La Stampa 7.7.17
Renzi-Franceschini, lite sulle alleanze
Il segretario in direzione: ognuno vada dove vuole andare. Orlando non vota la relazione
di Andrea Carugati
Altro
che tregua estiva. Matteo Renzi delude pontieri e mediatori e chiudendo
la direzione Pd lancia una sorta di ultimatum a Franceschini e Orlando,
i due big che hanno contestato la sua linea chiedendo una coalizione di
centrosinistra. «Ognuno vada dove vuole andare», attacca Renzi, citando
una canzone di Guccini, “Quattro stracci”, in cui il cantautore
racconta la rabbia di un amore finito.
Aprendo i lavori della
prima direzione senza diretta streaming da alcuni anni, Renzi aveva
mantenuto ferma la linea: «Parliamo di contenuti, non di alleanze, non
rispondo ai capicorrente», rilanciando l’idea di porre il veto sul
fiscal compact nei trattati Ue.
Franceschini ha ricordato i magri
risultati delle liste dem alle ultime comunali, citando il 13% di Padova
(dove pure hanno vinto). E ha incalzato: «Chi ti ha scelto come
segretario non ha rinunciato al pensiero e alla parola. Senza le
alleanze non si vince». E ancora, riprendendo lo sfottò del segretario
ai pochi che si ostinano a parlare di coalizioni: «Io sono tra i 350
residuati bellici che pensa si debba parlare di alleanze e legge
elettorale. E che occorra partire dal centrosinistra. Un segretario
ascolta chi la pensa in modo diverso senza vedervi dietro un tradimento o
un complotto». Orlando è più sfumato nei toni, ma sulla stessa linea.
Ricorda che il voto amministrativo ha un «valore nazionale» e che le
«sconfitte più cocenti sono arrivate nelle zone di tradizionale
insediamento della sinistra».
«Non sono nostalgico dell’Unione ma
Pisapia non è Ferrero», ha insistito il Guardasigilli. «Dobbiamo aiutare
Pisapia e tutte le forze del centrosinistra non hanno impostato la
linea sull’antirenzismo. E non si può additare chiunque sollevi una
questione come quello che vuole far perdere il Pd». Infine una stoccata
sulla gestione del giornale l’Unità: «Non vogliamo più sapere a cose
fatte che si decide di chiudere un quotidiano e di aprirne un altro».
Nella
replica Renzi strapazza i suoi critici. «Orlando vuole aiutare Pisapia?
Io voglio aiutare il Pd», attacca il segretario. E al ministro della
Cultura dice: «Sostieni che bisogna discutere di alleanze nelle sedi di
partito? C’è da chiedersi se “Repubblica” sia una sede di partito». Poi
usa l’ironia: «Condivido tutto quello che ha detto Dario. Aggiungerei
che non ci sono più le mezze stagioni...».
Renzi chiama ancora una
volta il partito a fare quadrato intorno a sé: «Non vivo le critiche
come un tradimento, ma oggi ci attaccano perché siamo la diga contro i
populismi. E attenzione a non dare una mano a chi ci attacca». Il
segretario ribadisce il no a una legge che permetta le coalizioni: «Un
regalo al centrodestra. Non passerò i prossimi mesi a parlare di questo,
voglio parlare all’Italia con un’agenda chiara». E il rapporto tra Pd e
Forza Italia «non esiste».
Alla fine le minoranze di Andrea
Orlando e Michele Emiliano non partecipano al voto. La relazione di
Renzi viene approvata all’unanimità, con il sì anche di Franceschini.