Il Fatto 8.7.17
Ecco la nuova “Unità” liofilizzata in pdf
di Daniela Ranieri
La
lotta politica italiana da oggi può contare su Democratica, il
quotidiano digitale del Pd che ha di fatto sostituito L’Unità in coma
farmacologico. Democratica è nuova, così stupendamente disintermediata:
zero rotative, zero stamperie, niente piombo sulle dita. Solo un file
Pdf, tecnologia all’avanguardia dal 1991. Una slide centellinata che
esonda dalle conferenze stampa del leader, intride l’organo di partito
pluri-indebitato e s’infila dritta nel popolo. Esteticamente Democratica
è a metà tra Svegliatevi!, la rivista dei testimoni di Geova, e il
volantino delle offerte di Mondo convenienza. L’impaginazione ricalca
quella dei dépliant dei solarium dei Parioli e dei centri reiki di
Fiesole, ma contiene il sangue della Nuova Alleanza. Ricordate la
rubrica de L’Unità “Caro Segretario”, da cui l’allora nostro presidente
del Consiglio rispondeva ai sudditi con quel suo modo malmostoso,
liquidatorio, dannunziano? Scordatevela. Qui non c’è più relazione. Il
Verbo si è fatto byte. Si può solo suggere e amare. Il primo numero si
apre con la foto di due giovani con in braccio un cencio tricolore. Non
si capisce se lo stanno portando in lavanderia o se la ragazza è una
puerpera che ha appena deposto, in quelle pezze rivoltolate, il bebè
partorito grazie al bonus mamme di Matteo. Sotto: “Ripartiamo dal Pd: al
centro le idee, non le polemiche”, titolo che fa eco al grido degli
operai nelle fonderie, dei precari senza futuro, degli incapienti
bonus-esenti.
Vanno forte le periferie, se non altro perché lì il
Pd perde. Un video ipertestuale (wow!) di unita.tv mostra Renzi
incravattato che parla in una palestra del Corviale davanti a una folla
di oltre 30 persone. L’editoriale del direttore Andrea Romano, premiato
per la trionfale co-direzione de L’Unità, si scaglia contro
l’antipolitica e i partiti-personali; alla buonora, finalmente
un’autocritica.
Sul n.4, ecco “l’Italia che corre” dopo i 1000
giorni renzistissimi e i “60 anni della 500”. Praticamente è in un atto
un nuovo boom economico. Il sapore è futurista: “Che la macchina italia
sta riaccendendo i motori ce lo confermano… le associazioni
imprenditoriali” tipo “Centro studi Confindustria”, quello che avvisò
che se avesse vinto il No il Pil sarebbe sceso del 4% e avremmo avuto
“600mila posti di lavoro in meno e 430mila poveri in più”. Segue un
inchino al boss della Fiat che pare uscito dalla santa penna di Matteo:
“E adesso che diciamo di Marchionne? Nonostante le critiche che molti di
noi hanno rivolto a Sergio… la piena occupazione del settore auto è un
dato di fatto. Voi che dite?”. Questo sì che è un giornale di sinistra,
non quel fogliaccio fondato da Gramsci, ormai più volte rivoltatosi
nell’urna, lui e la sua fissa di stare sempre dalla parte dei lavoratori
sfruttati e ricattati.
Nel n.5, l’autorevole PDF tocca lo zenith:
“Disabili/1: Maria Elena Boschi presenta il bando per le pari
opportunità” (nel video, Santa Maria Elena di Calcutta guarisce gli
infermi); accanto: “Disabili/2: Virginia Raggi sfratta la storica Onlus
di Garbatella”.
Ultrapregio la rubrica dei “nativi dem” di Milano,
che rivendicano di aver trasformato la festa di Liberazione in una
parata giallo-blu dell’Ikea. Giovanissima la parte social: un
copia-incolla dai Facebook e Instagram dei nostri beniamini, nel caso ce
li fossimo persi: Martina, Faraone, Scalfarotto, finanche Ettore
Rosato.
Cui prodest Democratica? A occhio, al renzismo, quel
nucleo di energia dissipatrice che ha fatto poltiglia del Pd e dei pochi
valori sociali e culturali che gli era rimasto di veicolare. Più
probabile che serva a promuovere Avanti, l’opus maximum del leader di
cui ieri ha pubblicato stralci agghiaccianti (“Noi non abbiamo il dovere
morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio…
sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche
economico. Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli (sic),
ripetiamocelo… Ma vanno aiutati a casa loro”); poi probabilmente
chiuderà, come gli hard discount. Intanto Egli, il Capo del Governo in
contumacia, vi appare in alto, in basso, di lato, in bici (la stasi
debilita, l’azione rinfranca), le braccia alzate, i capelli che gli
ricadono sulla fronte a ciocche tipo Augusto di Prima Porta. Ovunque,
suoi aforismi tipo esortazioni di Frate Indovino o messaggi subliminali
su cartelloni luminosi di una città distopica. È convinto di essere il
Macron italiano come i matti delle barzellette sono convinti di essere
Napoleone. Nonostante i 20 milioni di italiani che hanno parlato a
dicembre, da quest’orecchio continua a non sentirci e a propalare Co2 di
storytelling digitale; un po’ come rimettersi a vendere Rolex finti a
Porta Portese dopo una retata.