il manifesto 8.7.17
La nuova sinistra c’è. Manca la lista. Il forum al manifesto
Il forum si è svolto nella redazione del manifesto il 6 luglio scorso
Al
forum hanno partecipato Massimo D’Alema (Mdp, presidente della
Fondazione Italianieuropei), Nicola Fratoianni (segretario nazionale di
Sinistra italiana), Maurizio Acerbo (segretario nazionale di
Rifondazione comunista), Anna Falcone (avvocata, già vicepresidente del
comitato del No al referendum costituzionale, il 18 giugno scorso ha
promosso insieme a Tomaso Montanari l’assemblea del teatro Brancaccio), i
professori Alberto Asor Rosa e Massimo Villone.
Identità,
programma, unità. Per parlare a chi resta a casa e a chi ha cambiato
partito. In questa delicata fase che precede le prossime tempeste
elettorali, cerchiamo di capire se le iniziative al Brancaccio e a
piazza Santi Apostoli abbiano isolato i protagonisti o al contrario
abbiano mescolato le carte
ROMA Il manifesto lavora,
non da oggi, per la costruzione di un processo unitario della sinistra, a
volte anche spingendo il cuore oltre l’ostacolo. Lo abbiamo fatto
avventurandoci in un dibattito, largo e partecipato, dal titolo «C’è
vita a sinistra», per contrastare la penosa coazione del «pochi ma
buoni», quella sindrome tafazziana che spinge la sinistra a riprodursi
per scissioni infliggendosi una sconfitta dopo l’altra.
A volte ci
sembra di combattere una battaglia donchisciottesca perché di fronte
alle nostre divisioni, da un lato c’è una destra aggressiva e dall’altro
un partito renziano neocentrista: liberale sui diritti civili,
liberista sui diritti sociali.
In questa delicata fase che precede
le prossime tempeste elettorali, cerchiamo di capire se le recenti
iniziative – l’assemblea del Brancaccio e la manifestazione di piazza
Santi Apostoli – abbiano avuto l’effetto di recintare e isolare i
protagonisti in campo, o al contrario siano stati positivi tentativi di
mescolare il panorama e allargare l’orizzonte. (norma rangeri)
IL
MANIFESTO Quante chance ciascuno di voi, da uno a dieci, si sente di
dare alla possibilità che alle prossime elezioni ci sia una lista di
sinistra capace di raccogliere il consenso di quei milioni di ex
elettori che non votano più?
falconeAnna Falcone – foto Ginevra Lucidi
ANNA
FALCONE Guidata dall’ottimismo della ragione, mi sentirei di rispondere
otto possibilità su dieci. Aver aperto un dibattito e averlo reso
plurale ha fatto sì che le diverse anime si siano potute esprimere,
magari in maniera critica ma comunque orientata alla convergenza. Certo,
adesso non abbiamo posizioni comuni. L’appello che ho sottoscritto con
Montanari partiva proprio dall’esigenza di dare una risposta positiva al
titolo del dibattito promosso da voi: c’è vita a sinistra. Sì, ce n’è
così tanta che non si può pensare di organizzarla secondo schemi vecchi.
C’è un vasto popolo che vorrebbe poter votare qualcosa di serio a
sinistra, non una realtà che faccia da stampella prima o dopo le
elezioni a qualcosa di altro che non ha nulla più a che vedere con la
sinistra. Per questo il programma deve essere ambizioso, capace di fare
un vero e proprio upgrade alla democrazia.
Dobbiamo diventare
un’area politica adulta, che non si limita a dire con chi vuole fare
l’alleanza dopo le elezioni, ma che punta realizzare per questo paese un
orizzonte nuovo. Se non c’è questa ambizione sarà difficile, non perché
manca la volontà ma semplicemente perché non raccoglieremo il consenso
dei nostri potenziali elettori.
