il manifesto 13.7.17
Presentato il programma del Festival della filosofia
Kermesse. Tema della diciassettesima edizioni è le «Arti», sinonimo del buon saper fare
di Benedetto Vecchi
Il
tema è di quelli che frettolosamente potrebbero essere rubricati alla
voce «accademia». Ma nelle parole degli organizzatori è declinato invece
come chiave di lettura non solo per comprendere cosa si muove nel
triangolo urbano dove si svolge da diciassette anni il «Festival della
filosofia» ma anche per affrontare alcuni nodi del vivere in società,
come la rappresentazione del se come un’opera. Non si affronteranno
quindi solo le «belle arti», ma anche quel saper fare alla base
dell’antica etimologia greca del termine «arte».
NELL’ILLUSTRARE
il programma, sia Remo Bodei che il nuovo direttore del festival
filosofia Daniele Francesconi hanno sottolineato che gli argomenti
tratti dai cinquanta relatori chiamati a svolgere le loro lezioni in
piazza spazieranno dalle belle arti al design alle macchine e a quella
figura idealtipica dell’artigiano che manipola la materia per produrre
un’«opera». In fondo, tecnica e arte sono stati sinonimi per secoli,
prima di essere separati e posti agli antipodi dell’attività umana.
Dunque,
come ogni anno dall’inizio dell’attuale millennio, le piazze di Modena,
Carpi e Sassuolo saranno riempite, dal 15 al 17 settembre, da un
pubblico desideroso di ascoltare filosofi – più recentemente anche
sociologi e scienziati – che affrontano il tema scelto dal comitato
scientifico.
IL FORMAT DELL FESTIVAL è semplice: lectio
magistralis in piazza per un pubblico non pagante, come invece avviene
in altre kermesse culturali. E così il numero delle presenze è salito di
anno in anno fino a far raddoppiare nei giorni del festival la
popolazione delle tre città.
Un limite, evidenziato nel corso del
tempo, si è però manifestato: i relatori spesso erano sempre gli stessi.
Forse per questo motivo, che il «corpo docente» di quest’anno è stato
parzialmente rinnovato, chiamando a parlare nomi poco invitati in
Italia, ma che sul tema delle «arti» (il saper ben fare) hanno scritto
molto, come la tedesca Rahel Jaeggi, lo statunitense James Clifford, il
croato Deyan Sudijc.
LE «ARTI», dunque, come sinonimo di lavoro
artigiano, di scienza, creatività, estetica applicata alla produzione e
al consumo. Un ordine del discorso che risponde a quello che è stato
qualificato, soprattutto dai tre sindaci intervenuti nella
presentazione, come il «capitale sociale» presente nella regione che
ospiterà il festival. D’altronde Modena, Carpi e Sassuolo sono luoghi di
ricerca scientifica, di produzione tessile o di ceramiche di qualità.
Insomma, centralità del «savoir faire» e della produzione di opere che
ha spinto nel tempo alcuni autori della modernità a contrapporlo,
polemicamente, ai classici della filosofia. O come mezzo per tornare
alle origini della filosofia (Hannah Arendt non è mai stata citata, ma
l’eco delle tesi della filosofa tedesca espresse in Vita Activa era più
che evidente).
Come ogni anno, accanto alle lezioni, ci saranno
mostre, proiezioni cinematografiche, cene «filosofiche». Il programma
completo può essere consultato nel sito. www.festivalfilosofia.it