giovedì 13 luglio 2017

Il Fatto 13.7.17
La7 e Cairo rivogliono la Rai3 dei tempi d’oro con Corrado Guzzanti
Il comico torna sul piccolo schermo con una cartolina satirica quotidiana e va a far parte di una truppa (insieme a Diego Bianchi e il direttore Andrea Salerno) nata all’ombra di viale Mazzini
di Nanni Delbecch

Lui dice di no, ma se dicesse di sì non sarebbe Urbano Cairo, da quattro anni patron de La7, l’unico a dare una vera notizia di mercato televisivo alla presentazione dei palinsesti autunnali: il ritorno in video di Corrado Guzzanti, che firmerà una cartolina satirica quotidiana. Cairo si schermisce, ma l’arrivo di Guzzanti, dopo quello di Diego Bianchi con tutta la sua banda, è l’ennesimo indizio che fa una prova. Tassello dopo tassello, il neodirettore di La7 Andrea Salerno sta ricostruendo la fu Raitre di viale Mazzini, o meglio quella che sarebbe dovuta nascere se Antonio Campo dall’Orto (quando ancora riceveva gli input da Rignano sull’Arno) non avesse preferito alla direzione Daria Bignardi.
Cairo fa l’editore: ha preso atto della calma piatta dei palinsesti concorrenti, in particolare del vuoto lasciato dalla rete Rai storicamente vicina alla sinistra, e vuole riempirlo. “Salerno è un vero creativo” ha annunciato più pimpante che mai in apertura di conferenza stampa. “Non si mette né la giacca né la cravatta ma è giusto così, non si è mai visto un creativo con la cravatta. Sta lavorando in maniera veloce; abbiamo già i primi frutti della sua creatività e devo fargli i miei complimenti… naturalmente spero di continuare a farglieli anche quando avremo visto gli ascolti.”
Il frutto dell’ultima ora è appunto l’approdo di Guzzanti per questa striscia in onda dal lunedì al venerdì subito dopo Otto e mezzo; l’altro frutto già certo è Skroll, un altro appuntamento quotidiano, molto legato ai social media, ideato dal disegnatore Makkox, a precedere il tg di Mentana; la terza novità a cui si lavora è la prima serata di Zoro e del suo gruppo storico (a cui appartiene lo stesso neodirettore di rete): nessun dettaglio per ora, nemmeno il titolo, ma di certo sarà la prosecuzione di Gazebo con altri mezzi. Se aggiungiamo che il pezzo forte della programmazione cinematografica sarà un ciclo di film di Nanni Moretti introdotti da lui medesimo, che volete di più? Si scrive La7, ma si pronuncia Raitre. Il resto è fatto di tante conferme e poche retrocessioni. In testa alle prime, l’Otto e mezzo di Lilli Gruber (“Abbiamo rinnovato il contratto fino a tutto il 2022. È un quinquennale, come si fa con i calciatori a cui tieni veramente”); conferme anche per Giovanni Floris, per i talk pomeridiani, per la Piazza pulita di Corrado Formigli, per le maratone e i diritti di replica di Mentana, per il Faccia a faccia domenicale di Giovanni Minoli. In panchina ci sono solo Luca Telese e Gianluigi Paragone, “che però dal 2013 a oggi è stato il conduttore più in onda con 35 puntate. Non so quando, ma tornerà.” Si sussurra che gli sia stata ventilata una serie di “grandi reportage” (un po’ come le “grandi interviste” proposte dalla Rai a Massimo Giannini), la tipica vaselina che accompagna la messe in soffitta di una testata.
Bollettino di guerra a parte, con questa presentazione seguita a quelle di Rai e Mediaset il panorama dell’autunno è completo e consente un primo bilancio. Se tutte le reti generaliste sono in cerca d’autore (il passaggio di Crozza al Canale 9 Discovery non ha dato i risultati sperati, lo stesso Canale 8 di Sky è per ora un’incompiuta), a ipotecare l’identità più forte è proprio La 7, apertamente candidata a sfilare la bandiera dell’informazione alla terza rete del servizio pubblico. Ci aspetta un autunno preelettorale, ha più volte ripetuto Cairo, e proprio questo lo ha spinto a insistere sull’attualità (così come ha spinto la Rai a darsela a gambe).
Corollario del teorema è l’assenza di un vero telemercato. Come già Pier Silvio Berlusconi, anche Cairo ha ribadito stima personale verso Fazio e Giletti, ma ha anche negato il minimo accenno di trattativa per averli. Ciò significa che la rinuncia a Fazio non sarebbe stata certo “la fine della Rai”, come aveva dichiarato il presidente Monica Maggioni; casomai sarebbe stato Fazio a suicidarsi professionalmente, accettando le proposte di Discovery.
Per Giletti vale lo stesso discorso a rovescio: lui sì, dovrà sottostare alle proposte di viale Mazzini per non sparire. A meno di non voler giocare l’ultima carta che, dal ’94 in poi, in Italia tentano tutti: scendere in politica