Il primo obiettivo è far
partecipare tutti, con un patto su un programma innovativo. Ho
l’ottimismo della volontà e darei a 8 su 10 le possibilità della lista
Anna Falcone
NICOLA
FRATOIANNI Dobbiamo intensamente lavorare perché si raggiunga
l’obiettivo di una sola lista a sinistra del Pd, oggi direi che le
possibilità sono insieme zero e dieci. Mi spiego. Attorno a noi c’è una
domanda molto forte e generalizzata di unità. Questa volta, ci dicono,
per favore dateci una cosa da votare, una cosa unica, evitate di
metterci di fronte alla scelta tra due o persino tre opzioni che
esprimono parzialità insoddisfacenti.
Allo stesso tempo le stesse
persone ci dicono fate una cosa seria, che sia credibile per una
radicale discontinuità. Non voglio fare un ragionamento su quel che è
stato per distribuire patenti, al contrario penso che sia utile una
sorta di condono reciproco: la politica non è un insieme di biografie
fisse.
Avanzo però due punti. Il primo: la sinistra
socialdemocratica ha fatto poco i conti con il riformismo. Che è
diventato sempre di più il contrario di quello che era, cioè la
costruzione graduale di un miglioramento nelle vite delle persone, un
allargamento dei diritti. Il riformismo è diventato invece il terreno
sul quale costruire mediazioni regressive. L’altro tema riguarda il
governo. Si è confusa sempre più la cultura di governo, e cioè
l’ambizione a misurarsi con la risposta alla complessità dei problemi,
con la cultura dello stare al governo, l’idea cioè che il governo sia il
fine al quale sacrificare tutto il resto nel nome del meno peggio. Nel
frattempo le primarie americane o il risultato di Corbyn in Inghilterra
ci parlano di una risposta diversa. Risposta diversa che bisogna avere
la forza di proporre con chiarezza non solo per la campagna elettorale
ma anche per anche per il dopo. Non sto proponendo di dire «mai
un’alleanza di governo», sarebbe una sciocchezza. Penso per esempio al
caso di Padova dove la coalizione che noi abbiamo sostenuto, che ha
fatto addirittura l’apparentamento con il candidato poi vincente del Pd,
è andata molto bene. Perché ha ricostruito un rapporto di forza.
Ci chiedono di votare per una lista unica ma anche una radicale
discontinuità. Come a Padova. Se non ci riusciremo sarà una sconfitta
per tutti
Nicola Fratoianni
MASSIMO D’ALEMA Noi abbiamo
la fortuna di avere poco tempo. Si impongono delle scelte. Con ogni
probabilità avremo una legge proporzionale, con una soglia di
sbarramento che io spero sia sfidante e dunque molto utile per noi per
rimuovere velleità di separazione. Sarebbe anche un modo di mettere
l’elettore di fronte alle sue responsabilità: volete o no che ci sia la
sinistra? Registro poi che c’è una convergenza sulle questioni
programmatiche di un arco di forze abbastanza significativo. Date queste
premesse, penso che sia doveroso, ma anche altamente probabile, che si
vada verso una lista consistente, capace di porsi l’obiettivo di
esercitare un peso reale nella vita politica italiana. Cosa che si può
fare solo traguardando un risultato elettorale a due cifre.
Intorno
a questo ci sono una serie di problemi, alcuni di medio-lungo periodo
ma ugualmente importanti. Perché quando si parte per un viaggio bisogna
avere un’idea dell’itinerario, non solo della prima tappa che nel nostro
caso sono le elezioni. Se facessimo un cartello elettorale che si
sfascia all’indomani del voto avremmo realizzato la catastrofe
definitiva per la sinistra italiana. Che ciò non accada dipende anche
dal modo in cui vengono poste determinate premesse. Fare una lista
elettorale è certo un’operazione da condurre con rapidità, però siamo di
fronte a una questione molto più grande, al problema della
ricostruzione della sinistra molto al di là dei confini del nostro
paese.
La sinistra non si è riavuta dalla crisi dell’orizzonte in
cui si è costruita in occidente nel corso del secolo che abbiamo alle
spalle, l’orizzonte dello stato nazionale, del compromesso sociale, del
welfare. Oggi viviamo in uno scenario completamente diverso, quello
della globalizzazione e della sua crisi. La destra appare spesso più
convincente nel dare risposta al grande problema del nostro tempo che è
il bisogno di protezione della gente. La base sociale della sinistra,
tutto il mondo dei più deboli, è passato dall’altra parte e non solo in
Italia.
