La Stampa 14.7.17
Poveri aumentati del 50% tra le famiglie giovani con figli
La
fotografia scattata dall’Istat per il 2016: indigente un bimbo su otto
In Italia il 7,9% degli individui vive nella fascia più sofferente
di Paolo Baroni
La
povertà in Italia non scende. Anzi, per le famiglie con tre e più figli
aumenta in maniera esponenziale, sia la povertà assoluta che quella
relativa. E sono i giovani, disoccupati ma anche semplici operai, a
pagare il conto più salato. La fotografia che scatta l’Istat è
desolante. Stando ai dati 2016 sono ben 1 milione e 619mila le famiglie
che versano in condizioni di povertà assoluta per un totale di 4 milioni
e 742mila individui. L’incidenza sul totale delle famiglie è pari al
6,3%, praticamente in linea con i valori stimati negli ultimi quattro
anni mentre per gli individui sale dal 7,6 al 7,9%, una variazione che
però l’Istat definisce «statisticamente non significativa». In realtà,
come segnalano le associazioni dei consumatori, il numero dei poveri in
dieci anni è praticamente raddoppiato, mentre rispetto al 2015 si
registra un aumento del 3,1%. «Numeri enormi - commenta il segretario
generale della Cei, Nunzio Galantino - che dovrebbero indurre la
politica a muoversi». «Numeri impressionanti», «cifre drammatiche»,
commentano da Forza Italia a Sinistra Italiana a Mdp che mettono nel
mirino il governo e le politiche renziane degli ultimi tempi. «Servono
risposte immediate ed efficaci» sollecita l’Alleanza contro la povertà,
che insiste perché venga adottato uno strumento universale per arrivare a
proteggere a tutti i cittadini che si trovano in condizioni di
difficoltà e non solo una parte.
Stando ai dati diffusi dall’Istat
tra le famiglie con 3 o più figli minori l’incidenza della povertà
assoluta aumenta quasi del 50% passando dal 18,3 al 26,8%, ed interessa
137.711 famiglie e 814.402 individui. Aumenta anche l’incidenza fra i
minori che sale dal 10,9% al 12,5% per un totale di 1 milione e 292mila
soggetti. «Sono 161 mila in più dell’anno passato, in pratica un minore
su 8 versa in condizioni di povertà assoluta» denuncia a sua volta «Save
the children».
L’incidenza della povertà assoluta è stabile al
Nord (5%), in lieve calo al Sud (8,5%) ed aumenta al Centro, sia in
termini di famiglie (5,9% da 4,2% del 2015) che di individui (7,3% da
5,6%), a causa soprattutto del peggioramento registrato nei comuni fino a
50mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane. Come negli anni
precedenti il peso della povertà diminuisce al crescere del titolo di
studio della persona di riferimento (8,2% se ha al massimo la licenza
elementare, 4% se è almeno diplomata), e persiste anche la relazione
inversa rispetto all’età. In questo caso il valore minimo (3,9%) si
registra tra le famiglie con a capo un ultra 64enne mentre quello
massimo (10,4%) interessa i nuclei guidati da under 35. La posizione
professionale del capofamiglia pesa in maniera significativa: la
diffusione della povertà assoluta nelle famiglie operaie è infatti
doppia rispetto alla media e tocca il 12,6%.
Nel 2016 la povertà
relativa ha riguardato invece il 10,6% delle famiglie residenti (10,4%
nel 2015), per un totale di 2 milioni 734mila, e 8 milioni 465mila
individui (14% del totale contro 13,7%). Anche questa condizione è più
diffusa tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più
(30,9%) ed i nuclei più giovani.
Il ministro del Lavoro Giuliano
Poletti non nasconde la situazione «di sofferenza», ma ci tiene a
precisare che «il sostegno all’inclusione attiva è partito solo a
settembre dello scorso anno, e quindi non produce effetti sul 2016».
Detto ciò conferma l’impegno a procedere con tutti gli strumenti messi
in campo che di qui a breve porteranno al raddoppio del numero di
famiglie che beneficerà del Sostegno di inclusione attiva. Si passerà
infatti da 100 mila a 200 mila nuclei, 800 mila persone in tutto
compresi oltre 400 mila minori. Poi a fine anno decollerà il nuovo
Reddito di inclusione e la situazione dovrebbe migliorare ulteriormente.