esteri del Cremlino.