Se noi vogliamo ragionare sul progetto ambizioso di una
grande forza di sinistra non chiusa, che raccoglie anche una parte del
mondo cattolico democratico, l’espressione «centrosinistra» non dobbiamo
demonizzarla. Certo non deve essere riferita alla ripetizione di
esperienze del passato, ma tanto più adesso che Renzi abbandona quella
bandiera nel fango in favore di una prospettiva centrista, noi dobbiamo
raccoglierla. Se non lo facessimo gli daremmo una mano.
FRATOIANNI
Per restare alla tua metafora, temo che il fango abbia cambiato
irrimediabilmente la bandiera del centrosinistra. Su questo non sono
d’accordo con te.
D’ALEMA Bisogna riflettere su questa questione,
ma non si tratta di essere più o meno d’accordo, è così. Dobbiamo
collegare un’assai prossima operazione elettorale, fondamentale, con una
riflessione di medio e lungo periodo su cosa è sinistra. Con
l’obiettivo della creazione di una forza politica, non un cartello,
certo con caratteri nuovi perché anche sulla forma partito c’è molto da
pensare e innovare. Non basta invocare Corbyn.
L’obiettivo è
un consenso a due cifre per dimostrare di poter cambiare le cose. Ma la
vera sfida per tutti è coinvolgere soprattutto i giovani e parlare con i
milioni di persone che ormai non votano più
MAURIZIO ACERBO Noi
lavoriamo con il massimo impegno affinché ci sia una lista unitaria a
sinistra, la proponiamo da anni, non so però se sia la stessa lista a
cui pensa D’Alema.
Una lista pacifista, antiliberista ed
ecologista c’è in tutti i paesi europei. In Italia no perché da noi la
forza dell’ideologia neoliberista è tale che molti di quelli che
dovrebbero concorrere con noi a fare quello che i compagni di Podemos
fanno in Spagna, Syriza fa in Grecia e Mélenchon fa in Francia
continuano a ragionare in termini di centrosinistra.
I problemi
vanno un po’ oltre l’anti-renzismo. Io spero che si sviluppi una grande
forza politica del centrosinistra europeo ma in Italia non vedo nessun
Corbyn e nessun Sanders. Persone che diventano degli eroi popolari
perché per 30 anni hanno tenuto fede agli ideali della loro gioventù
opponendosi al neoliberismo e alla guerra.
Bisogna rendersi conto
che Renzi non è il frutto del destino cinico e baro ma è l’esito del
percorso che c’è stato nel Pd, in quel centrosinistra che non ha abolito
il cumulo dei vitalizi né è stato capace di accettare la sfida di
Grillo su Rodotà presidente della Repubblica.
Non sono d’accordo
con D’Alema, non è passata a destra la base sociale della sinistra, sono
stati i dirigenti della sinistra che per quella base sono passati
dall’altra parte. E allora è ovvio che i più deboli, quelli che stanno
in basso quando non ha punti di riferimento vanno da tutte le parti.
Nel
Regno Unito gli stessi che avevano votato per la Brexit sfogando a
destra la loro rabbia sociale, hanno votato Corbyn spostando a sinistra
l’asse del paese. Rifondazione comunista e Sinistra italiana dovrebbero
allora lavorare alla costruzione di una grande forza politica
riconoscibile di sinistra. Anche perché se non ci fosse un’altra
sinistra rispetto a quella di piazza Santi Apostoli, condanneremmo la
gente a scegliere tra l’astensione e il voto al Movimento 5 Stelle.
Ci
viene proposto di essere una ruota di scorta invisibile al progetto di
Pisapia e Bersani? No grazie. Dopo di che non escludo che, come in
Spagna e in Portogallo, la sinistra possa poi sfidare le forze
socialdemocratiche a governare insieme.
Ma dopo che è stata
capace, com’è in Spagna e Portogallo, di costruire una prospettiva
autonoma. Sto parlando di formazioni politiche che hanno il venti per
cento.
D’ALEMA È chiaro il modo in cui Acerbo intende il processo unitario: anziché una lista ne vuole fare due.
Si deve essere disponibili a mettere in discussione qualcosa, non nei
principi e nei valori ma nei programmi, altrimenti ognuno resta solo
IL
MANIFESTO Per costruire un processo unitario ciascuno deve essere
disposto a mettere in discussione la sua verità, non nei principi e nei
valori ma nei programmi. Altrimenti ciascuno pensa di fare la
rivoluzione a casa sua e intanto gli equilibri del paese si spostano a
destra.
La discussione che c’è stata poco fa sulla «bandiera» del
centrosinistra dimostra che, al contrario di quanto invocato da
Fratoianni, sono proprio la storia recente e persino le biografie a
rendere faticoso il processo unitario, assai più che la discussione sui
programmi. La differenza con D’Alema è nel giudizio sul centrosinistra
che è stato. È vero che una difficoltà del genere si amplifica nel
momento in cui il processo è tutto giocato a livello di vertici, però
nelle due occasioni in cui si è tastato il polso agli elettori,
Brancaccio e santi Apostoli, non si sono fatti certo passi in avanti. E
allora perché non approfittate della grande occasione offerta dalla
legge elettorale che, è praticamente certo, sarà proporzionale con
soglia di sbarramento almeno al senato alta, e avanzate una proposta
politica unitaria e di sinistra contro Renzi e il suo partito semi
personale? Senza dubbi o sfumature. Il problema del centrosinistra
magari verrà dopo, magari non verrà mai. E sarà diverso affrontarlo con
una forza elettorale consistente che solo una lista unitaria alternativa
al Pd, auguriamocelo, può conquistare.
FALCONE Non è questione
personale, Pisapia, Fratoianni o chi altro, ma di coinvolgimento delle
persone. La metà degli italiani ha rinunciato a partecipare alla
dinamica democratica, c’è rifiuto della democrazia meramente
rappresentativa. A questo punto il primo obiettivo è di farli
partecipare.
E allora noi abbiamo la forza di costruire insieme un
grande incontro nazionale, di convocare una convention? Servono
coraggio, metodo democratico e credibilità e quest’ultima non è data
soltanto dalle biografie, ma dalla capacità di stringere un patto, un
vincolo forte su un programma innovativo.
Lavoro, ambiente,
università e ricerca, casa, pace, sostegno universale al reddito. Non è
impossibile un programma chiaro e condiviso
FRATOIANNI Il dissenso
con Massimo D’Alema sul centrosinistra forse ha anche a che fare con la
storia recente ma in realtà io penso che se andassimo in giro nel paese
a chiedere chi ci governa oggi la risposta sarebbe «il centrosinistra».
Perché Renzi non ha affatto rinunciato a quella parola, lui dice «il
centrosinistra sono io», o meglio, «senza di me non c’è il
centrosinistra». Quello che oggi è assente in questo paese è una
sinistra degna di questo nome.
Certamente servirebbe cominciare a
discutere del programma. Sabato ho scritto una lettera aperta a Pisapia,
alla quale non ho ricevuto risposta. Non è che mi sia offeso ma così
l’interlocuzione è difficile. Fischiare Gotor al Brancaccio è stato
certamente un grave errore e io l’ho applaudito per le cose che ha detto
ma i fischi non mi spaventano perché arrivano quando ci si confronta.
Dico che dobbiamo passare al merito delle questioni.
Per esempio,
se riparte il dibattito sulla legge elettorale io penso che la sinistra
debba battersi per una legge elettorale proporzionale. Sul lavoro,
vogliamo dire che si cambia strada e si propone la reintroduzione ed
estensione a tutti dell’articolo 18? Siamo d’accordo su una misura
universale di sostegno al reddito? Sulla riduzione del tempo di lavoro? E
poi, a proposito di protezione, cosa diciamo sulla casa, la sanità, la
scuola e l’istruzione universitaria?
Da queste questioni può
partire lo sforzo di ricostruire un punto di vista sul mondo. Potremmo
scoprire che costruire un programma chiaro e condiviso è molto più
semplice del previsto. Oppure che ci sono differenze non componibili tra
noi ma almeno in questo caso sapremmo perché non è possibile una lista
unitaria, cosa che io considererei una sconfitta. Un’ultima cosa per non
eludere il tema della leadership che certo si pone. Non ne abbiamo una
che si impone perché tutti la riconoscono e allora dobbiamo trovare un
percorso democratico per sceglierla. Sono pronto da subito a tutte le
tappe che vogliamo.
Spero in una soglia di sbarramento
sfidante, utile per rimuovere velleità di separazione. L’obiettivo è
creare una forza politica non un cartello elettorale
Massimo D’Alema
D’ALEMA
Se noi facciamo una convention per discutere di tutte queste cose temo
che sarebbe un evento assai confuso, andrebbe per lo meno preparato.
Quanto a Mdp, noi abbiamo ampiamente avviato questa discussione. Abbiamo
fatto un’iniziativa programmatica e abbiamo delle idee sulle quali ci
siamo già confrontati. Vorrei dire una cosa sulle biografie. Giuliano
Pisapia è stato deputato di Rifondazione comunista, candidato sindaco di
Milano di Sel contro il candidato Pd, che ha battuto, se c’è uno che
dovrebbe avere delle obiezioni su Pisapia sono io, non voi.
FRATOIANNI Io non ho posto questo problema.
D’ALEMA
Vogliamo fare una discussione sul centrosinistra? La faremo. Io sto
organizzando un convegno scientifico sul tema, sarà una cosa molto
significativa e importante.
ALBERTO ASOR ROSA Questo in genere si dice a posteriori.
D’ALEMA Allora farò una cosa che ha l’ambizione di essere significativa e importante, va bene?
ASOR ROSA Questa è una deviazione dalla tua tonalità caratteriale dominante, ma noi l’apprezziamo molto.
D’ALEMA
Pisapia ha parlato in piazza Santi Apostoli. Ha fatto un discorso nel
quale ha detto che è per il ripristino dell’articolo 18. Che è contrario
alla parola d’ordine «meno tasse per tutti» perché chi ha di più deve
pagare di più. Ha detto che bisogna tassare i patrimoni, cosa che spesso
fa paura anche a sinistra.
È stato molto netto, certo con il suo
tono, nel dire che ci vuole una discontinuità rispetto all’esperienza di
questi anni. A me pare una buona base di discussione. Non sono un fan
di nessuno, sono un dalemiano critico.
ASOR ROSA A questo crediamo poco.
D’ALEMA
Sono critico, moderatamente critico. Ma comunque quando parliamo di
Pisapia non stiamo parlando di una quinta colonna della reazione in
agguato. Santi Apostoli non è stata una manifestazione oceanica, vero,
d’altro canto è stata organizzata in pochi giorni per un pomeriggio di
luglio. Ma sicuramente ha fatto fare un salto di qualità a questo
progetto, ne hanno parlato giornali e telegiornali, ha preso quota nella
larga opinione pubblica.
Pisapia ha preso atto che la sua ipotesi
iniziale di creare una forza che potesse condizionare il Pd attraverso
un rapporto coalizionale sta perdendo consistenza. Di conseguenza si
sposta, e lo ha detto chiaramente, verso la creazione di una forza
politica in competizione con il Pd di Renzi sulla base di un programma
più avanzato. E abbiamo molte idee convergenti su fisco, lavoro, Europa
che vanno senz’altro approfondite, aggiungerei che dobbiamo avere una
proposta forte sul mondo giovanile per i tre milioni che né studiano né
lavorano.
Abbiamo gli elementi su cui aprire una discussione nel
paese un confronto su un certo numero di punti programmatici. Immagino
comitati promotori ai quali partecipano le forze politiche ma anche i
cittadini e le associazioni, non vedo scogli insormontabili lungo questo
cammino. È meglio che il processo parta con un manifesto programmatico
di sette-otto punti, magari esposti in modo problematico, che con
un’iniziativa nazionale che può invece arrivare alla fine.
Intanto
nessuno si deve fermare nell’organizzazione delle proprie forze,
sperando che a un certo punto decideremo di conferirle a una forza
comune. Agli elettori dobbiamo dare l’idea di essere in condizione di
costruire una formazione politica a due cifre, in grado di incidere.
Perché la gente non chiede la luna, chiede che siamo in grado di fare
qualcosa di quello che proponiamo. Ed è disamorata dalla politica. Non è
che se diciamo «noi siamo la sinistra» allora tutti si accodano
commossi dietro le nostre bandiere. A Genova ha votato il 35% e c’era la
lista di sinistra, che è andata male.
La percezione di forza è
essenziale, la capacità di attrazione è proporzionale alla massa. È un
principio della fisica ma anche della politica.
Berlusconi,
Salvini e Grillo sono avversari dichiarati, è Renzi che va smascherato.
Se alle elezioni lui si rafforza, la sinistra ha chiuso per molti anni
Alberto Asor Rosa
ASOR
ROSA Le priorità oggi sono più politiche che programmatiche. Il nostro
fondamentale avversario è Matteo Renzi. Più di Berlusconi, Salvini e
Grillo che sono avversari dichiarati, Renzi va invece smascherato. Se
esce dalle prossime elezioni rafforzato, di tutti i discorsi che abbiamo
ascoltato non resterà traccia per anni.
Per evitare che questo
accada bisogna che ci sia una lista unitaria. Altrimenti le sinistre
sono destinate a una matematica sconfitta. Il problema del programma è
importante, ma vorrei dire che anche la formazione di una lista
elettorale unitaria fa parte di un programma politico strategico, non è
una cosa separata di cui si possa discutere separatamente o peggio
posteriormente. Non funziona che siccome siamo d’accordo su tutto dunque
facciamo la lista unitaria, né siamo in Inghilterra, dove Corbyn
rappresentava comunque una forte componente unitaria laburista. Siamo in
Italia e le condizioni dello scontro sono assai più complicate.
A
proposito del famigerato centrosinistra, a Fratoianni dico che in
Italia non c’è prospettiva di governo senza lavorare per un
centrosinistra. È matematico. Una sinistra sola e separata non arriverà
mai a governare. La scelta di non scegliere la strada di un governo
possibile è assolutamente legittima, anche fortemente comprensibile, ma è
un’altra cosa. E Renzi è il massimo avversario del centrosinistra,
tutto quello che immagina, pensa e dice volge in direzione contraria al
centrosinistra.
D’ALEMA Basta vedere l’aggressione a Prodi, nella quale non lo seguirei.
ASOR
ROSA Se ci si batte contro Renzi ci si batte per un centrosinistra
diverso. La domanda quindi non è se possiamo farlo con Renzi, questione
che ovviamente non si pone perché è impossibile. La domanda autentica è
se la sconfitta di Renzi possa restituire oppure no quel che resterebbe
del Pd a una prospettiva di centrosinistra.
Sconfiggere Renzi
dovrebbe significare anche recuperare una parte di quelle forze a una
prospettiva di governo di centrosinistra. Se le cose stanno così, per
fare la lista unitaria basterebbe il massimo dei consensi possibili.
Non
la totalità. Bisogna che ci siano quelle sette o otto cose intorno alle
quali le discriminanti siano chiare ma non dirimenti. Nel senso che chi
ha delle riserve su questo o su quel punto può non essere estraneo alla
prospettiva della lista elettorale comune. Bisogna avere il senso delle
opportunità e dei limiti storici.
Bisogna essere pronti con
qualsiasi legge elettorale. Arrivare a due cifre è condizione di
sopravvivenza. Per la lista unitaria vedo cinque possibilità su dieci
Massimo Villone
MASSIMO
VILLONE Se si dovesse votare oggi, ve lo dico da cittadino elettore,
non voterei per nessuno di voi. Perché nessuno di voi mi ha convinto,
vorrei che fosse chiaro. Naturalmente spero che la situazione cambi nel
poco tempo che abbiamo. Per riprendere la domanda iniziale di Norma,
direi che abbiamo cinque possibilità su dieci che si faccia questa lista
unitaria, ma se non si fa per settembre-ottobre vuol dire che non si fa
più. A quel punto saremo già nella battaglia elettorale.
Io credo
che in questo paese ci sia una domanda di sinistra, ci siano esigenze
di sinistra ma questo non significa necessariamente che ci debba essere
un soggetto politico di sinistra che li rappresenta. E non basta una
convention a risolvere questo problema, non c’è nulla di più ingannevole
di confrontarsi con qualche centinaio o migliaio di entusiasti.
Il
problema sono sempre i milioni che stanno fuori. Io ancora sto cercando
di capire perché Pisapia ha dato un assist a Renzi con quella proposta
di partecipare alle primarie, personalmente non sono tanto disposto a
metterlo da parte. Come pure il suo sì al referendum costituzionale.
D’ALEMA Ma Renzi ha risposto di no alla proposta di primarie.
Massimo Villone - foto Ginevra Lucidi
Massimo Villone – foto Ginevra Lucidi
VILLONE
Il problema è nel fatto che Pisapia glielo abbia proposto. Dici che
l’ha fatto apposta per farsi rispondere di no? Allora io non sono
abbastanza sofisticato. Aggiungo che la questione della legge elettorale
non è detto che sia chiusa, possiamo immaginarne una perfettamente
coerente con le sentenze della Consulta e omogenea tra camera e senato,
ma che stermina la sinistra. Non possiamo far conto che tutto vada come
noi pensiamo debba andare e bisogna essere pronti a sopravvivere con
qualsiasi legge elettorale. Arrivare a due cifre è una condizione di
sopravvivenza. Ma dove si trovano questi voti? Si può grattare qualcosa
dal Pd ma non tanto. Nemmeno dal M5S si prenderà tanto, vorrei che non
ci facessimo illusioni.
Bisogna allora andare sui giovani e sugli
astenuti. Bisogna fare una campagna mirata. Per esempio Corbyn ha
proposto di azzerare le spese per l’Università. Non basta dire ai
giovani «farò qualcosa per te», devi avere una proposta credibile che
dica cosa, come e con quali risorse. Altrimenti vanno nella protesta dei
5 Stelle. Anche il non voto è ormai consolidato e non è facile
convincere uno che da tre giri elettorali non va alle urne a votare per
te.
Conclusione: non possiamo fare una campagna elettorale
generica dai toni blandi. Servono proposte mirate e forti e soprattutto
contro il Pd. Perché il Pd farà inevitabilmente la campagna contro la
sinistra.
Non ci può essere un accordo politico strategico con
chi non è alternativo al partito socialista. Difficile pensare di
unirsi solo per battere Renzi
Maurizio Acerbo
ACERBO Sul
fatto che la lista unita non può essere un elemento del discorso
politico strategico sono molto d’accordo con Asor Rosa.
ASOR ROSA E questo mi preoccupa un po’.
ACERBO
Probabilmente fai bene a preoccuparti. Perché dal mio punto di vista
non ci può essere un accordo politico strategico con chi non è
alternativo al partito socialista. Mi sembra molto difficile che in
Italia si possa pensare a una confluenza solo sull’obiettivo di battere
Renzi. Il tentativo c’è stato, nella convocazione dell’assemblea del
Brancaccio, ma Pisapia ha risposto che non c’erano le condizioni. La sua
leadership non mi pare che possa raccogliere i giovani e il popolo del
no, tantopiù che lui ha votato sì.
Io sono preoccupato perché
Fratoianni, Falcone ed io rischiamo così di perdere altri mesi e veder
sfumare la possibilità che ci sia una lista di sinistra e dei movimenti
che vada oltre il 5%. E voglio dire meno male che Mélenchon non si è
ritirato quando Hamon glielo chiedeva. Oggi in Francia ci sono due
gruppi a sinistra del partito socialista che hanno più parlamentari di
Le Pen. Hanno avuto il coraggio di portare avanti una proposta di
sinistra-sinistra, cosa che dovremmo fare anche in Italia.